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Alcolismo e trattamenti farmacologici: il possibile ruolo dell'Acamprosato

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L'ALCOLISMO E' UNA MALATTIA, MA SI PUO' CURARE
ROMA - Inserito in classe A Campral® (acamprosato). A partire dal 13 maggio 2011, quindi, anche i pazienti italiani potranno usufruire, a

carico del Servizio Sanitario Nazionale, di un farmaco già prescritto in 40 Paesi con un uso clinico consolidato da più di 20 anni. L'

acamprosato è un neuromodulatore specifico indicato nel mantenimento dell'astinenza nel paziente alcoldipendente. Riducendo il craving -

ossia il desiderio incoercibile di bere - il farmaco diminuisce l'incidenza, la severità e la frequenza delle ricadute. Se n'è parlato questa

mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Roma presso l'Hotel Hassler e che ha fornito utili spunti per approfondire le

conoscenze sui problemi medici legati all'alcol.
L'alcolismo è una malattia cronica recidivante che solo nel nostro Paese riguarda circa 1 milione e mezzo di persone. L'Organizzazione

Mondiale della Sanità (OMS) stima che, nel mondo, l'alcol provochi complessivamente 2 milioni e mezzo di morti ogni anno, il 4% di tutti i

decessi. In Italia sono almeno 30.000 l'anno i decessi per cause alcol-correlate e l'alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani

fino all'età di 24 anni. Nel nostro Paese le spese totali e sociali dovute all'abuso di alcol (mortalità e morbilità, perdita di

produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) rappresentano mediamente il 3,5% del Prodotto Interno Lordo, pari ad un

valore di circa 53 miliardi di euro l'anno se rapportato al PIL 2010. In Europa i costi sono stati stimati in circa 400 miliardi di euro l'

anno.
Il consumo di alcol non solo produce danni al bevitore stesso, ma anche alla famiglia e al contesto sociale allargato in cui vive. L'alcol

può indurre comportamenti violenti (1 omicidio su 4 e 1 suicidio su 6 è alcol-correlato), abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali,

incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada. Secondo quanto reso noto

dall'Istituto Superiore di Sanità, attualmente in Europa tra 5 e 9 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi di alcol.
"I dati epidemiologici ci informano che una parte notevole della popolazione italiana ha problemi e patologie alcol-correlati; quello che è

poco noto è che le persone che condividono gli effetti dell'azione dell'alcol e vengono, pertanto, definite "alcolisti" o "alcol

dipendenti", sono il prodotto di una complessa interazione ambiente-genotipo, in cui l'alcol è l'unico elemento sicuramente comune. - ha

dichiarato il Professor Mauro Ceccanti, Professore Associato Cattedra di Metodologia Clinica e Semeiotica Medica Responsabile del Centro di

Riferimento Alcologico della Regione Lazio - Ciò ha sempre comportato una obiettiva e comprensibile difficoltà nell'individuazione di terapie

farmacologiche efficaci quando si è tentato di intervenire sulla dipendenza da alcol, senza considerare le differenze dei fattori genetici e

ambientali che intervengono nella genesi di quello che noi chiamiamo "alcolista". Nella lotta all'alcolismo questa nuova terapia offre

importanti potenzialità: diminuisce infatti l'incidenza, la severità e la frequenza delle ricadute e può essere utilizzato anche in caso vi

siano patologie correlate all'uso di alcol. L'importanza di poter utilizzare questo farmaco nella pratica clinica discende anche dallo scarso

numero di "armi" farmacologiche in nostro possesso fino ad oggi".
Acamprosato, la cui somministrazione deve essere sempre associata ad un supporto psicosociale o psicoterapeutico, non procura dipendenza, abuso o astinenza alla sua sospensione; non potenzia l'effetto dell'alcol se questo viene assunto nel corso del trattamento; non modifica lo stato psichico dell'individuo e può, infine, essere associato a farmaci spesso assunti dai pazienti alcolisti.
L'efficacia del trattamento è stata valutata e quantificata con numerosi studi clinici. Di particolare rilevanza uno studio clinico a lungo

termine, controllato con placebo, in cui 272 pazienti sono stati sottoposti a terapia con acamprosato per 48 settimane, e seguiti

successivamente per altre 48 settimane in cui non assumevano il farmaco. In questo studio, l'astinenza continua durante le 48 settimane di

trattamento era pari a 131 (mediana) giorni nel gruppo trattato con il farmaco, mentre era di soli 45 giorni (mediana) nel gruppo trattato

con placebo, con il 44,8% di pazienti che non avevano mai avuto recidive nel gruppo trattato con Acamprosato, rispetto al 25,3% nel gruppo

trattato con placebo. Alla fine del periodo di follow-up senza trattamento, il 39,9% dei pazienti del gruppo trattato con Acamprosato che

avevano completato lo studio non aveva avuto alcuna recidiva, contro il 17,3% del corrispondente gruppo di pazienti trattati con placebo.
"La terapia farmacologica - ha spiegato il dottor Alfio Lucchini, Psichiatra, Direttore Dipartimento Dipendenze ASL Milano 2, Presidente

nazionale FeDerSerD - costituisce un valido aiuto al sostegno psicoterapeutico, per ottenere un buon risultato nel trattamento di un

paziente alcol dipendente. Acamprosato si propone dunque come valido strumento complementare alla psicoterapia in quanto non procura

dipendenza, abuso o astinenza alla sua sospensione e non va in conflitto con altri farmaci, che spesso il paziente deve assumere per curare

altre patologie correlate. In Italia la maggior parte di coloro che hanno bisogno di un trattamento di cura appropriato non lo riceve".
Secondo i dati della Relazione del Ministero della Salute del 2010, ad oggi sono poco più di 69.000 i pazienti alcol dipendenti che

afferiscono ai 459 Servizi di Alcologia dislocati sul territorio italiano. Di questi solo circa 18.000 ricevono un programma di cura di tipo

integrato, cioè un programma in grado di associare l'intervento psicosociale con quello farmacologico. "Le ragioni di questo limite sono

riconducibilli a tre problematiche principali - spiega il dr. Lucchini - : la necessità dell'implementazione dell'offerta terapeutica da

parte dei Servizi di Alcologia; la scarsità delle opzioni farmacologiche che la scienza mette a disposizione del medico; la difficoltà da

parte dei medici specialisti della prescrizione delle classi di farmaci più efficaci, anche per l'esistenza di alcune limitazioni

prescrittive".