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Alcolismo, a rischio il 44% degli altoatesini: i dati dell'indagine

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Alcolismo, a rischio il 44% degli altoatesini
I risultati dell'indagine Passi: il dato più preoccupante nella fascia di età 18-34 anni
di Antonella Mattioli
BOLZANO. Bevono troppo: il 44% degli intervistati è considerato bevitore a rischio. A tavola eccedono con il cibo: il 24% è sovrappeso, il 5%

obeso. Va meglio per quanto riguarda il fumo: si calcola che il 74% della popolazione non fumi. Vino e cibo in eccesso con l'aggiunta di

troppe sigarette una volta si chiamavano vizi, oggi sono considerati fattori di rischio per la salute. L'indagine nazionale «Passi»,

effettuata dall'Osservatorio epidemiologico provinciale, traccia un quadro di quelle che sono le cattive abitudini degli altoatesini, per

cercare di capire dove intervenire per migliorare la qualità della vita della popolazione.
ALCOL. Dall'indagine risulta che il 44% degli intervistati può essere classificato come bevitore a rischio in quanto riferisce almeno una

delle modalità di assunzione considerata pericolosa. In questa categoria rientrano: il «forte bevitore» (22%), ovvero chi nell'ultimo mese ha

consumato, anche in una singola occasione, 3 o più unità alcoliche (uomini) e 2 o più unità alcoliche (donne); chi consuma alcol

prevalentemente o solo fuori pasto (32%); chi è classificabile come bevitore «binge» (16%), ovvero chi negli ultimi 30 giorni, ha consumato

almeno una volta in una singola occasione 5 o più unità alcoliche (uomini) e 4 o più unità alcoliche (donne). Il consumo di alcol a rischio è

più frequente nelle classi di età più giovani (18-34 anni) e tra gli uomini (51,9%) rispetto alle donne (36,3%).
Sul consumo di alcol non incidono invece in maniera significativa né l'istruzione né le difficoltà economiche. Dall'indagine emerge quindi

che due adulti su cinque hanno abitudini di consumo considerate a rischio per quantità o modalità di assunzione. Tra gli uomini, i bevitori a

rischio sono uno su due e tra i giovani due su tre. Per quanto riguarda gli interventi per ridurre il consumo e quindi i danni provocati

dall'alcol, secondo lo studio sono efficaci politiche e norme che intervengono sulla commercializzazione, in particolare sul prezzo delle bevande alcoliche.
PESO. In Alto Adige l'indagine dell'Osservatorio epidemiologico ha rilevato che il 24% degli intervistati è sovrappeso e il 5% addirittura

obeso. I problemi di peso aumentano con l'età - le persone sovrappeso e obese sono concentrate in particolare nella fascia 50-69 - e sono

maggiormente presenti in chi ha un basso livello di istruzione. Solo il 12% delle persone in eccesso di peso segue una dieta, mentre è più

diffusa la pratica di un'attività fisica moderata (90%). La maggior parte degli altoatesini consuma giornalmente frutta e verdura: circa 2 su

5 ne assumono almeno 3 porzioni, ma solo una piccola parte (6%) assume le 5 porzioni al giorno raccomandate per un'efficace prevenzione delle neoplasie.
FUMO. Lo spazio di miglioramento c'è ancora, ma per quanto riguarda il fumo l'Alto Adige sembra sulla buona strada. Il 53% degli intervistati

ha dichiarato di non fumare. A questa percentuale si aggiunge un 21% di persone che hanno detto addio alla sigaretta, ma c'è un 27% che non vuole o non riesce a smettere. Fumatori occasionali sono il 3%. L'abitudine al fumo è più alta negli uomini che nelle donne (31% contro 22%); tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (64% a 41%).
I fumatori sono maggiormente presenti tra le persone che hanno meno di 50 anni, con un livello di istruzione bassa e tra chi ha problemi economici. Gli habituè hanno dichiarato di fumare in media 13 sigarette al giorno, tra questi il 6% ne fuma più di 20. L'indagine conferma la difficoltà a smettere: tra tutti coloro che hanno tentato l'86% ha fallito, il 9% stava ancora tentato di smettere e solo il 5% è riuscito nell'impresa. Per quanto riguarda le abitudini l'84% ha dichiarato di non fumare in casa.
Per il 94,4% degli intervistati il divieto di fumare nei luoghi pubblici viene rispettato sempre (75,4%) o quasi sempre (19%). Il consiglio è

di insistere con le campagne di informazione sui rischi connessi al fumo: patologie croniche, malattie cardiovascolari, respiratorie e

neoplasie. Oltre alla necessità di migliorare il rapporto paziente-medico. Quest'ultimo è in grado di indicare l'offerta di opportunità per

smettere di fumare.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)