Alcolismo: oggi disponiamo di qualche arma in più ma la pillola magica ancora non esiste
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Passi avanti contro le ricadute con la psicoterapia e nuovi farmaci
Risultati promettenti dalla sperimentazione di diverse molecole
Se parliamo di pillola contro l'alcolismo, cioè contro i sintomi di astinenza da vino o da superalcolici, grandi novità scientifiche non ce ne sono: si usa ancora la classica metadoxina insieme agli ansiolitici. Se invece parliamo di prevenzione delle ricadute, allora la ricerca ci propone nuovi farmaci, ancora in sperimentazione, da usare in alternativa o in aggiunta al vecchissimo disulfiram, ma qui il discorso si complica parecchio.
«La terapia dell'alcolismo - precisa subito Giorgio Cerizza, psichiatra e direttore del Centro per la cura dell'alcolismo all'Ospedale Santa Marta di Rivolta d'Adda (Cremona) - deve innanzitutto tenere conto dei sintomi da astinenza nel momento del distacco dall'alcol che, come tutte le droghe, provoca una dipendenza fisica». Come il fumo, come l'eroina.
Per superare questa fase è utile la metadoxina che provoca sedazione e riduce l'aggressività, associata agli ansiolitici, come il diazepam, o agli antipsicotici: tutti farmaci che controllano i disturbi fisici (come tremori o svenimenti) senza stordire la persona e permettono, già nei primi giorni di cura, di intervenire con la psicoterapia (che prevede colloqui con il terapeuta o attività di gruppo).
«Naturalmente - continua Corizza - parliamo di trattamenti in ambienti controllati, cioè in reparti specializzati, dove il paziente viene ricoverato, o in strutture di day hospital che permettono un aggiustamento della terapia e un controllo dei sintomi da astinenza. Questi ultimi, infatti, possono anche manifestarsi a distanza di qualche giorno e possono coinvolgere vari organi che si sono abituati all'alcol e che, improvvisamente, ne devono fare a meno».
Ma di quali «alcolisti» stiamo parlando?
«Non esistono leggi matematiche - dice Cerizza - . Il bisogno di una terapia disintossicante è collegato alla durata della dipendenza e alla quantità di alcol consumato. In base a questi parametri, si deciderà di volta in volta l'approccio migliore».
Tutt'altro capitolo è, invece, quello della prevenzione delle ricadute: una volta superato il distacco dall'alcol, bisogna aiutare il paziente a non riprendere il vizio. E qui intervengono sì i farmaci che da soli, però, sono insufficienti: vanno necessariamente associati a una psicoterapia, individuale o di gruppo.
«I farmaci che si usano in questa fase - spiega Cerizza - sono soprattutto i cosiddetti 'avversativi' come il disulfiram ( Antabuse il nome commerciale) rimasto per molto tempo l'unico farmaco disponibile. Il disulfiram non ha un vero e proprio effetto farmacologico, ma, provocando sensazioni sgradevoli quando si beve alcol, aiuta a tenere sotto controllo la compulsione che spinge a riprendere l'abitudine a bere, e a bere sempre di più. Naturalmente il disulfiram va prescritto se c'è la volontà del paziente di smettere. Ed è tanto più efficace quanto più si riesce a coinvolgere, nella terapia, un famigliare affettivamente importante, non tanto per questioni di controllo quanto perché così si ripristinano i rapporti con la famiglia ».
Un'altra categoria di farmaci è rappresentata dai «sostituti » come l'acido gamma-idrossi- butirrico: funziona come il metadone per l'eroina. Ed è proprio questo il problema: una somministrazione troppo prolungata può a volte creare dipendenza da «sostituto».
Poi ci sono i «nuovi» farmaci che dovrebbero aiutare una persona nel suo percorso riabilitativo: sono attualmente in sperimentazione molecole che hanno attività sui mediatori cerebrali, come la fluoxetina, il buspirone (utilizzato anche nella disassuefazione al fumo), il topiramato (un antiepilettico), soltanto per citarne alcuni. I risultati sembrano promettenti.
«Ma non sono farmaci per l'alcolismo - commenta Cerizza - ; sono farmaci per le patologie associate, come l'ansia, la depressione, i disturbi della personalità. Spesso l'alcolismo è un indicatore di altri disagi: dal 45 al 60 per cento di chi abusa dell'alcol ha un disturbo psichico, più o meno grave. Per queste persone l'alcol diventa un farmaco, ma è il farmaco sbagliato, anche se fa stare meglio».
Dietro ogni alcolista c'è una situazione che va indagata e curata: per questo non esiste ancora la pillola magica. Per questo è indispensabile recuperare la persona alla vita normale. «Nel nostro centro - conclude Cerizza - non ricorriamo soltanto alla farmacologia e alla psicoterapia, ma anche allo sport, alla danza, al cinema ». Anche queste attività possono diventare vere e proprie medicine