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Alcolisti Anonimi - Prefazione II°edizione Italiana

Alcolisti Anonimi - Prefazione II°edizione Italiana

Noi di Alcolisti Anonimi, siamo un centinaio di uomini e di donne che sono usciti da uno stato fisico e mentale che sembrava senza speranza. Spiegare con precisione agli altri alcolisti come ci siamo recuperati, è lo scopo principale di questo libro”.

Così co­minciava la breve prefazione alla prima edizione del 1939 di “Alcolisti Anonimi” e proseguiva invitando a rispettare l’anonimato che si era imposto l’appena nata Associazione. Essa non era organizzata nel senso tradizionale perché non aveva capi e non era necessario pagare per farne parte: unico requisito per divenirne membri era il desiderio di smettere di bere. “Noi vorremmo semplicemente aiutare coloro che soffrono d’alcolismo”, concludeva la prefazione della prima edizione.

Molto più lunga ed articolata quella alla seconda edizione del 1955 quando A.A. si era già diffusa nei cinque continenti. A 16 anni dalla sua nascita A.A. poteva cominciare a raccontare la sua storia.

La scintilla che fece nascere il primo Gruppo di A.A., scoccò in Akron, nell’Ohio, nel giugno 1935 durante una conversazione fra un agente di cambio di New York e un medico della città. Sei mesi prima l’agente di cambio era stato liberato dalla sua ossessione alcolica da un’improvvisa esperienza spirituale e aveva capito che se voleva con­servare la propria sobrietà doveva, in qualche modo, “portare il suo messaggio” a un altro alcolista, aveva capito che solo un alcolista poteva aiutare un altro alcolista. Convinto da questa intuizione, l’agente di cambio aveva tentato in quei sei mesi di aiutare altri alcolisti, riu­scendo solo a conservare la sua sobrietà. Poi, quel viaggio d’affari ad Akron, nell’Ohio; gli affari andarono malissimo e l’agente di cam­bio, piombato in uno stato d’angosciosa depressione, capì che se vo­leva salvarsi da un’imminentissima ricaduta, doveva parlare con un altro alcolista. La sorte volle che fosse un medico chirurgo di Akron.

Questo incontro “storico” per gli alcolisti di tutto il mondo è raccontato dettagliatamente nelle “storie personali” di Bill, l’agente di cambio autore di questo libro, e del Dr. Bob, i co-fondatori di Alcolisti Anonimi. Dopo un colloquio durato l’intera notte il Dr. Bob riuscì a smettere di bere e Bill a conservare la sua sobrietà pericolante.

I due uomini si misero strenuamente al lavoro convinti dalla pro­va dei fatti che se volevano conservare la propria sobrietà dovevano “passarla” ad altri. Così cominciò il periodo pionieristico di A.A. che si concluse nel 1939 con la pubblicazione di questo libro. Quando la grande stampa americana cominciò ad occuparsene, ci fu un autentico diluvio di richieste d’aiuto: nel 1941 gli alcolisti recuperati erano più di 8.000 ed A.A. era già negli U.S.A. un’istituzione nazionale.

L’Associazione cresceva rapidamente e crescevano e si molti­plicavano i problemi: i Gruppi sempre più numerosi d’alcolisti (caratterialmente complicati per definizione) gliel’avrebbero fatta a du­rare e coesistere? Come sarebbero stati risolti gli inevitabili problemi relativi alle gerarchie, alla selezione, alla qualità dei membri e al dena­ro? Come tenere a bada le ambizioni e la ricerca di prestigio? Come evitare i pericoli di scismi?

Nell’affrontare questi problemi i Gruppi vissero paurose espe­rienze che misero seriamente in pericolo la sopravvivenza dell’Asso­ciazione. Come gli alcolisti avevano scoperto i principi cui attenersi per sopravvivere individualmente alla loro insidiosa malattia, così do­vettero scoprire e formulare altri principi cui i Gruppi avrebbero dovuto attenersi per mantenere la propria unità, funzionalità e vitali­tà. Si capì che nessun alcolista, uomo o donna, che si dichiarasse tale, poteva essere escluso dall’Associazione che i “capi” potevano solo servire e mai comandare; che ciascun Gruppo doveva essere autono­mo, che la “terapia” di A.A. non sarebbe mai dovuto diventare professionale. Inoltre, che non vi dovessero essere quote d’iscrizione e che le spese dei Gruppi dovessero essere coperte da contributi volon­tari. Minima l’organizzazione e meno articolata possibile. Le rela­zioni pubbliche basate soprattutto sull’attrazione piuttosto che sulla promozione. L’anonimato, che ricorda di mettere i princìpi al di sopra delle personalità, conservato a tutti i livelli. Questa è la sostanza delle Dodici Tradizioni che si trovano a pagina 339 di questo libro. Sono principi che non hanno forza di legge, ma che sono rispettati dai Gruppi di A.A. di tutto il mondo: su di loro si fonda la vitale e peren­ne Unità di A.A..

Nei suoi 56 anni di vita A.A. è clamorosamente dilagata in tutto il mondo (in 160 nazioni dei cinque continenti) per due prin­cipali ragioni. La prima è l’alto numero di alcolisti recuperati e di famiglie riunite. Più della metà degli alcolisti approdati ad A.A. hanno raggiunto quasi subito la sobrietà e sono rimasti sobri, e un altro 25% ce l’ha fatta dopo parecchie ricadute, se ha seguitato a frequentare A.A.. Degli altri numerosissimi alcolisti che sono ve­nuti a qualche riunione di A.A. e poi hanno deciso di non voler accettare il suo Programma, un buon numero, 2 su 3, dopo qual­che tempo, mesi o anni, ha ripreso a tornare alle riunioni.

L’altra ragione della rapida crescita di A.A. è il gran numero di amici che ha trovato: medici, scienziati, religiosi, giornalisti che hanno creduto in A.A. e l’hanno raccomandata ed aiutata. Più avanti in que­sto libro troverete l’opinione scritta nel 1939 dal Dr. William D. Silkworth, il grande medico benefattore di questa Associazione.

A.A. non è un’organizzazione religiosa né ha alcuna particolare opinione scientifica sull’alcolismo, tuttavia collabora attivamente con gli uomini della medicina e della religione.

La crescita media annuale del mondo degli associati ad A.A. è del 7%: minima, in confronto ai milioni di attuali e potenziali alcolisti nei cinque continenti.

Ma è nostra grande speranza, pubblicando in italiano questo li­bro, che coloro che non hanno trovato finora una risposta al loro problema alcolico, comincino a trovarla in queste pagine e che, leggendo qualcuna delle storie personali, pensino: “Si, questo è successo anche a me” o, più importante: “Sì, anch’io ho vissuto questa esperienza o, più importante ancora: “Sì, io credo che questo programma possa aiutarmi”.

Questo libro e questa Associazione, hanno un unico scopo: aiu­tare gli alcolisti a uscire dal loro problema. E ogni giorno, in qual­che parte del mondo, il recupero comincia quando un alcolista parla con un altro alcolista: mettendo in comune esperienza, forza e speran­za.

 

Tratto da: "Alcolisti Anonimi"

http://www.alcolistianonimiitalia.it/modules.php?name=aa014-testi

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)