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Alfano: "L'alcol è come la droga"

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Il ministro della Giustizia non usa mezzi termini: «L'alcol va considerato una piaga sociale, al pari della droga». E come tale, prevenuto e combattuto. (*) Angelino Alfano parla a poche ore dall'entrata in vigore del provvedimento milanese antialcol, ed espone il suo schema di lotta. Anzitutto, «una proposta che il governo presenterà a breve» per sferrare «un forte attacco a chi guida in stato di ebbrezza» e proseguire sulla scia della legge sulla sicurezza. Secondo, «avviare anche per chi viene trovato con un tasso alcolico eccessivo programmi di rieducazione come avviene per i tossicodipendenti».
Per il ministro senza l'apporto dei genitori le leggi non bastano, «perché per i minori che si trovano spesso in stato di ebbrezza serve un progetto di recupero che veda coinvolte anche le famiglie». Di una legge nazionale rivolta ai consumatori precoci non si parla però ancora. E' piaciuta agli onorevoli dell'Unione di Centro l'iniziativa del sindaco Moratti, tanto da spingerli a presentare alla Camera una proposta di legge che estenda la misura lombarda a livello nazionale e, come ha detto Pierferdinando Casini, «preservi i nostri ragazzi dall'alcolismo». Va evitato, dice il leader Udc, che diventino «pendolari dell'alcol», cioè migrino verso Comuni più permissivi per aggirare la misura. E ai critici ricorda il caso della legge antifumo dell'allora ministro Sirchia, che sebbene contrastata nella fase iniziale ha poi ottenuto «l'abbassamento della diffusione del fumo tra i giovani».
Ma il dibattito politico si anima soprattutto nelle giunte dei Comuni italiani. Si inalbera l'ex assessore di Milano e oggi sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, che parla di «misura khomeinista» e lancia un appello: «Vengano da noi tutti i giovani, qui dove si può bere liberamente». Non raccolgono la provocazione a Milano, e si limitano a difendere la loro creatura normativa. «Costruiremo una cultura del bere che superi quella dello sballo», promette l'assessore alla Salute Landi di Chiavenna, mentre il vicesindaco De Corato rassicura i ragazzi: per i primi 15 giorni sarà tregua pecuniaria, poi però «multe a raffica».
Voci leghiste si alzano dal Comune di Torino per chiedere a Sergio Chiamparino che anche per gli adolescenti all'ombra della Mole valga la stessa regola. Alza invece la mano da Monza il primo cittadino Mariani, che sottolinea i difetti dell'ordinanza: «E' molto più utile multare solo i locali e i rivenditori di alcol che non farlo anche con i ragazzi - osserva -, dato che poi a pagare sono i genitori». E proprio da questi arrivano richieste di maggior rigore, considerando le misure di Milano ancora troppo blande.
Parla il Movimento italiano genitori (Moige), che pur esprimendo «apprezzamento» per le proposte e l'impegno da parte dei sindaci, ribadisce la necessità di una legge nazionale «che vada in primo luogo ad innalzare il divieto di somministrazione e vendita ai minori di 18 anni» e «che vieti i passaggi pubblicitari di alcolici durante la fascia protetta e i programmi per i giovani».