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Alcolismo giovanile: un'analisi del fenomeno

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GIOVANI: ALLARME ALCOLISMO
Autore: Aldo Messina


Sono a rischio alcolismo molti ragazzi dai 14 ai 19 anni della provincia di Trapani.
Il loro numero supera un livello che si può definire di guardia perché è superiore ai soggetti interessati al consumo delle droghe "leggere".


Non si tratta di una ipotesi allarmistica, ma di un rischio reale perché deriva da una indagine condotta dal Coordinamento attività di prevenzione del Dipartimento Mentale diretto dal dottor Antonio Sparaco, dell'Azienda sanitaria provinciale
numero 9 di Trapani.


Questo è il dato più evidente che emerge dalla ricerca sullo "Status adolescenziale ed alcol: una metanalisi del fenomeno".


Tabulati alla mano, risulta evidente che c'è una propensione marcata al consumo di alcolici e superalcolici, con punte che arrivano anche allo "sballo" praticato come una evenienza possibile di almeno una volta nell'arco di una settimana.
Una scelta che i giovani farebbero non in modo casuale, ma anzi sarebbero consapevoli. Alcuni studiosi del fenomeno convengono che il ricorso all'alcool scaturisce da numerose cause sociali.


Nessuno dei ricercatori si sente di escludere che i motivi, addirittura, possano nascere anche in seno alle famiglie di appartenenza.


Quanto siamo lontani dal punto di non ritorno?


"In una scala da uno a cento, sono convinto che siamo arrivati a quota settanta" -dice il dottore Sparaco. Il funzionario dell'ASP, in occasione del Convegno internazionale tenutosi a Berlino dieci mesi fa, ha confrontato i dati raccolti nel Trapanese con quelli rilevati in alcune regioni europee.


Quanto è diversa la situazione trapanese rispetto a quella Continentale?


"Dalle nostre parti il fenomeno ormai dilaga. E' inutile nasconderselo. In Europa ha toccato da tempo uno standard di degenerazione, ma ora si è stabilizzato, anche perché sono stati adottati metodi di contrasto congeniali per quelle località".


Insomma, nelle nostre contrade insospettabilmente -perché non se ne conosceva l'esistenza- ci sono ragazzi e ragazze che il sabato sera escono da casa con lo scopo deliberato di ubriacarsi. E c'è anche di più e peggio: vogliono raggiungere lo sballo.


Ormai si registrano, infatti, casi limite: la notte alcuni giovani ritornando a casa si accasciano sulla soglia davanti la porta senza connettere perché hanno dimenticato quasi tutto della loro esistenza.


Il 44 per cento dei maschi intervistati ha dichiarato di "ubriacarsi spesso", mentre le ragazzine "sballano" con cadenza occasionale, "senza controllo".


Le più esposte sono le quindicenni perché, avendo rotto l'argine del contenimento comportamentale, vogliono raggiungere attraverso questa strada una sorta di emancipazione. Una certificazione.


"Vogliono omologarsi ai maschi e il veicolo per tante di loro è proprio l'alcol. Intanto, va rilevato che tendono a somigliare alle loro coetanee nazionali in tutto, dal modo di vestire al tipo di cibo, e ovviamente anche nel linguaggio e nel ricorso all' alcool" -dice Sparaco.


Rispetto alle coetanee che vivono nel Nord del Paese, le ragazzine nostrane cominciano a bere a 15, le loro coetanee del Settentrione a 14 anni.


Wisky, sesso e rock-and-roll, si diceva negli Anni Sessanta; in che cosa consiste la differenza con i nostri giorni?


"Il fenomeno non è così dilagante, dal momento che soltanto una parte dei giovani consuma superalcolici, limitandosi al venti per cento. Per esempio, possiamo dire che oggi è molto più radicata una forma di alcolismo (blando o forte), mentre è sceso il consumo di droghe, il cosiddetto fumo, come si dice. In ogni caso fa ricorso alle droghe la fascia di età appena superiore, e in particolare dai 19 ai 22 anni. Loro vanno avanti ad alcol e cocaina. Non abbiamo elementi numerici, ma l'affermazione è molto vicina al vero"- dice Sparaco.


Ad essere messi sotto la lente di ingrandimento (hanno compilato un questionario di cinque pagine) sono stati 2.500 ragazzi compresi tra i 14 e i 19 anni che frequentano le superiori, residenti nella fascia Nord della provincia e precisamente a Trapani, Erice, Marsala, Mazara, Petrosino, San Vito Lo Capo e Favignana. In questi centri vivono poco meno di 210mila persone, mentre i giovani ricadenti nella fascia compresa tra i 14 e i 19 anni rappresentano il 25 per cento circa della popolazione. E cioè circa cinquantamila sono nominalmente coinvolgibili nel rischio alcool-droga.


Del campione il 60 per cento è costituito da maschi e la restante parte da femmine.


Si tratta di una fascia abbastanza ampia perché coinvolge, comunque, una famiglia su cinque, con tutte le problematiche connesse.


Una constatazione inquietante perché mette in chiaro -cifre alla mano- che riguarda effettivamente la "famiglia della porta
a fianco".


Esaminato questo aspetto, il fenomeno appare nella sua reale quanto drammatica consistenza.


Passando all'analisi, il ricorso all'alcol, in un momento in cui si forma la personalità dei soggetti, sarebbe provocato da due cause: fondamentalmente l'incertezza di un lavoro (inteso come possibilità di guadagno per sostenere le esigenze personali dei giovani), ma anche la difficoltà di relazionarsi con la famiglia di appartenenza.


Ecco, appunto, il nodo famiglia.


Il dialogo genitori figli è molto limitato, quando non assente. Si sono dissolti i tradizionali termini per una proficua conversazione e per una generica forma di comunicazione. I genitori sostengono che in moltissimi casi i figli non partecipano i propri problemi, per cui nemmeno il contraddittorio viene alimentato da alcuna proposta praticabile. Ognuna delle due parti resta nella propria posizione: gli adulti o i giovani dovrebbero rinunciare a qualcosa per offrirla all'altra, ma non sono più tempi per questi slanci. L'individuo -qualsiasi età abbia- non è sempre rivolto al prossimo suo.


La disgregazione del nucleo familiare -è confermato dal rilevamento- che per l'ottanta per cento la separazione dei genitori implicherebbe il rischio alcool per i figli.


E' stato constatato che nelle famiglie in cui a pranzo o a cena c'è un consumo moderato di alcol, i ragazzi uscendo da casa in qualche modo sono in grado di contenersi, non avendo il problema della privazione. Si può dire che, in questo ambito, l'alcool non rappresenta il veicolo che li può portare alla convenzione ormai dilagante, di omologarsi ai compagni.


L'inasprimento delle pene connesso al consumo di alcolici in guida ha indotto molti giovani a salvaguardarsi dalle pene pecuniarie e dai rischi di incidenti mortali, verificatisi anche in questa provincia.


"Dai nostri contatti con gli studenti è emerso che il venerdì e il sabato notte i giovani che bevono in gruppo fanno a turno, nel senso che uno di loro non beve e quindi può anche guidare la macchina mentre i suoi amici possono consumare alcool e
arrivare sani e salvi a casa" -aggiunge il responsabile dell' Attività di prevenzione dell'Asp Trapani.


Per quanto riguarda l'organizzazione dei fine-settimana ha preso piede un'altra formula.
Nei supermercati vengono messi in vendita confezioni di vino da cinque litri (costano pochissimo) e nei banconi a fianco comprano vodka, gin, Martini, succhi di frutta. La formula è il binge-drinking.


Il gruppo si riunisce in case di città o di campagna in cui i genitori sono assenti e conquistano la libertà di farsi devastare il cervello dagli alcolici.


Sempre più spesso -quelli che possono- noleggiano un pulmino così nessuno resta estraneo allo sballo. E questo è quello che fino a questo momento si sa.


Torniamo alla famiglia.


"I ragazzin che provengono da famiglie il cui livello economico-culturale è medio-alto i figli fanno un minore ricorso allo sballo, perché verrebbe intaccato il prestigio e il decoro. Anche se le eccezioni non mancano. Bisogna che si rivaluti il ruolo della famiglia" -aggiunge Sparaco.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)