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News di Alcologia

Alcolismo: la malattia che produce più danni nel mondo

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L'Organizzazione mondiale della sanità la definisce una malattia inguaribile, progressiva e mortale. Oltre 30.000 i morti causati da problemi alcol-correlati.
"Alcolisti anonimi è un'associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e di aiutare altri a recuperarsi dall'alcolismo. L'unico requisito per divenirne membri è desiderare di smettere di bere.
Non vi sono quote o tasse per essere membri di A.A.; noi siamo autonomi mediante i nostri contributi.
A.A. non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa. Il nostro scopo primario è rimanere sobri e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà" .
Questo enunciato dà il via alle sedute dell'associazione alcolisti anonimi. Sedute a cui abbiamo, in via straordinaria, avuto la possibilità di partecipare. In provincia di Ragusa, infatti, l'associazione alcolisti anonimi " gruppo rinascita" esiste da oltre 15 anni anche se forse non molti ne sono a conoscenza. Eppure l'alcolismo è un problema che interessa da vicino anche la provincia di Ragusa.
Nel 2008 sono stati in cura per problemi alcol correlati presso i dipartimenti per le dipendenze patologiche circa 500 persone. Un numero ridotto se si pensa alle reali proporzioni del fenomeno, ma i dati forniti dai Sert di Vittoria, Ragusa e Modica testimoniano come esiste una discrepanza tra i dati presunti e quelli effettivamente presi in carico dai servizi.
Questo perché quello dell'alcolismo è un tema che è confinato nell'ambito familiare e che fatica a venire fuori per paura di essere etichettati o per difficoltà a trovare vie di cura. Eppure basterebbe pensare che potremmo essere tutti dei potenziali alcolisti. Certo è anche vero che l'alcolista ha delle caratteristiche tipiche che ne fanno una persona predisposta a diventare tale ma il confine tra chi consuma alcol occasionalmente e chi poi ne diventa dipendente è sottile. Basta poco affinché quel bicchierino occasionale diventi l'unica ragione di vita.
È difficile quindi dare una definizione di alcolista e ancor più tracciare un identikit dell'alcolista tipo.
C'è chi definisce l'alcolista un tipo dipendente, immaturo, insicuro, narcisista, egocentrico che tende a sottrarsi ad ogni tipo di responsabilità e che quando le cose si fanno difficili si nasconde dietro la bottiglia. Ma in fondo non tutta la gente con queste caratteristiche è poi destinata a diventare alcolista. Le testimonianze raccolte ci dicono che a scatenare la voglia irrefrenabile di bere è spesso un evento traumatico come la perdita o il distacco da una persona cara ma è anche vero che oggi il fenomeno ha assunto delle connotazioni sociali diverse. Oggi spesso i giovani bevono per sentirsi parte di un gruppo senza rendersi conto che ciò che all'inizio rappresenta un momento aggregante poi si trasforma nell'esatto contrario e l'alcolista diventa la persona più sola al mondo. Bere smodatamente isola una persona al punto tale che la sua unica compagnia rimane la bottiglia.
L'alcolista tende ad essere abbandonato da tutti perché diventa intrattabile e violento anche e soprattutto con i suoi cari. Per questo motivo l'alcolista è e deve essere considerato un malato, forse, nella fase iniziale, più nella vita emotiva che fisica, ma pur sempre un malato e quindi da trattare con la comprensione, l'amore e il sostegno che vengono dati a tutte le vittime di qualsiasi altra malattia.
Ed effettivamente l'alcolismo è una vera e propria malattia giudicata dall'Organizzazione mondiale della sanità inguaribile ( nel senso che si può solo arrestare come il diabete) progressiva e mortale.
E l'alcolista è consapevole del fatto che da tale malattia non si guarisce: " Nel momento in cui dirò di non essere più alcolista sarò nuovamente a rischio" .
Una dichiarazione dura da accettare per chi ascolta e non conosce profondamente il loro dramma. In realtà dietro questa frase non c'è rassegnazione ma consapevolezza di quanto sia difficile il cammino verso la sobrietà.
Infatti se basta poco per superare il confine è difficilissimo tornare indietro. Se quindi il desiderio di bere diventa il motore di tutto, il desiderare di smettere di bere è la condizione sine qua non è impossibile procedere nella strada che porta fuori da un tunnel infernale come quello della droga ma per certi versi anche più subdolo.
Sapete quanti morti in Italia ci sono stati in questi anni a causa dell'alcol? 30.000, solo 1.000 invece per droghe illegali. Sembra incredibile da credere, eppure è così; l'alcol è la sostanza psicoattiva che produce più danni nel mondo.
Dal momento in cui una persona comincia a perdere il controllo e inizia a bere in maniera smisurata al momento in cui passa alla fase finale dell'alcolismo occorrono in media quindici anni per gli uomini e sette - otto anni per le donne. Non solo, raccogliendo le testimonianze di chi ha vissuto questo problema, ciò che colpisce maggiormente è che nonostante da molti anni si è sobri si continua a dire " Sono .... e sono un alcolista anonimo".
Testimonianze toccanti che dimostrano come il sentirsi soli che è poi la causa scatenante che porta al bere è anche la conseguenza peggiore per chi vive questo dramma.
Un dramma che coinvolge non solo colui che ne è vittima ma tutta la famiglia. Per alcuni anni, agli inizi i familiari degli alcolisti anonimi frequentarono le stesse riunioni degli alcolisti; poi, in concomitanza con la crescita di A.A., nei primi anni quaranta si iniziarono a formare con un movimento spontaneo i primi gruppi di soli familiari di alcolisti che negli anni successivi si moltiplicarono, sino ad avvertire nel 1951 l'esigenza di costituirsi in un'associazione autonoma, Al-Anon, che adottò un programma di recupero molto simile a quello degli Alcolisti Anonimi ma specifico per le proprie esigenze.
Le cause che convinsero alcolisti e familiari a scegliere strade separate, seppure parallele, si possono così sintetizzare: innanzitutto è abbastanza evidente l'esigenza che il processo di recupero dell'alcolista diverga da quello del familiare, essendo il primo dipendente da una sostanza e il secondo da una persona o da una situazione, con tutte le ovvie conseguenze; in secondo luogo, non appare opportuno che per la sobrietà dell'alcolista venga responsabilizzata l'intera famiglia: è invece necessario che, al fine del suo recupero e della conseguente acquisizione di un nuovo stile di vita competa all'alcolista, e solo all'alcolista, la responsabilità di ogni sua azione, positiva o negativa, ricadute comprese; infine, non c'è dubbio che le riunioni miste (alcolisti-familiari) non consentono, all'alcolista come al familiare, di esprimersi liberamente e ad affidarsi pienamente.
Di impostazione totalmente diversa I CAT ovvero i club degli alcolisti in trattamento che mettono invece in primo piano la necessità della collaborazione tra alcolista e famiglia.
I Cat sono delle associazioni private costituite da famiglie con problemi alcol correlati e complessi e da un servitore-insegnante formato tramite un corso specifico. Le famiglie del Club si incontrano per iniziare e poi consolidare il cambiamento del proprio stile di vita e naturalmente per smettere di bere.
Quindi il club nasce proprio per le famiglie perché i problemi riguardano tutta la famiglia e funziona quando è proprio tutta la famiglia a frequentarlo, quando la famiglia smette di bere, quando la famiglia cambia il proprio stile di vita. Esistono quindi varie associazioni che aiutano l'alcolista e la sua famiglia ad uscire da questo difficile cammino per intraprendere la strada della sobrietà ma la condizione fondamentale è quella di considerare l'alcolismo come una malattia e per farlo occorre che non solo l'alcolista, ma tutta la società lo riconosca come tale e capisca che l'alcolismo è un problema che riguarda tutti noi perché è una malattia democratica che non guarda in faccia nessuno, né ricchi, né poveri, né buoni né cattivi, né uomini né donne e che soprattutto è sempre più vicina ai giovani.
"Un vecchio camminava sulla battigia allo spuntare del sole, quando vide, davanti a sé, un giovane che raccoglieva le stelle marine e le lanciava in mare. Raggiuntolo gli chiese perché lo facesse. "Cerco di salvare le stelle marine prima che sorga il sole" gli rispose il giovane. " Ma la spiaggia è lunga mille miglia,e di stelle arenate ce ne saranno milioni, che differenza puoi fare tu? Lo apostrofò il vecchio. Il giovane raccolta una stella marina, la pose sul palmo della mano, la guardò e la lanciò in mare..."Per questa..." disse "fa la differenza...".
Se qualcosa non fa la differenza, se non porta cioè un cambiamento, questo qualcosa è irrilevante.
Qualsiasi cosa per essere rilevante dal punto di vista etico, deve fare la differenza (da Ethical decision making in nursing 1991)
SONO....E SONO UN ALCOLISTA ANONIMO
"Sono...e sono un alcolista anonimo"
Inizia così la storia di Antonio, di Giuseppe, di Angelo e di tutti coloro che fanno parte del gruppo degli alcolisti anonimi. Partecipare ad una seduta è stato un po' come entrare all'interno delle loro vite e soprattutto di un mondo fino ad allora sconosciuto. Un mondo fatto di paure, silenzi ma anche di forza, di volontà, perché loro vogliono farcela e insieme hanno capito che possono sconfiggere questo mostro che ha distrutto le loro vite ma che ha permesso loro di incontrarsi e ricominciare anche in maniera migliore a vivere.
Ad accomunare le loro esperienze la giovane età in cui hanno iniziato a bere e soprattutto un evento che ha dato il via al loro essere alcolisti ma anche ha permesso loro di uscire dal tunnel dopo aver toccato il fondo.
" Sono Antonio e sono un alcolista. Ho iniziato a bere da ragazzino con gli amici così per scherzo. All'età di 3 anni mio padre insieme ad alcuni parenti mi ha fatto ubriacare. Ma questo è stato un episodio isolato. Il motivo per cui ho iniziato a bere seriamente è stato il divorzio con mia moglie.
L'alcolismo attivo è durato 9 anni. Nel 1994 ho conosciuto gli alcolisti anonimi e sono riuscito a smettere di bere per un paio di mesi, poi ho lasciato l'associazione convinto di potercela fare da solo e invece così non è stato perché già dopo pochi giorni avevo una bottiglia in mano e ho ricominciato più di prima. Ho toccato il fondo dopo aver avuto un incidente con la macchina che pur non avendo provocato seri danni né a me né ad altri è stato umiliante per il contesto in cui è avvenuto.
Da lì sono stato ricoverato in ospedale perché fra l'altro stavo male a causa sempre dell'alcol e mentre ero lì mi sono ricordato degli alcolisti anonimi e ho chiamato il numero.
Da lì è iniziato il mio cammino e adesso da 5 anni sono sobrio."
" Sono Giuseppe e sono un alcolista. Ho iniziato a bere da ragazzino. Avevo problemi a scuola, con i miei genitori e bere mi faceva sentire forte. Poi però oltre ai problemi legati all'abuso di alcol sono iniziati quelli con la giustizia.
Ho toccato il fondo a 40 anni quando i miei mi hanno trovato in una stazione in coma etilico. Ero appena uscito da una comunità per disintossicarmi, credevo di avercela fatta ed invece mi sono reso conto che avevo bisogno di bere.
Così ho ricominciato più di prima fino a quando ho capito che ero io ad avere problemi con l'alcol e non l'alcol con me.
Il giorno che ho ammesso di fronte a me stesso e ad un altro alcolista che avevo problemi con l'alcol sono guarito.
Da allora sono passati 4 anni."
"Sono Angelo e sono un alcolista. La mia prima bevuta risale a quando avevo 12 anni a causa di problemi con la mia famiglia.
Avevo molti amici che poi ho perso per strada perché diventando alcolista sono diventato egoista, arrogante, falso e mi sono ritrovato ad essere da solo.
Ho toccato il fondo quando il giorno del mio 40esimo compleanno mi sono ritrovato a casa a "brindare" da solo e ho capito che non aveva più senso continuare a vivere. Poi quasi come un segnale ho sentito in televisione uno spot che invitava a non bere e a chiamare un numero. L'ho fatto e da lì è iniziato il mio cammino di disintossicazione."