Angeli Custodi, missione in India per rimpatrio immigrato
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Latina - Quello di Singh Parmjit è stato il rimpatrio più incerto, sofferto, difficile. L'indiano, in Italia da cinque anni, si trovava a Latina da tre , senzatetto, privo di documenti, alcolista. E' stato portato in ospedale decine di volte perché trovato riverso in terra in stato di ubriachezza, per la scabbia, ma anche per le ferite riportate in seguito alle risse a cui ha preso parte e alle aggressioni di cui è stato vittima. Singh Parmjit ha fatto correre le ambulanze del 118, gli angeli custodi, ma anche le forze di polizia. Nel dicembre del 2007 è stato protagonista di una rissa tra immigrati indiani al centro di accoglienza Valle della Speranza. Arrestato e incarcerato insieme al suo fedele amico, Singh Kurtej, scontarono otto mesi di prigione. In seguito furono assolti. Tornarono quindi a Latina. Gli angeli custodi cercavano , invano, di convincerli a rimpatriare. I due rispondevano sempre di voler rimanere a Latina. Così ricominciarono la loro vita di vagabondi alcolisti. Per mesi hanno dormito alla stazione ferroviaria di Latina Scalo. Poi dinanzi il portone della chiesa di Santa Maria Goretti (vedi foto) . Ben conosciuti dal parroco e da tutti i parrocchiani , perché chiedevano denaro ai fedeli anche durante la messa. Con le elemosine acquistavano gli alcolici e le unità di strada li trovavano sempre ubriachi. All'inizio dell'inverno, per ripararsi dal freddo, si erano spostati all'interno della galleria con negozi, che si trova a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria Goretti. Durante il giorno si fermavano spesso a Piazza Roma. Non volevano rimpatriare, non potevano essere accolti a Valle della Speranza, non volevano cambiare vita.
Poi , nel gennaio scorso, l'epilogo drammatico : la morte di Kurtej, stroncato dall'alcol e dalla vita di strada . Dopo la morte dell'amico, Parmjit ha cominciato ad accettare la prospettiva del rimpatrio. In India ha moglie e tre figli che non vedeva da cinque anni. Con l'arrivo di un finanziamento da parte del Comune di Latina il rimpatrio dell'indiano è diventato possibile. Lui era in cima alla lista anche perché le condizioni psicofisiche si andavano progressivamente deteriorando, nonostante abbia solo 32 anni. . La sala operativa sociale avviava le complesse pratiche con il Consolato dell'India . Nelle ultime settimane Paramjit è stato ospite fisso delle tende per i senzatetto, presso la Cri di via Ezio. La sua presenza non è mai passata inosservata :arrivava la sera con l'immancabile bottiglia di wiskhy nella borsa. E quando non si presentava, toccava agli angeli custodi andarlo a cercare, negli angoli bui della città, per evitare che, dopo l'ultima bevuta,potesse morire di coma etilico e di freddo. Nelle ultime settimane, grazie all'intervento del primario del pronto soccorso Mario Mellacina, Parmijt aveva trascorso alcun periodi di ricovero e cure presso l'Ospedale di Sezze.
Fissata la data della partenza e acquistati i biglietti, Parmjit è stato sorvegliato a vista dal personale della sala operativa sociale. Proprio a causa della sua forte instabilità psicologica, negli ultimi tre giorni è stato con gli angeli custodi, 24 ore su 24.Nella tenda e fuori. Assistito anche dal personale della CRI , di Saman, della Caritas, Misericordia, del 118, pronto soccorso, ospedale Santa Maria Goretti, protezione civile, scout. Ma l'elenco è certamente più lungo.
"Temevamo di perderlo. Dopo l'ennesima bevuta poteva infilarsi in un garage abbandonato proprio il giorno della partenza . Temevamo di non trovarlo in tempo. Vi era la possibilità che cambiasse idea all'ultimo minuto - dice l'assessore alle politiche sociali Fabio Bianchi - che ha seguito la vicenda minuto dopo minuto".
Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Parmjit, all'alba, è partito dalla tenda di via Ezio diretto a Fiumicino, accompagnato da due angeli custodi, tra cui Nanda Devender Singh, l'operatore indiano che si è specializzato in questo tipo di attività. Nanda lo ha accompagnato nel lungo viaggio in aereo. Il cambio volo in Uzbekistan, quindi la tratta finale con destinazione Amristar, la capitale del Punjab indiano. Poi in auto fino alla porta di casa a Smurala, il villaggio agricolo nel cuore del Punjab, dove vive la sua famiglia. L'angelo custode indiano ha consegnato Parmjit ai familiari. Quest'ultimi sapevano del ritorno del congiunto, grazie alla fitta rete di relazioni e di scambio di comunicazioni che lega, via telefono, le comunità indiane presenti in agro pontino con le famiglie di provenienza degli immigrati.
" Prima dell'imbarco a Roma - dice l' Assessore ai servizi sociali del Comune di Latina Stefano Galetto - c'è stato l'ultimo colpo di scena. Parmjit ha detto che non voleva più partire. Anche la sua è la storia di un progetto migratorio fallito. Di una integrazione lavorativa che non si è avverata. Sentiva il peso di presentarsi dinanzi ai familiari , ai figli, con questo fardello. Temevamo che il rimpatrio fallisse. Poi Nanda Singh lo ha convinto con parole efficaci "