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Allarme metanfetamine: aumenta il rischio di avere il Parkinson

Allarme metanfetamine: aumenta il rischio di avere il Parkinson


ALLARME METAMFETAMINE: AD USARLE MAGGIORI RISCHI DI AVERE IL PARKINSON
Chi fa uso di ecstasy e affini incorre tre volte in più nella possibilità di soffrire del morbo, secondo l’ultimo studio dell’ateneo dello Utah. Ed è ancora peggio per le donne


In cambio di eccitazione, disinibizione nei rapporti interpersonali, iperattività e grande resistenza alla fatica, le metanfetamine, droghe create sinteticamente tra cui la più nota è l’ecstasy, portano gravissimi problemi di salute a chi ne fa uso: l’ultimo dei molti studi a riguardo, svolto dai ricercatori della University of Utah, ha collegato il consumo di queste sostanze tossiche al morbo di Parkinson, scoprendo che i consumatori abituali di MDMA e simili corrono un forte rischio di contrarre la malattia. Se la media è di un rischio di tre volte tanto superiore rispetto a chi non usa droghe, per le donne questo sale a 5 volte rispetto alle persone non consumatrici.


Un eccitante ad alto rischio

Lo studio americano, che ha visto lavorare insieme professori in tossicologia, farmacologia, biomedica, ha potuto analizzare i dati medici sensibili di circa 40mila abitanti dello stato dello Utah, conservati presso l’università, per studiare le relazioni tra consumo di droghe e insorgere di determinate patologie. Per l’intera categoria delle metanfetamine, le conseguenze di un uso prolungato vanno da problemi di tipo mentale, perdite di memoria, problemi ai denti e alle gengive, e ora anche il morbo di Parkinson. Già un precedente studio svolto in California su 250mila cartelle cliniche aveva confermato un rapporto tra l’incorrere della malattia e l’uso di droghe sintetiche. Ma in quel caso la ricerca era concentrata sui pazienti ricoverati, mentre lo studio odierno appena pubblicato sulla rivista scientifica Drug and Alcohol Dependence ha potuto indagare sui cittadini di ogni tipo, anche senza la presenza di ricoveri ospedalieri, e ha potuto tracciare un quadro suddiviso anche per sesso e comparando diverse droghe: un campione di 5mila persone aveva dichiarato l’uso di metanfetamine, un secondo campione faceva uso di cocaina e un campione più ampio invece non aveva mai fatto usa di droghe di alcun tipo.


Un aiuto troppo pericoloso alla dieta dimagrante

Tra le donne, racconta lo studio, le metanfetamine non sono così diffuse come tra gli uomini, anche se poi i livelli di rischio di contrarre il morbo di Parkinson in età adulta sono più alti. Per il sesso femminile, il consumo è concentrato soprattutto intorno ai 30 anni di età e la motivazione diversamente da quanto avviene per gli uomini è più legata alla perdita di appetito, alla resistenza alla stanchezza e dunque alla promessa di una perdita di peso rapida. Con conseguenze però molto più rischiose rispetto ai danni da sovrappeso e obesità. In più, le donne tendono a consumare quantitativi inferiori di metanfetamine, ma a cadere nella dipendenza nel lungo periodo in percentuali più alte rispetto ai maschi.


Ecstasy, cocaina, alcol: effetti diversi

Per uomini e donne comunque, nelle cartelle personali appariva chiaro come proprio l’uso delle metanfetamine (e non per esempio dell’alcol) fosse il responsabile dell’incorrere del morbo a partire dai 50 anni in su, e questo accade in tutti i casi anche per chi ha consumato tali sostanze a 20 anni e ha poi smesso per i decenni successivi.


(...omissis...)


di Eva Perasso


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/14_dicembre_17/allarme-metanfetamine-ad-usarle-maggiori-rischi-avere-parkinson-796c9df4-85df-11e4-a2bf-0fba46a30b83.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)