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Alimentazione: bere vino aiuta la salute?

di Marcello Poggi

E' possibile affermare che bere faccia bene? Si sente parlare degli effetti benefici del vino rosso che, in effetti, contiene una sostanza antiossidante, il resveratrolo, che protegge il cuore e le arterie. E' importante sottolineare che le dosi consigliate di vino rosso sono di 200 ml al giorno per un uomo e 100 per una donna. In pratica, molto meno di ciò che viene ritenuto con la frase "bevo solo qualche bicchiere a pasto". Mezzo bicchiere a pranzo e cena (ma pesate, perchè un bicchiere può essere grande) sono tutto ciò che si può chiedere al vino rosso perché i benefici dati dalla sostanza che contiene (peraltro contenuta in altre sostanze non alcooliche quali le noci), pareggi statisticamente gli effetti negativi del bere: alcolismo, tumori, gastrite, acidità, epatite.

Insomma, bere non è mai una prevenzione, è bene eliminare alla base questa scusa. Bere è un'abitudine finché resta tale, cioé se se ne può fare a meno, non provoca alterazioni della personalità, non viene fatto di nascosto. In quei casi c'è qualcosa che non va. E' stato fin troppo a lungo tollerato che l'alcolismo e la violenza causata da esso, per non parlare delle migliaia di morti sulle strade, fossero attribuiti a una abitudine cui strizzare l'occhio, e non a una dipendenza da curare. La società ha un ruolo fondamentale, perché se un comportamento è censurato, ci si accorge prima del problema.

E' il tipico caso di chi beve ma conduce una vita sociale apparentemente normale, e riesce a lavorare. Allora viene considerato normale e accettata questa dipendenza. La verità è che si sottostima continuamente l'abuso di alcool fra adulti e fra minori, che non potendo o non osando procurarsi altri tipi di stordimento, si affidano ai più improbabili mix alcoolici anche a stomaco vuoto, con effetti spesso che vanno fino al coma etilico.

Mi dispiace, ma per chi avesse letto l'articolo per giustificare il proprio bere, devo dare una delusione: bere non mai né una cura né una prevenzione.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)