Alcolismo: si abbassa l'età della prima sbronza e si diffonde la moda del bere fino ad intossicarsi
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Dell'On. Giorgio Jannone (Pdl)
Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto enunciato dalla relazione al Parlamento sugli interventi realizzati in attuazione dell'articolo 8 della legge 30 marzo 2001, n. 125 «Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati», nel nostro Paese si vanno diffondendo da molto tempo nuove abitudini di consumo alcolico, che espongono, soprattutto i giovani, ad un elevato rischio di patologie e di incidenti correlati all'abuso di alcool. Questi nuovi atteggiamenti derivano «dall'imitazione» di ciò che accade nei Paesi del Nord Europa e negli USA, dove, il fenomeno dei «binge drinkers» si è radicato nel mondo dei teenagers e non solo;
dalla relazione al Parlamento si rileva che il primo contatto con le bevande alcoliche avviene, di media, intorno ai 12 anni, con un sensibile aumento di consumatori di alcool nelle fasce di età che vanno dai 14 ai 17 anni, e dai 20 ai 24 anni. Territorialmente si attesta che le regioni del Nord, in particolare Veneto e Lombardia risultano tra quelle con numero assoluto più elevato di «binge drinkers», mentre il valore più basso si registra in Valle d'Aosta;
il «binge drink» è un fenomeno legato all'abuso di alcol, in senso lato significa «ubriacarsi fino all'intossicazione, fino a cadere in coma etilico»: ispirandosi ai modelli del Nord Europa, o statunitensi, durante il weekend, il «binge drinker» si concede grandi bevute fino allo stordimento, non accorgendosi che questo abuso può essere assimilato a quello di altre sostanze stupefacenti. I «binge drinkers» si dividono in occasionali, cioè persone che si intossicano di alcool una volta a settimana, ed in assidui, cioè coloro che superano il limite del coma etilico anche tre volte alla settimana;
attualmente, la legislazione italiana vieta la somministrazione di bevande alcoliche agli under 16, ma non la vendita nei supermercati a questa fascia di età. Questo costituisce un controsenso, dato che, anche se nei luoghi di intrattenimento viene fatto divieto di bere alcol ai minorenni, costoro possono tranquillamente comprare superalcolici al supermercato e berli fuori dai loro luoghi di ritrovo;
se si confrontano i dati della relazione al Parlamento sulla legge n. 125, con quelli indicati dall'ESPAD Report del 2000 si vede che l'abitudine al «binge drinking» è aumentata del 39,8 per cento in soli otto anni. Infatti nel 2000, la pratica riguardava circa il 13 per cento degli studenti delle superiori, mentre ora, come anche sottolineato da Andrea Noventa, responsabile del settore Prevenzione Sert 1 dell'Asl di Bergamo, il dato è salito al 58,2 per cento e riguarda soprattutto i ragazzi tra i 15 ed i 19 anni. Inoltre la Asl di Bergamo sottolinea anche che l'età della prima «ubriacatura» si è abbassata notevolmente, dato che avviene, di media, ad 11 anni -:
quali misure urgenti intenda intraprendere il Ministro per arginare il fenomeno denominato «binge drinker», non soltanto con campagne di sensibilizzazione, ma anche attuando programmi di informazione che, grazie anche al supporto di internet, si rivolgano specificatamente ai giovani a scuola, utilizzando le nuove tecnologie mediatiche per raggiungere la più ampia platea di soggetti a rischio.