Alcolismo giovanile. Gli psichiatri: "I genitori amici non funzionano più"
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di David Crucitti - E' diventata una moda che lascia l'amaro in bocca soltanto nel corso degli anni, quando si capisce realmente, e a proprie spese, quanto sia importante salvaguardare il proprio corpo da pericolose abitudini che, per inconsapevole destino, si tramutano in vizi difficilmente estirpabili da una mente ormai satura di illogica.
L'alcolismo non è più una problematica da individuare nel solito emarginato che vive per strada, o nel depresso cronico, per poi passare dal ricco erede nullafacente. L'alcolismo oggi ha raggiunto un po' tutti i ceti sociali fino ad arrivare agli adolescenti, a quei piccoli uomini che da poco hanno smesso di essere bambini.
Una problematica che il Governo Italiano avrebbe dovuto aspettarsi viste le "libertà" concesse fino a qualche anno addietro, ai gestori di bar e pub che, senza alcun problema, servivano alcolici ai giovanissimi che frequentavano i loro locali, clienti che troppe volte hanno smesso di vivere proprio la sera dell'ultimo cocktail bevuto a vetro in festante compagnia.
Oggi non è più cosi, e l'Italia ora più che mai cerca di arginare il problema con severissime leggi che in qualche modo limitano i danni non solo di natura organica dei giovani, ma soprattutto di quella più devastante che sono gli incidenti stradali per i quali, l'alcool, si prende la responsabilità del 50% di essi, numeri spaventosi per le casse dello Stato.
I giovani, vulnerabilissimi agli effetti psichici dell'alcool, sono considerati particolarmente esposti al rischio, infatti un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni in Europa, muore a causa dell'alcool, primo fattore di invalidità e mortalità prematura senza parlare dei danni fisici che l'abuso provoca in un soggetto anche giovane che sia.
"L'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'Europa" ha stabilito che le morti dovute a ferite intenzionali o accidentali, vengono attribuite per il 60% all'eccesivo consumo di alcolici che costano alla società una quantità pari al 2-5% del Prodotto interno lordo.
La pubblicità non aiuta la riduzione del consumo di alcolici, anzi,i giovani sono il target d'eccellenza per le fabbriche di liquori, ed un recentissimo studio ha evidenziato un elevato aumento di patologie traumatiche legate all'alcool ed uno spropositato aumento di violazioni della legge non solo stradali ma generiche.
Questi giovani sono in maggioranza:
- di sesso maschile.
- hanno iniziato a bere in compagnia di amici, in un bar, pub o ristorante.
- la motivazione di base è la ricerca di un migliore rapporto con gli altri.
Una sempre più forte insicurezza, la noia, l'incapacità di essere simpatico e la conquista dell'altro sesso inducono il giovane a bere.
Pochi giorni fa, l'eclatante chiusura di un bar di Milano accusato di aver venduto alcolici ad un minore, è il chiaro segnale che lo Stato non sta' sottovalutando una piaga in espansione continua, e l'articolo 689 del Codice Penale parla chiaro:
- l'esercente di un'osteria o altro pubblico spaccio di cibi o di bevande, il quale somministra in luogo pubblico bevande alcoliche a un minore di sedici anni, è punito con la pena pecuniaria dell'ammenda da € 516 a € 2.582 o la pena di permanenza domiciliare da 15 a 45 giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilità da 20 giorni a 6 mesi, ai sensi dell'art. 52 II co. lett. b. del D. Lgs. 28 agosto 2000, n. 274.
Se dal fatto deriva l'ubriachezza, la pena è aumentata e comporta la sospensione dell'esercizio. " Nessuno meglio degli esercenti entra direttamente in contatto con i consumatori, ed il ruolo dei pubblici esercizi è fondamentale nel rapporto con il cittadino".
La prima Conferenza Nazionale sull'Alcol, organizzata dal Ministero del Welfare e della Salute, annuncia che l'età più bassa in Europa per il primo contatto con l'alcol risulta quella dell'Italia.
Il 20% dei giovani tra gli 11 e i 15 anni, ammette di avere continuamente assunto alcolici nell'anno 2005 nonostante i divieti legislativi, mentre, risultano in continuo aumento i giovani tra i 18 e i 25 anni consumatori abitudinali di alcolici fuori pasto. "Sono dati pazzeschi per chi deve assumersi le responsabilità del futuro" ammettono gli esperti.
L'alcolismo giovanile rimane comunque un sintomo complesso da risolvere ma soprattutto da interpretare, i giovani, perdendo il valore fondamentale ed imprescindibile della famiglia, tendono ad abbandonare i sani insegnamenti che qualcuno di loro forse non ha mai ricevuto, dedicandosi totalmente al famigerato "sballo" liberatorio dai pensieri cattivi e dalle fragilità umane.
E' necessario capire che la severità da parte delle Istituzioni e l'arma principale per combattere questo problema in una società che ancora, forse, non ha compreso che il genitore amico, non funziona più.