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Alcolismo: quando si perdono piacere e libertà...

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Alcol, abuso e dipendenza: generalità

Le bevande alcoliche fanno parte da sempre del nostro modo di vivere, da sempre. Piacciono alla maggior parte delle persone e di solito danno piacere senza far danni, anzi una modica quantità può essere protettivo rispetto ad alcune malattie. L’alcool però può dare problemi, così come altre sostanze. L’alcool oltre certe dosi è, come tutte le sostanze, tossico. Ma soprattutto, al di là di questo, l’alcool può legare a sé in maniera non più controllata e non più controllabile, ovvero indurre dipendenza.

Con l’alcool si può esagerare, e ubriacarsi. Chi è ubriaco in genere funziona peggio, corre il rischio di farsi male, può far del male agli altri, per sbaglio o per aumento dell’aggressività, oppure si addormenta. La prima volta può essere un errore, certamente….ma è un errore curioso anche la prima volta. Ancora più curioso è il fatto che dopo il primo errore la cosa si ripeta. Per alcuni individui addirittura ogni volta che ci si avvicina all’alcol è automatico ubriacarsi, anche se poi per giorni non si beve niente. In alcuni paesi l’ubriacatura abituale, il fine settimana, è un rito.

Il fatto è che quando si prova una cosa piacevole è più facile esagerare, perché se ne vuole di più dopo averne provato un po’, specialmente se si ha un certo tipo di cervello.

Dipendenza

L’alcolismo non è facilmente curabile, ma esistono alcune terapie efficaci, e la possibilità di combinare diverse strategie di controllo del desiderio di bere, e delle eventuali condizioni psichici associati,  che permettono di migliorare i risultati ottenibili. Chi abusa non perde il controllo soltanto quando è intossicato, ma può decidere liberamente se utilizzare o no quella sostanza, ed in genere lo fa per piacere. Chi è dipendente (alcolista) invece perde la libertà e il piacere insieme. In genere di parla di tossicodipendenza e di alcolismo come di due problemi diversi, ma ciò è ingiustificato. Si tratta comunque di tossicodipendenze. Si potrebbe dire che l’alcool è una sostanza “leggera”, meno rischiosa in tutti i sensi, nel senso che se cento persone bevono abitualmente, sono pochi quelli che poi non riescono più a smettere. Con le droghe pesanti succede invece che molti perdano il controllo, e anche abbastanza rapidamente.

L’alcolista è colui che deve all’alcol la propria infelicità e il proprio malfunzionamento, ma è condannato a volerlo sempre come se invece fosse la chiave della propria felicità. In altre parole, alcolista non significa un forte bevitore abituale. La differenza sta nel fatto che l’alcolismo è l’incapacità di gestire l’alcol, indipendentemente dal perché si abbia il gusto di bere. Il bevitore abituale sceglie di bere abitualmente, l’alcolista beve contro le proprie stesse intenzioni, ma sulla scia di una spinta istintuale. L’alcolismo consiste in un comportamento di consumo che continua o si ripresenta nonostante l’intenzione di controllarlo o sospenderlo. Il nucleo del problema sta quindi tra il soggetto e l’alcol.

Bere al mattino, bere molto, ubriacarsi non sono di per sé sufficienti a dire che una persona sia “alcolista”. Chi ad esempio è ricoverato perché l’alcol gli ha dato problemi fisici, non necessariamente è alcolista. Se la preoccupazione per la salute gli sembra un buon motivo per smettere o ridurre, e riesce in quest’intento, non lo è. Chi beve abitualmente ma non ha mai avuto motivi per smettere e si diverte bevendo, non lo è. Chi beve un periodo per dimenticare o passare sopra una delusione, magari dopo un po’ smette o si nausea degli effetti collaterali dell’alcol, e lo tiene più lontano: questa persona non è alcolista.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)