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American Cancer Association: attenzione alla vita sedentaria e al consumo di alcolici

American Cancer Association: attenzione alla vita sedentaria e al consumo di alcolici

Velocemente muore chi sta troppo seduto. Vien proprio da parafrasare la poesia di Martha Medeiros, che tanti su Internet e

una volta Clemente Mastella in Parlamento hanno scambiato per Neruda, tanto è bella: «Lentamente muore chi diventa schiavo

dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei

vestiti, chi non parla a chi non conosce...». E questa volta è proprio vero. Alzarsi in piedi è il primo passo per vivere più

a lungo. Lo prova uno studio di sette ricercatori guidati da Alpa Patel, epidemiologa dell'American cancer association

specializzata sul ruolo dell'attività fisica nella prevenzione al cancro.
Nel lavoro pubblicato dall'American journal of epidemiology si rende conto di tredici anni di test su 53.440 uomini e 69.776

donne sani. Gli uomini che sono stati seduti più di sei ore al giorno sono risultati avere il 18 per cento di probabilità in

più di morire rispetto a quelli che hanno passato in poltrona meno di tre ore. Per le donne la percentuale sale al 37. Di

quelli che si sono alzati raramente, poi, il 48 per cento degli uomini ed il 94 delle donne hanno avuto ancor più

probabilità, perché hanno trascurato lo sport.
«Molti fattori provano l'associazione tra il tempo speso seduti e la possibilità di morte - ha commentato Alpa Patel -. I

messaggi per il pubblico e le linee guida per la ricerca, riguardo la lotta all'epidemia dell'obesità, dovrebbero essere

ridefiniti per diminuire il tempo che si passa seduti oltre che per promuovere l'attività fisica».
Al lavoro, al pc, davanti alla tv, in auto, a cena. Il tempo che passiamo seduti è infinito. E questa posizione, oltre ad

essere dannosa per il funzionamento interno del corpo, facilita pure abitudini esterne sbagliate, come il consumo di cibi

ipercalorici e di alcolici. Secondo Giorgio Palestro, preside di Medicina a Torino, «Se ci si siede per stanchezza va bene,

ma una vita troppo sedentaria schiaccia la colonna vertebrale, rallenta la circolazione del sangue e dunque la pulizia

dell'organismo. Da fermi, si accumulano poi i radicali liberi, delle strutture chimiche che favoriscono lo sviluppo di

tumori. E i materiali grassosi, invece di essere bruciati, si stratificano nelle arterie portando al rischio di

arteriosclerosi e d'ischemia. Stando troppo rilassati, infine, l'attività muscolare, compresa quella cardiaca, si

disimpegna».
Una persona che si alza spesso dalla sedia per muoversi è pure di buon umore. E' la tesi di Piergiorgio Strata, professore

emerito di Fisiologia a Torino. «La capacità di alzarsi è segno di euforia, motivazione, vittoria sullo stress - spiega -.

Certo non bisogna neanche stare troppo fermi in piedi se no si sviene, come le guardie della regina, per la stasi venosa che

riduce la pressione cardiaca». E restando in Inghilterra, il professore cita una ricerca scientifica sugli autisti e i

bigliettai londinesi di quando c'erano ancora i bus a due piani. «Morivano di più i primi - racconta - perché si muovevano di

meno e diventavano obesi, invece i secondi guadagnavano in longevità dal fare le scale su e giù. D'altra parte, siamo nati

per alzarci, correre, andare a caccia. Invece ora attraversiamo una piena involuzione da computer. Secondo una ricerca, il

numero di miopi aumenta, perché guardiamo sempre più solo da vicino e il cervello si adatta. Eppure come siamo nati per stare

in piedi, siamo riusciti a guardare lontano per sopravvivere. Dobbiamo tornare ad osservare le montagne, il cielo e le

stelle. Altrimenti, le tecnologie oltre ad essere un grande aiuto per la nostra specie rischiano di comprometterne la

vivacità».
E lo sport? Per chi proprio non si può alzare ci sono esercizi specifici (ad esempio, quelli disegnati sopra). «Per chi non

ha problemi, dire che l'attività fisica è utile equivale a dire che una medicina fa bene. Ma dipende come, quando e perché»,

mette in chiaro Luciano Gemello, docente di Scienze motorie a Torino. «L'ideale, come per la dieta, è variare», spiega lui

che è personal trainer da prima che la definizione arrivasse in Italia: «In 25 anni ho fatto alzare dalla sedia centinaia di

persone. Una soddisfazione che dimostra come le persone possano cambiare il loro modo di vivere».