Alcolismo: tra voglia di trasgressione e perdita di controllo
Quando l'alcol è l'unico rifugio
Fa più morti della droga e anche le crisi di astinenza sono molto più terribili, eppure l'alcolismo fino a qualche tempo non era trattato alla stregua di una malattia, ma soltanto di un vizio. A torto.
Perché la dipendenza da alcol è caratterizzata dalla mancanza di controllo da parte dell'alcolista sulla sostanza che lo rende schiavo. Non solo; questa dipendenza ha dei costi sociali enormi in morti per patologie secondarie (cirrosi ed epatocarcinoma, malattie cardiovascolari, patologie cerebrali), per incidenti stradali provocati da riflessi appannati dall'alcol, per ricoveri ospedalieri, divorzi, licenziamenti. Nonostante tutto ciò, le bevande alcoliche restano una risorsa facilmente raggiungibile poiché non sono fuorilegge ed il loro prezzo è alla portata di tutti (a differenza delle droghe).
Cos'è e come uscirne
Molti cominciano come per il fumo o la droga: provando con gli amici. E' questo il primo passo della strada che, se percorsa fino in fondo, porta all'alcolismo. L'euforia che si sperimenta dopo aver alzato un po' il gomito è un incentivo per le persone più deboli psicologicamente a continuare per dimenticare i problemi quotidiani.
Eppure, per arrivare allo stadio finale ci vuole parecchio tempo ed i segnali che indicano l'assuefazione sono sempre molto chiari, a cominciare dal desiderio sfrenato per l'alcol e dall'incapacità di controllare le quantità di alcol ingerito, fino alla tendenza a bere già al mattino e alla crisi di astinenza vera e propria.
Già a questo stadio si ha bisogno di aiuto, ma è più facile venirne fuori rispetto alla dipendenza vera e propria. I danni che l'alcol può causare all'organismo sono numerosi. In effetti, è l'etanolo, una sostanza zuccherina contenuta nelle bevande alcoliche, a dare il senso di euforia e a provocare danni irreversibili.
Questa sostanza è solubile nell'acqua, principale componente del nostro corpo, quindi facilmente circola e raggiunge ogni parte del nostro organismo; gli bastano pochi minuti per passare nel sangue e di lì al fegato, dove viene scomposto in acqua, eliminata poi con l'urina, e alcol puro, rimesso nuovamente in circolo a fare danni.
L'abuso di alcol porta alla morte milioni di neuroni, danneggiando il cervello, provoca cirrosi e conseguente epatocarcinoma, distruggendo il fegato, inibisce il funzionamento perfetto del sistema immunitario, esponendo il soggetto al rischio infezioni, mina le coronarie, aumentando il rischio di patologie cardiovascolari.
Per smettere bisogna innanzitutto averne la volontà, come per ogni tipo di dipendenza. Psicoterapia e farmacoterapia sono le due uniche armi di cui la forza di volontà può avvalersi. La psicoterapia può essere individuale o di gruppo; nel caso di trattamento individuale, il rapporto medico-paziente sarà importantissimo, perché per l'alcolista lo psicoterapeuta sarà l'unico punto di riferimento, anche se potrà sempre rinfacciargli di non sapere di cosa sta parlando perché non l'ha provato.
Il trattamento di gruppo, invece, pone l'alcolista davanti ad altri alcolisti e si basa sull'ascolto reciproco delle loro storie; in questo caso, l'alcolista non potrà rinfacciare niente e potrà sentirsi a suo agio nel non essere giudicato, ma nel condividere un'esperienza comune. La terapia farmacologica si basa essenzialmente sulla somministrazione di tranquillanti ed antidepressivi; da poco è stato introdotto un nuovo farmaco che induce nel soggetto alcolista un'avversione per l'alcol; la terapia con il disulfiram (questo è il nome del principio attivo), però, andrebbe effettuata in regime di ricovero ospedaliero poiché gli effetti collaterali (nausea e vomito, dolori e, in alcuni casi, addirittura il coma) sono veramente pericolosi .
Alcolismo al femminile
Fino a qualche anno fa, una donna che beveva era sintomo di un degrado sociale enorme; oggi, la donna, invece, ha raggiunto la parità con l'uomo e questa parità si è portata dietro enormi vantaggi, ma anche alcuni svantaggi. Non è infrequente, infatti, ai giorni d'oggi vedere anche adolescenti con la bottiglia di birra a bere tra gli amici.
La voglia di trasgressione durante l'adolescenza, la perdita di ruoli come madre e moglie da un lato e come manager dall'altro, problemi affettivi o depressivi possono spingere la donna del terzo millennio a cercare sollievo nell'alcol. Inoltre, per un particolare enzima, che nella donna si trova in concentrazioni minori rispetto agli uomini, le donne assorbono più quantità di alcol e quindi procedono più velocemente sulla strada della dipendenza.
I dati sono allarmanti, pur non essendo dati affidabili, perché ancora oggi l'alcolismo femminile è una cosa da nascondere, quindi per molte donne si tratta di un problema sommerso. Il motivo predominante, come si è accennato, è di origine psicologica: la paura della solitudine, il timore di non essere all'altezza dei ruoli fatti per lei, l'insoddisfazione, la scarsa autostima sono tutti fattori di rischio per lo sviluppo dell'alcolismo femminile.
La questione più grave, in questo senso, però, è l'esistenza di dipendenza durante una gravidanza. I danni al feto derivanti dall'assunzione smodata di alcol sono ingenti e devastanti. L'etanolo, infatti, riesce a passare attraverso la placenta e ad arrivare al feto quasi nelle stesse concentrazioni in cui si trova nel sangue della madre.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)