Ancona: è allarme alcol e giovanissimi
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Ancona. Sono finiti in ospedale ubriachi fradici, incapaci di reggersi in piedi. E' successo nella notte di Capodanno a
cinque minori tra i 13 e i 16 anni di Ancona. Uno sorpreso dai genitori, un altro soccorso in piazza Cavour. Lo stesso a
Senigallia e a San Benedetto. Tutti giovanissimi, uno trovato addirittura in coma etilico. I festeggiamenti di San Silvestro
hanno portato alla luce un fenomeno allarmante. L'abuso di alcol è sempre più frequente fra gli adolescenti. E le
proporzioni, anche nella nostra regione, sono rilevanti. Lo dice il recentissimo studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged
Children - Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare). Secondo il rapporto, nella nostra regione, per il
9% degli adolescenti il primo contatto con l'alcol avviene già a 11 anni. Un consumo che aumenta con il crescere dell'età
fino ad arrivare al 39% fra i quindicenni. Il maggior incremento, d'altra parte, si verifica proprio tra i 13 e i 15 anni.
Più nei maschi che nelle femmine. A 15 anni, poi, per il 16,7% dei maschi e il 10,8% delle femmine, iniziano a manifestarsi
le esperienze di ubriachezza. Va inoltre diffondendosi sempre di più il "binge drinking", ovvero il bere ripetutamente in
modo compulsivo fino ad ubriacarsi. I ragazzi arrivano a consumare quantità di alcol nettamente superiori alle loro capacità
fisiologiche di assorbimento con almeno 5 o 6 bicchieri ingeriti in modo consecutivo e rapidamente. Con la tendenza a bere
nel corso della serata diversi tipi di alcolici, dalla birra ai cosiddetti breezer, ai superalcolici ai cocktail.
L'allarme è scattato da un pezzo. Ammontano a 2.188.491 euro i fondi stanziati dalla Regione per affrontare le emergenze
legate agli abusi in età giovanile. Partirà poi a breve il programma Unplugged, con corsi di formazione e coinvolgimento
delle scuole per fronteggiare i comportamenti a rischio e ridurre, in particolare, quelli legati all'abuso di alcol. "I
nostri ragazzi non sono diversi da quelli di Roma o Milano - spiega Marco Morbidoni, responsabile dell'Osservatorio
Epidemiologico dell'Asur 7 -. Nelle grandi città le occasioni possono essere maggiori ma i rischi sono uguali ovunque". A
preoccupare di più è proprio l'incremento di abuso registrato fra i 13 e i 15 anni, in corrispondenza con l'uscita dalla
scuola dell'obbligo "e l'entrata - spiega Morbidoni - in un ambiente meno protetto, magari al di fuori del proprio paesello".
Fare un esame sulle cause non è semplice. Certo a concorrere sono fattori diversi: "famiglie assenti, futuro incerto,
frustrazioni di vario tipo. Ma qui c'entra l'educazione. Bisognerebbe spiegare ai giovani che non c'è bisogno dello sballo
per stare bene", taglia corto Morbidoni.
Ma lo "sballo" è come inculcato dalla società intera. E qui, spiega dal suo canto Stefano Berti responsabile dell'ufficio
Promozione della Salute dell'Asur 7, c'entra molto "il comportamento di emulazione, i target imposti". "Lo sballo - spiega -
diventa allora elemento qualificante. Certi comportamenti trasgressivi fanno prendere punti, ti mettono al centro della
scena". E per i più piccoli il rischio è maggiore "proprio perché precocemente adultilizzati, con modelli che entrano di
prepotenza nella loro vita: da internet ai mass media". E più si è precoci più è facile che si innestino comportamenti di
dipendenza. "L'allarme è alto - ammonisce Berti - per questo dobbiamo lavorare in sinergia: istituzioni, scuola, operatori
della sanità".
Pia Bacchielli