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Alcolismo: alcuni dati sui danni dell'alcol in Italia

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PERCHE’ I MORTI A CAUSA DELL’ALCOL NON FANNO NOTIZIA

Ogni anno in Italia 18.000 persone muoiono a causa dell’alcol. In dieci anni, in media, 180.000 persone sono decedute per le abitudini alcoliche: è come se ogni anno si dissolvessero in sequenza Comuni come Gaeta, Agropoli, Acquaviva della Fonti, Gallipoli, Bressanone, Orvieto , Vico Equense, Adria, Trezzano sul Naviglio, Tolentino. Perché i morti a causa dell’alcol non fanno effetto?
Dalla Relazione annuale sull’alcol trasmessa dal Ministro della Salute al Parlamento, si evince che Istat e Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell’istituto Superiore di Sanità sono concordi nel rilevare che sono quasi 4 milioni gli italiani e le italiane che si ubriacano ogni anno, con un picco intorno ai 18-24 anni; ma ci si ubriaca anche prima, come testimoniato dalle prevalenze rilevate anche nelle età comprese tra gli 11 e i 17 anni. E’ di preoccupante rilievo che non si tratti di “semplici” consumatori ma di persone che bevono sino all’intossicazione prevalentemente nei luoghi di aggregazione giovanile come dimostrato dalle indagini europee ESPAD.

Particolarmente preoccupante la situazione tra le minorenni; sono consumatrici a rischio l’8.4 % delle 11-17enni, sotto l’età minima legale, una quota che è superiore alle prevalenze delle donne adulte 25-44enni e 45-64enni. Oltre 400.000 giovani di entrambi i sessi di età inferiore ai 18 anni, che non dovrebbero consumare alcol, dovrebbero essere oggetto, insieme ai circa 8 milioni di italiani e italiane che consumano alcolici secondo modalità a rischio, di intercettazione e di intervento da parte di medici o strutture sanitarie al fine di evitare che un abitudine non salutare possa progredire verso il danno e l’alcoldipendenza.


Gli anziani rappresentano la popolazione con il maggior numero di consumatori a rischio con quasi la metà degli ultra65enni maschi a rischio, circa 2.100.000 individui che insieme al 20 % circa di ultra65enni femmine richiederebbero una sensibilizzazione e rimodulazione dei consumi. Numerosità destinate, peraltro, a incrementarsi notevolmente quando l’indicatore del rischio da utilizzare per il monitoraggio riformulerà la definizione del consumo “moderato”, abbassando i limiti e forse restituendo nelle analisi un quadro sempre più aderente alle realtà sociali ed epidemiologiche odierne.

Gli alcoldipendenti sono in aumento, a quota 69.000, con nuovi utenti sempre più giovani, l’1 % con un età inferiore ai 19 anni, un terzo sotto i 30 anni ed un incremento della spesa farmacologica che vale 7 milioni di euro l’anno.

Il commento del Ministro alla Salute nella prefazione della Relazione annuale al Parlamento è comunque chiaro e in linea con l’esigenza di tracciare una road map delle azioni urgenti ed indispensabili per l’Italia.

“Le criticità emergenti nel nostro Paese riguardano dunque, soprattutto, specifiche fasce di popolazione, giovani, anziani e donne, cui vanno pertanto rivolti adeguati interventi di prevenzione in grado di adattarsi ai diversi contesti culturali e sociali, tenendo conto delle evidenze emerse dall’attuale ricerca scientifica ed epidemiologica. Il consumo alcolico dei giovani deve essere monitorato con particolare attenzione in quanto può comportare non solo conseguenze patologiche molto gravi quali l’intossicazione acuta alcolica e l’alcoldipendenza, ma anche problemi sul piano psicologico e sociale, influenzando negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo, peggiorando le performances scolastiche, favorendo aggressività e violenza. Per prevenire tali conseguenze è necessario rafforzare nei giovani la capacità di fronteggiare le pressioni sociali al bere operando in contesti significativi quali la scuola, i luoghi del divertimento, della socializzazione e dello sport.

Inoltre per i giovani che manifestano comportamenti di grave abuso è necessario prevedere efficaci azioni di intercettazione precoce e di counseling per la motivazione al cambiamento, con eventuale avvio ad appropriati interventi di sostegno per il mantenimento della sobrietà.
Per la protezione dei giovani appare importante anche la collaborazione dei settori della distribuzione e vendita di bevande alcoliche, che devono essere opportunamente sensibilizzati sulla particolare responsabilità del proprio ruolo anche ai fini di una corretta applicazione del divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, recentemente introdotto con la legge 8.11.2012 n. 189.

I cambiamenti in atto nel consumo alcolico femminile esigono un maggiore impegno nell’implementazione di adeguati interventi di genere, finalizzati ad aiutare le donne, soprattutto quelle più giovani, a resistere alle specifiche pressioni al bere loro rivolte e a contrastare le tendenze alla omologazione con i maschi nella assunzione di comportamenti a rischio”.

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.retecedro.net/perche-i-morti-a-causa-dellalcol-non-fanno-notizia/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)