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Anoressia: dietro il digiuno la rabbia

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Dietro il digiuno la rabbia. Il dramma dell'anoressia
di Luciano Peirone, Elena Gerardi Un'immagine distorta di se, un ossessivo autocontrollo sul corpo, sul peso, sul cibo, i conflitti interpersonali, i disturbi

sessuali e della vita affettiva, il cattivo uso dell'intelligenza. Il soggetto anoressico è oppresso da un'aggressività

repressa ed è perennemente in lotta nei confronti del mondo.
Mancanza di appetito, poca voglia di vivere
Letteralmente: anoressia = mancanza di appetito. Appetito inteso in tutti i sensi. In primo luogo verso il cibo, per cui si

hanno perdita del peso corporeo, dimagrimento a causa delle poche calorie ingurgitate. Ma non basta, scendono e tendono ad

annullarsi anche altri "appetiti", altri "desideri": verso i rapporti umani, verso il contatto corporeo, verso la sessualità,

verso le emozioni, verso l'affettività. Piano piano scema la voglia di vivere.
Una misteriosa malattia
Proprio in quanto disturbo del corpo, l'anoressia può risultare facilmente visibile agli occhi di un osservatore neutrale

(familiare, amico, medico, psicologo, etc.). Ma non è sempre così, in quanto non di rado genitori e amici fanno fatica,

probabilmente perché spaventati, a "vedere".
A sua volta, il malato è troppo coinvolto fisicamente e psichicamente, per cui non risulta obiettivo nel giudicarsi. Le

emozioni disturbate distorcono la percezione del proprio corpo (lo si vede troppo grasso), per cui il malato tende a

nascondere agli altri (ma anche a se stesso) questa forma di disagio/malattia.
I principali disturbi del comportamento alimentare e i loro intrecci
L'anoressia si inserisce nell'area dei DCA (disturbi del comportamento alimentare). Quelli più significativi, oltre alla

carenza di appetito, risultano i seguenti.
• bulimia (letteralmente "fame da bue"): consiste in un eccessivo appetito, con ricorrenti abbuffate "selvagge e irregolari",

spesso seguite dal vomito, allo scopo di mantenere il giusto peso corporeo nonché tacitare il senso di colpa derivante da

questi eccessi.
• vomiting: consiste nello svuotamento gastrico, azione intenzionale finalizzata al controllo del peso corporeo oppure a

scaricare tensioni, aggressività, rabbia.
• binge eating disorder: consiste in una alimentazione incontrollata, senza freni, non ci si riesce a fermare. La "gola" è

soddisfatta. L'appetito c'è, così come il piacere di mangiare, ma se sfocia spesso nel "dar di stomaco", negli effetti dell'

indigestione e della sbornia, comunque nello star male, diventa un fenomeno patologico.
• obesità: è caratterizzata da un eccessivo peso corporeo, per cui grandi quantità di cibo vengono assunte regolarmente

all'interno di uno stile di vita sostanzialmente disordinato e scorretto, ma anche piacevole perchè il palato viene

soddisfatto. È questa una patologia in sempre più rapida diffusione, che comporta gravi conseguenze sull'organismo.
L'anoressia come ribellione
Essendo la mancanza di appetito un problema con cause fondamentalmente psicologiche, si osserva di frequente, negli

adolescenti e nei giovani, un sordo conflitto, un muto conflitto, insomma una situazione in cui si cova un desiderio di

protesta e di rivolta, desiderio espresso male o quantomeno in modo confuso. La psiche risulta bloccata dal punto di vista

emozionale, mentre grande spazio hanno i pensieri ossessivi (le cosiddette "ruminazioni"). La protesta, anche se talvolta

legittima nei confronti del mondo degli adulti, non riesce a trovare una ragionevole parola. Al suo posto parla il corpo,

rivelando attraverso la malattia il disagio esistenziale.
Il sottile filo rosso: la rabbia inconscia
Dietro a questa somatizzazione si può intravedere, se si sta attenti, un'emozione decisamente negativa e pesante: un'

aggressività, persino un odio, che vengono coltivati e fatti crescere. Il tutto avviene in modo perlopiù inconscio,

sotterraneo e invisibile, salvo poi manifestarsi in saltuari episodi di scarica rabbiosa. Probabilmente quella stessa rabbia

che porta il malato anoressico sia a torturare il proprio corpo sia a fare una gran fatica nel collaborare durante la cura.
L'incapacità di esprimere i sentimenti
Il fuoco della malattia risiede nel fatto che i sentimenti e gli affetti, cioè le cose buone che danno un senso alla vita,

vengono schiacciati, repressi, rimossi, negati, cancellati. In tal modo l'anoressia tende a impoverire il corpo e, con esso,

la vitalità della psiche e dei rapporti umani.
Un progetto di autoeliminazione
È chiaramente un dramma, l'anoressia. Ma talvolta degenera in tragedia. Non solo disagio, anche malattia. Non solo malattia,

anche morte. Non tutti gli anoressici muoiono, ma tutti sembrano perseguire un oscuro progetto di autoeliminazione.
Starvation: morire come la modella Isabelle Caro
Un esempio fra i tanti è la vicenda della modella e attrice che proprio contro l'anoressia, la propria anoressia, aveva

combattuto, inutilmente. Di lei rimane l'utile messaggio sotto forma di un libro autobiografico e sotto forma di una campagna

pubblicitaria condotta con il fotografo Oliviero Toscani. E la tragedia è continuata con la morte della madre Marie, suicida.
Starvation: digiunare, dimagrire, deperire, morire.
La terapia è possibile ma è meglio prevenire
Come tante altre malattie, l'anoressia è curabile e guaribile. Ma l'esperienza insegna che la terapia è difficile, per almeno

due ordini di ragioni:
• in primo luogo il malato non vuole ammettere la propria malattia, per cui non si fa curare;
• in secondo luogo il malato tende a mettere in atto, durante la cura, una serie di resistenze che ostacolano il cammino

terapeutico.
Bisognerebbe allora puntare molto di più sul battere in anticipo la malattia, mediante una massiccia azione sociale di

informazione e sensibilizzazione, volta a illustrare in modo convincente i rischi connessi al falso mito della magrezza

esasperata. Inoltre, agire preventivamente nei confronti dei soggetti a rischio, adolescenti, giovani, e anche bambini,

nonché dei genitori e degli insegnanti.
Luciano Peirone - Elena Gerardi
Psicologi e Psicoterapeuti. Professori a contratto - Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi "G. d'Annunzio"
di Chieti-Pescara
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