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Ancora in crescita il commercio mondiale di vino

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ANCORA IN CRESCITA IL COMMERCIO MONDIALE DI VINO CHE, PER UNIONE ITALIANA VINI (CORRIERE VINICOLO), NEL 2013 SI ATTESTERÀ A 35 MILIARDI DI EURO (+5% SUL 2012). MERITO, SOPRATTUTTO, DELLO SFUSO E DEGLI SPUMANTI, SU, RISPETTIVAMENTE, DEL 10% E DEL 5%


Il commercio mondiale di vino chiuderà l'anno in crescita: secondo le stime del Corriere Vinicolo (Unione Italiana Vini), elaborate sull'andamento del primo semestre dei principali Paesi importatori ed esportatori, il totale 2013 si attesterà a 35 miliardi di dollari, pari a una crescita del 5% sul 2012. Tutti e tre i principali segmenti del mercato sono previsti in crescita: il tasso più alto (+10%) rimane appannaggio del vino sfuso, grazie alla salita vertiginosa dei prezzi dei prodotti della vendemmia 2012, che verrà diluito solo in parte dall'effetto calmierante del raccolto 2013, previsto regolare un po' in tutto il mondo. Crescita anche per i vini confezionati, a 24,9 miliardi di dollari (+5%), e per gli spumanti, il cui saldo finale dovrebbe oscillare attorno a +3-4%, a 5,8 miliardi.


"Sono molto soddisfatto di questa situazione - commenta Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini - che si avvia a essere positiva per il nostro settore, nonostante la difficile congiuntura economica. Pare che il comparto abbia tratto i più ampi benefici dalla riduzione dell'offerta avutasi un questi anni, generata in parte dall'effetto delle estirpazioni con premio in Europa e in parte da due annate scarse per via del meteo, trovando proprio nella difficile reperibilità del prodotto uno dei più validi alleati per ammortizzare gli effetti della crisi mondiale. Sarà interessante vedere come si riassesterà il mercato nel momento in cui i segni di recessione dovessero incominciare a essere meno pesanti e le vendemmie dovessero tornare a essere regolari. Quest'anno - continua Zonin - con i primi timidi segni di ripresa economica in Europa e un raccolto abbondante un po' in tutto il mondo, potrebbe fornire una stimolante preview del nuovo scenario".
Sul lungo periodo, pre e durante crisi, la spumantistica è l'unico comparto ad aver fatto più fatica a rimettere ordine nei propri conti: il ritorno ai livelli del 2008 si è fatto attendere cinque anni, mentre sfusi e confezionati hanno preso maggiore slancio, recuperando l'anno di picco più basso già dal 2010. Il responsabile ha un nome e cognome: Champagne, la cui graduale ma troppo lenta ripresa continua a influenzare l'andamento generale della categoria, neutralizzando di fatto l'impulso dato dall'effetto Prosecco. "Preferisco leggere al contrario la situazione della spumantistica - continua Zonin - dando invece il merito al Prosecco di aver compensato la pausa di riflessione avuta dalle bollicine francesi". Tornando invece a sfusi e confezionati, la scarsità di prodotto patita nel 2010 e nel 2012 si legge chiaramente come effetto diretto sull'impennata dei valori degli scambi: sul confezionato, tra 2010 e 2013 si guadagneranno circa 5 miliardi di dollari (da 20 a 25), sugli sfusi il saldo sarà positivo per 1,2 miliardi (da 4,6 a 5,8).
Grazie alla dinamicità del Prosecco, come detto, il nostro Paese è destinato a guadagnare ancora quote di mercato a livello mondiale. Se l'Italia dovesse mantenere il ritmo di crescita registrato nel primo semestre, chiuderebbe l'anno a 900 milioni di dollari di esportato (+15%), ritrovandosi con 2 punti percentuali in più di share sul commercio globale, al 16%, contro una Francia che chiudendo a +2% di crescita annuale vedrebbe il suo peso ridursi di un altro punto percentuale, al 55%.
Nel commercio di vino confezionato, l'Italia dovrebbe chiudere in terreno positivo (+6% a 4,7 miliardi di dollari), mantenere la seconda piazza a livello globale, con una quota del 19%, guadagnando decimi di punto ai francesi, le cui performance nella prima parte dell'anno non sono state particolarmente brillanti. L'onda Nuovo mondo sembra in fase di rientro, con il solo Sudafrica a destare sorpresa, con una ripresa netta del commercio di vino confezionato (+27%), che dovrebbe portarlo di nuovo sopra il 2% di quota mondiale. Stasi invece per Cile, Argentina e Australia, in leggera crescita la Spagna, mentre gli Usa confermano lo stato di salute delle esportazioni registrato negli ultimi anni, con una quota sugli scambi mondiali che incomincia ad avvicinarsi al 5%.


Coldiretti: "Italia verso record di 5 miliardi di euro esportati nel 2013"
La vendemmia 2013 si festeggia con un brindisi all'aumento in valore del 10% nelle esportazioni dl vino Made in Italy che vola verso il record storico di 5 miliardi delle spedizioni all'estero, se l'attuale trend di crescita sarà mantenuto alla fine dell'anno. A dirlo la Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio estero del primo quadrimestre del 2013. "A fare segnare il miglior risultato al di fuori dai confini nazionali - sottolinea la Coldiretti - è lo spumante italiano la cui domanda cresce addirittura del 19% nel 2013. Oltre la metà del fatturato estero viene realizzato nell'Unione Europea dove le esportazioni di vino crescono del 10% come avviene negli Stati Uniti. La Germania si conferma il primo mercato per le bottiglie tricolori, con una crescita del 13%, ma l'export va a gonfie vele anche in Francia (+12%) e Gran Bretagna (+8%). Un vero e proprio boom si registra però in Russia, dove gli acquisti di vino italiano sono cresciuti del 32%. Crescita record (+30%) anche in Australia. Un dato significativo se si considera che lo stato oceanico è oggi il primo paese esportatore di vino tra quelli extraeuropei e il quarto a livello mondiale dopo Francia, Italia e Spagna. Positivo anche il dato sui mercati asiatici, con una crescita complessiva del 3%, con un aumento del 5% in Cina. Negli Stati Uniti - continua la Coldiretti - sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all'Amarone della Valpolicella ed al Collio mentre in Russia sono apprezzati Chianti, Barolo, Asti e Moscato d'Asti ed in Inghilterra Prosecco, Chianti, Barolo. I buoni risultati sui mercati esteri, dove oramai si realizza oltre la metà del fatturato del vino italiano, sono stati accompagnati da un aumento del valore delle vendite anche a livello nazionale dove nel primo quadrimestre del 2013 si è verificato un aumento dell'8,4% degli acquisti familiari secondo l'Ismea. Un risultato - continua la Coldiretti - determinato dagli aumenti dei prezzi medi poiché i consumi nazionali in quantità sono scesi a minimo storico dall'Unità d'Italia ad appena 22,6 milioni di ettolitri nel 2012, inferiori addirittura ai 29 milioni di ettolitri bevuti negli Stati Uniti (+2%) e ai 30,3 milioni di ettolitri della Francia che detiene saldamente il primato mondiale".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)