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Allucinogeni e sperimentazione nel campo delle dipendenze

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ALLUCINOGENI E SPERIMENTAZIONE CLINICA NEL CAMPO DELLE DIPENDENZE

funghettiLa ricerca scientifica nel campo delle dipendenza ha sperimentato negli anni ’60 e ’70, a scopo terapeutico, l’uso di allucinogeni, per poi abbandonare quasi completamente la sperimentazione a causa dell’inserimento degli allucinogeni nell’elenco delle sostanze proibite e anche per i risultati contrastanti e gli effetti collaterali dell’impiego di allucinogeni nella pratica clinica.

L’articolo fornisce una breve rassegna sugli studi clinici classici e su alcuni studi recenti degli allucinogeni nel campo della cura delle dipendenze. A livello di effetti, è noto che gli allucinogeni provocano acute alterazioni nella percezione, nelle esperienze soggettive della realtà e nelle abilità cognitive. Oltre agli effetti neurobiologici, le componenti degli allucinogeni agiscono in modo significativo nell’esperienza psicologica soggettiva. E’ proprio quest’ultimo aspetto a essere stato maggiormente preso in considerazione nelle applicazioni a fini terapeutici degli allucinogeni per curare i comportamenti collegati alla dipendenza da sostanze. Anche le proprietà ansiolitiche di alcuni allucinogeni, soprattutto psilocibina e MDMA, sono state utilizzate a scopo clinico, ad esempio per contrastare i sintomi della depressione o dei disturbi da stress post-traumatico.

Tuttavia, le aree che sono state più esplorate, in merito alle potenzialità terapeutiche degli allucinogeni, sono la riduzione del craving, l’aumento dell’auto efficacia, e l’incremento delle motivazioni. E’ possibile che determinati aspetti dell’esperienza soggettiva che avvengono durante l’intossicazione allucinogena, come le esperienze mistiche o le “illuminazioni”, possano rafforzare le motivazioni al cambiamento del comportamento dipendente attraverso 1) l’accresciuta fiducia nella possibilità di cambiare 2) una consapevolezza accresciuta delle conseguenze negative che può rinforzare la spinta al cambiamento 3) un cambiamento di prospettiva. Durante la sessione di cura con allucinogeni, i desideri individuali relativi alla sobrietà possono diventare più salienti, e la discrepanza fra i valori, gli obiettivi del soggetto e i comportamenti d’uso della sostanza possono essere più acuti.

In definitiva, secondo gli autori alcune ricerche hanno dimostrato il potenziale della somministrazione di allucinogeni per mobilitare processi biologici e psicologici rilevanti nella dipendenza, e che possono attivare meccanismi attraverso i quali gli allucinogeni possono promuovere il ricovero quando avviene in un contesto in grado di massimizzare gli effetti terapeutici dell’esperienza. In particolare, le esperienze mistiche indotte da alcuni allucinogeni possono essere concorrere a provocare cambiamenti persistenti nell’umore, nella personalità e nel comportamento. Gli autori, commentando le indicazioni cliniche provenienti da recenti ricerche, concludono l’articolo auspicando un incremento della sperimentazione clinica: “Questi recenti sviluppi, se combinati con la letteratura più vecchia forniscono delle ragioni valide per ulteriori ricerche in grado di rispondere all’interrogativo se gli allucinogeni classici abbiano o meno rilevanti effetti clinici sui comportamenti dipendenti, e in caso positivo se possano essere usati dal punto di vista clinico per migliorare i trattamenti per i pazienti che soffrono di dipendenza.”

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.cesda.net/?p=7850


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)