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Anche il cervello soffre il fumo: danni non solo a cuore e polmoni

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Anche il cervello soffre il fumo: danni non solo a cuore e polmoni


Fumare non mette a rischio solo polmoni e cuore, ma anche il cervello. Una ricerca del King's College di Londra rivela che l'abitudine di aspirare tabacco porta a un aumento delle probabilità di sviluppare demenza senile e Alzheimer.


I ricercatori sono partiti dal desiderio di comprendere quale tipo di legame vi fosse fra un evento cardiovascolare come un ictus o un infarto e la salute del cervello. L'analisi si è servita di un campione di 8800 soggetti seguiti per un periodo di otto anni. Durante il follow up, i volontari hanno partecipato a test di natura cognitiva volti a valutare la loro capacità di apprendimento, di ragionamento e la loro memoria. I risultati, pubblicati su Age and Ageing, dimostrano che il rischio di eventi cardiovascolari è legato a declino cognitivo, e che stili di vita sbagliati - in primo luogo il fumo - influiscono sulla qualità delle performance cerebrali dei cerebrali dei soggetti.


Il dott. Alex Dregan, coautore dello studio, spiega: "il declino cognitivo diventa più comune con l'invecchiamento e per un numero crescente di persone interferisce con le attività quotidiane e il benessere. Abbiamo identificato un certo numero di fattori di rischio che possono essere associati a un declino cognitivo accelerato, ognuno dei quali potrebbe essere modificabile. Abbiamo bisogno di rendere le persone consapevoli della necessità di fare alcuni cambiamenti nel proprio stile di vita a causa del rischio di declino cognitivo".


Un'altra ricerca, stavolta statunitense dell'Università del Wisconsin, segnala peraltro il fatto che il fumo possa causare nel cervello variazioni biochimiche molto simili a quelle provocate dalle sostanze stupefacenti.


"La scoperta - affermano gli scienziati - rafforza la convinzione che il fumo, con il tempo, inneschi nel cervello alterazioni tali da creare una dipendenza dalla sostanza. E fornisce al tempo stesso informazioni preziose sul meccanismo stesso della tossicodipendenza".


Durante le ricerche sono stati studiati campioni di tessuto cerebrale di fumatori di lunga data fino al decesso, di accaniti fumatori che prima di morire avevano smesso, e di non fumatori. Analizzando i campioni di diverse aree cerebrali, i ricercatori hanno inseguito due enzimi specifici che si trovano all'interno dei neuroni, simili al neurotrasmettitore dopamina, e che servono a trasmettere i segnali chimici al di fuori delle cellule cerebrali. In tal modo, hanno scoperto livelli elevati di questi enzimi nei tessuti cerebrali di fumatori ed ex-fumatori, rispetto agli stessi campioni di chi, in vita, non aveva mai acceso una sigaretta. "Il parallelo tra le evidenze dei cambiamenti a lungo termine del tabacco sul cervello umano, e delle droghe su quello animale - specificano gli autori dello studio pubblicato su PLoS One - è importante perché un nesso causale è già stato dimostrato, negli animali, tra la presenza dei due enzimi neuronali e l'adozione di comportamenti tipici della dipendenza da sostanze".


Andrea Sperelli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)