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Alcolismo, giovani e donne i più a rischio

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Alcoolismo, giovani e donne i più a rischio. La salvezza: prevenire

di Federica Addabbo


BARI - A 11 anni la prima birra in pizzeria, a 13 i superalcolici e a 16 hanno la prima ubriacatura. E' un quadro chiaro, quanto allarmante: i ragazzi si avvicinano al mondo dell'alcool appena dopo le elementari. Secondo Doda Renzetti, consigliere nazionale della sezione appulo-lucana della SIA (Società italiana di Alcologia) con sede a Bari, «l'unica salvezza è prevenire».


Dottoressa, vent'anni fa i superalcolici erano fuori dalla portata dei più giovani, oggi invece anche i 13enni bevono drink...

Sono cambiate le abitudini. Da un lato c'è un modello di bere ispirato ai paesi nordici: i ragazzi si ubriacano prima ancora di uscire o di andare nei pub o alle feste, acquistando superalcolici nei supermercati, dove costano meno che nei locali. Dall'altro c'è un modello mediterraneo che consiste nel bere vino e birra lontano dai pasti. La fascia più a rischio è quella compresa fra 14-15 e i 25 anni. Le ragazze bevono quanto i loro coetanei maschi, non sapendo che i rischi per loro sono maggiori (hanno un quarto in meno degli enzimi in grado di metabolizzare l'alcol).


L'assunzione di alcool è più pericolosa nei giovani che negli adulti...

Sì, il fegato dei ragazzi non è ancora del tutto sviluppato e non è in grado di produrre a sufficienza l'enzima adatto alla metabolizzazione dell'alcol, come invece accade nell'organismo di una persona adulta, per cui i danni sono maggiori. Inoltre un ragazzo che a 13 anni beve regolarmente è più esposto a rischi di patologia legati all'alcool in futuro rispetto a un suo coetaneo astemio.


Come prevenire?

Noi svolgiamo un progetto che consiste nello scegliere nelle classi gli "opinion leaders", gli studenti più socievoli e seguiti dai loro compagni. Sono loro ad essere informati sull'alcolismo e i suoi rischi, con corsi interattivi, alla fine dei quali espongono alla classe i risultati e la loro idea. Il vantaggio di questo metodo di informazione è che i ragazzi apprendono il problema in maniera molto più recettiva.


Quali scuole dovrebbe interessare?

Tutte, compreso le elementari. Esporre il tema dell'alcoolismo già nelle medie è stata un'innovazione ma oggi non basta più: per prevenire il problema e sensibilizzare i bambini bisogna partire da prima. Alle superiori è già troppo tardi, i ragazzi hanno già avuto le loro prime esperienze di ubriacature, la loro percezione del rischio è molto bassa e l'informazione non li tange più, ormai.


Sul territorio chi si occupa del problema?

Dal punto di vista scientifico c'è la sezione appulo-lucano della SIA, che è attiva nella ricerca e si occupa di progetti di formazione. L'approccio portato avanti invece dal volontariato può svolgersi attraverso due vie: i club alcologici, attivi nelle iniziative e fondati dai parenti delle vittime del bere e l'associazione degli "alcolisti anonimi", che si limita a fornire le testimonianze dei diretti interessati. Poi a Bari c'è un Sert (un servizio territoriale tossicodipendenti) che, con la sua équipe multidisciplinare, si occupa del recupero dei casi più gravi.


Ci sono storie che le sono rimaste più impresse?

Quella di una ragazza, brava e brillante, alla quale però piaceva bere più degli altri... E' caduta in questo circolo vizioso, ma è riuscita a salvarsi. In genere mi colpiscono più le donne: dietro l'alcol si nasconde la loro sofferenza. Sono le casalinghe, spesso, le vittime: il bicchiere in più le fa evadere o le fa tacere, togliendo loro la forza di reagire. Per gli uomini il bere è invece una cattiva abitudine che può portarli alla depressione, alla perdita del lavoro, della famiglia e della casa.


La pagina internet della SIA appulo-lucana: http://sia.dfc.unifi.it/regioni/apulolucania.htm


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)