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Alcoltest? Positivi con una birra!

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Lo abbiamo provato, dopo aver bevuto. E ci siamo resi conto che la migliore tecnologia è il buon senso. Se devi guidare, non bere. Nulla, o quasi. Perché tra margini di errore, variabili come il peso corporeo, il sesso, l'età, lo stomaco pieno o vuoto, è meglio non rischiare di credersi al di sotto del livello massimo. Per poi scoprire, al cospetto di polizia o carabinieri, di essere di poco sopra. E pagare quattro o cinquecento euro di sanzione, oltre a lasciare le chiavi dell'auto nel cassetto per un mese o più. Sabato sera un cronista del Secolo XIX ha testato un etilometro in un bar di Lavagna, sulla scia dell'obbligo per i locali notturni, scattato proprio alla mezzanotte di quel giorno, di avere gli alcol test a disposizione dei clienti che ne facciano richiesta.
La prova è andata in scena alle 21, al bar Rico di piazza della Libertà. Nel locale, dietro al bancone, c'è il barista Marco Viola. «Ci siamo dotati di questo etilometro elettronico, e lo mettiamo a disposizione gratuitamente - dice Viola - Per ora, nel pubblico, c'è più che altro molta curiosità. Ne ha chiesto l'utilizzo, ad esempio, anche chi sarebbe tornato a casa a piedi».
Consumiamo una birra media chiara alla spina, quindi 40 centilitri alla gradazione di 4,7 gradi. Il nostro peso corporeo è di 65 chili e siamo a stomaco vuoto. Pochi minuti dopo aver terminato la bevuta chiediamo l'etilometro. Si utilizza (com'è spiegato in un prospetto affisso alla parete) soffiando vicino ad un sensore per qualche secondo, senza appoggiare la bocca, quindi senza necessità di parti sterili. Il primo tentativo va a vuoto: nessun risultato. «Non sempre funziona alla prima, problemi di taratura dell'apparecchio - ammette il barista - riprova, vedrai che di dà il responso». Il secondo tentativo, in effetti, va a segno. L'apparecchio emette un "beep" intermittente, e sul display a cristalli liquidi compare la stima del tasso di alcol nel sangue: 0,5. Saremmo già a rischio ritiro patente. Anche se va detto che queste macchinette sono tarate per arrotondare per eccesso, in modo da evitare ai clienti di credere di essere sotto al limite quando invece si è al di sopra. Magari, con la nostra "birretta" appena bevuta a stomaco vuoto, il nostro reale tasso di alcol è di 0,4, e l'etilometro, che ha un margine di errore di 0,1, segna un punto in più. Comunque, per evitare rischi, aspettiamo un po' di tempo prima di tornare a casa in auto: mezzora dopo, in effetti, il nostro tasso è già sceso a 0,3. Di alcol test ce ne sono tre tipi: c'è quello elettronico, da noi testato al bar Rico: la macchinetta costa 50 euro, e funziona per un centinaio di "soffiate". Poi è necessario sostituire un piccolo componente, il sensore, che da solo costa quasi 50 euro, perché contiene i reagenti che danno l'impulso all'apparecchio. Anche il ristorante "Spinnaker" a Lavagna ha questo modello, come ci mostra il titolare Gianni Nocera. C'è poi quello a palloncino, di cui si è dotato il ristorante "Desco dei Fieschi", sempre a Lavagna. In questo caso il funzionamento è chimico: si soffia dentro e un beccuccio cambia colore: a seconda della tonalità si saprà il proprio tasso alcolico. Al ristoratore costa 2,5 euro a pezzo, e dopo si getta. Il suo prezzo al cliente è già fissato a 2,90 euro. Ma ci sono ristoratori che lo offrono in omaggio, a seconda di quella che è stata la consumazione della clientela.
Infine, esiste l'apparecchio a muro, che funziona a moneta, e si usa soffiando con una cannuccia: questo modello, il più costoso (circa 500 euro) è quello che si trova solamente nelle sale da ballo. Ed in effetti sia il Sol Levante di Cavi di Lavagna che il Covo di nord est di Santa Margherita ne hanno uno. Ieri sera, in questa storica sala da ballo, il macchinario suscitava molta curiosità, nonostante sia in funzione già da un anno.
«Quando vediamo un ragazzo che ci sembra un po' troppo ubriaco - dice Stefano Rosina, gestore del Covo - siamo noi stessi ad invitarlo a testare il suo livello di alcol».