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News di Alcologia

Allarme alcol fra i minori, genitori chiedono aiuto ai Carabinieri

Allarme alcol fra i minori, genitori chiedono aiuto ai Carabinieri

di LUANA DE FRANCISCO
UDINE - Li vedono rincasare a notte tarda, con l'alito che sa ancora di alcol e nessuna voglia di rispondere alle loro

domande. Sempre la stessa angoscia, un fine settimana dopo l'altro, come se a dettare le regole, ora, fossero soltanto loro:

quei figli non ancora maggiorenni, ma già sufficientemente grandi da prendersi la libertà di ubriacarsi in strada. Se non è

un'emergenza sociale, poco ci manca. E i genitori, incapaci - per loro stessa ammissione - di gestirla, cominciano ad avere

paura. E a cercare una sponda nelle forze dell'ordine: nelle ultime tre settimane, sono già cinque le famiglie che si sono

rivolte ai carabinieri. Tutte di buona estrazione sociale. Il fenomeno. Il primo dato preoccupante riguarda l'età: il consumo

di sostanze alcoliche è presente anche tra i giovani con meno di 16 anni. Cioè coloro per i quali la legge prevede il divieto

di somministrazione. Uno "sbarramento" che nasce da esigenze di salute, prima ancora che da considerazioni di carattere

morale: bere a quell'età significa ingerire sostanze che l'organismo non è ancora preparato a smaltire. Eppure, basta fare un

giro in centro al sabato sera, oppure nei bar o nei parchi cittadini durante le giornate di sciopero o "marina" dalla scuola,

per imbattersi in studenti poco più che bambini con in mano una bottiglia di birra, un calice di vino o, peggio ancora, un

bicchiere di superacolici. Le notti brave. È proprio in occasioni come queste che, forti della presenza del "branco", si

supera la soglia, scivolando in stati di ebbrezza per niente consoni con l'aspetto fanciullesco che l'età scolare tradisce

ancora. Passare dalla sbornia alla violenza, verbale e fisica, è un attimo. E chi li conosce, amici e genitori compresi, lo

sa bene. Lo sanno anche i gestori dei locali che, specie nei fine settimana, tengono aperto fino a tardi e, ritrovandoseli al

bancone, si vedono costretti a chiedere loro un documento d'identità e, appurata l'età "fuori target", a negare la

consumazione. L'impotenza dei genitori. Sarà. Eppure, a casa tornano quasi sempre decisamente brilli. E con una voglia matta

di sprofondare nel letto e dormire fino all'ora di pranzo del giorno successivo. L'arcano è presto svelato: per bypassare i

"niet" degli esercenti, esistono due strade altrettanto facili e collaudate. Qualcuno delega l'ordine all'amico che i

fatidici 16 anni li ha già compiuti, qualcun altro fa scorta di ogni bendidio di vini e superacolici al supermercato più

vicino. Trucchi in grado di aggirare l'ostacolo, ma non d'ingannare mamma e papà. Che però, una volta posti di fronte al

fatto compiuto, non sanno che pesci pigliare. L'appello alle autorità. L'àncora di salvezza, per qualcuno, si trova in viale

Trieste: nella caserma dei carabinieri che, nelle ultime tre settimane, ha già raccolto lo sfogo e le richieste di aiuto di

cinque famiglie. Compresa quella della madre di un 15enne, una professionista residente in pieno centro, che qualche sera fa

ha accompagnato il figlio a una festa organizzata da un compagno di classe in un locale di via Mercatovecchio. E che si è poi

indignata nello scoprire che, insieme ai suoi amici, per rimediare al divieto imposto dai genitori del festeggiato di servire

alcol ai ragazzi, il figlio aveva acquistato birre e superacolici nei bar vicini per consumarli durante la serata. Genitori

impotenti e spaesati, quelli che si presentano dai carabinieri, in cerca di conforto, consiglio e, soprattutto, di quell'

autorità che loro sentono di non riuscire più a esercitare sui propri figli. E quello ai supermercati. La scorciatoia alla

"sbronza" si trova nei supermercati. Dove i minorenni sanno di non incontrare "bulldozer" pronti a far fare loro marcia

indietro. È lì che, soprattutto nei fine settimana, si recano in spedizione per fare incetta di alcolici. I carabinieri lo

sanno, ma, pur avendo ben presente la mappa degli alimentari e dei supermercati presenti in centro e nei quartieri

periferici, possono fare ben poco. Perchè, in materia, la legge punisce chi somministra, ma non chi vende. (*) Lasciando

dunque ampi margini di manovra ai commercianti. Di manovra e anche di coscienza. Come dimostra l'esempio del "Carrefour"

presente al Terminal nord. Dove, da qualche tempo, subito dopo l'entrata, campeggia un cartello: una comunicazione alla

clientela "a difesa - si legge - della salute di giovani e giovanissimi". Messaggio breve ma efficace: "Informiamo che in

questo punto vendita non si vendono alcolici ai minori di 16 anni". La speranza è che anche gli altri - quelli che ancora non

l'hanno fatto - decidano d'imitarlo.