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Allarme alcol e giovani: risponde Michele Contel

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"Stupisce che in concomitanza con il ciclo di festività di fine anno vengano diffusi dati obiettivamente allarmistici sul

fenomeno ben noto degli abusi di bevande alcoliche da parte della popolazione giovanile, riportando dati laterali dedotti da

un'indagine sui 18enni dedicati ai comportamenti HIV correlati".
Lo ha dichiarato il Vice Presidente dell'Osservatorio Permanente Giovani e Alcool Michele Contel "Alcol e imprudenza nel

campo della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili sono temi certo correlati ma anche molto diversi e",

prosegue Contel, "non si può far dipendere l'allarme destato da un fenomeno ricorrendo ai dati che riguardano l'altro".
Se il 10% dei giovani trascura le precauzioni in campo sessuale perché l'aver bevuto troppo è concausa della sua imprudenza,

questo - prosegue Contel - non vuol dire che i giovani siano esposti nel 90% dei casi ai rischi causati da un binge drinking

che raggiunge una media di 8 bicchieri. Dati del genere alterano il senso di una corretta sorveglianza del tema dell'abuso; è

ben noto che una fascia importante di giovani abusa con il binge drinking specialmente nella fascia 18-22 anni (dove il binge

riguarda almeno occasionalmente il 21% dei giovani) e sappiamo che nel 14,6% dei casi anche i 16-18enni sono esposto ad

abbuffate alcoliche". "Noi - riprende Contel - non riteniamo serio diffondere una rappresentazione onnicomprensiva dell'abuso

giovanile in cui 9 su 10 bevono 8 drink di seguito; tutte le rilevazioni in Italia concordano nel riferire che il 30% dei

giovani sono astemi e che il bere giovanile evolve nella grande maggioranza dei casi nella direzione di un consumo moderato

in media con lo stile di uso delle bevande alcoliche dominante nella tradizione italiana. Anche l'insistenza su soglie molto

restrittive di consumo, senza riferimento ai contesti ed ai vissuti differenziati del consumo sociale, rischia di essere

lettera morta; gli studiosi delle discipline cliniche e gli epidemiologi sanno che una valutazione obiettiva della

pericolosità dell'alcol richiede analisi ben più approfondite che non quelle basate sulla semplice registrazione della dose

di alcol ingerito. Va distinto insomma il riferimento all'alcol visto nella cornice asettica del laboratorio e della
sperimentazione da quello alle bevande alcoliche inserite in una tradizione millenaria". "Nel prossimo mese di Gennaio - ha

concluso il Vice Presidente dell'OPGA - L'Osservatorio Permenente sui Giovani e l'Alcool diffonderà i dati della sesta

indagine DOXA-OPGA: un'occasione attesa di registrazione dei trend generale e, ci auguriamo, anche un'opportunità per

estendere a tutta la comunità scientifica l'invito a dialogare sulle metodologia delle sorveglianza adottate".