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Anoressia e Bulimia: i disturbi alimentari nel senso comune

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Anoressia e Bulimia: i disturbi alimentari nel senso comune

Ecco quello che degli studiosi australiani hanno scoperto in merito alle credenze della popolazione comune del loro continente sui disturbi alimentari di anoressia e bulimia nervosa.

Muovendo dal presupposto che una buona informazione al riguardo sia preventiva rispetto ai disturbi alimentari, i ricercatori Mond e Rodgers si sono occupati di indagare quali fossero le credenze comuni sui disturbi alimentari in ampi campioni di popolazione.

Le ricerche al riguardo sono state condotte separatamente: credenze sull’anoressia nervosa e credenze sulla bulimia.

Lo scopo era comprendere il livello di conoscenza e le opinioni rispetto alle seguenti domande, tra le altre:

- Quanto pensate sia grave un disturbo alimentare?

- Quali cause secondo voi lo provocano?

- Quale prognosi può avere un disturbo alimentare?

In entrambi i casi veniva presentata ai partecipanti una breve descrizione di un’ipotetica ragazza con sintomi relativi al disturbi alimentare di cui si volevano indagare le credenze.

Rispetto al primo studio, indagante le opinioni sull’anoressia, la maggior parte riconosce trattarsi di un disturbo alimentare, ma meno di un quinto ha saputo identificarlo nello specifico come anoressia nervosa. Un terzo del campione ritiene inoltre che alla base vi sia un’autostima deficitaria o una scorsa fiducia in sé, ma nel complesso la componente psicologica del disturbo è meno nota.

Appaiono infatti più riconoscibili le condotte di restrizione e di ricerca di magrezza dal punto di vista comportamentale, come il seguire una dieta ferrea o il praticare attività fisica eccessiva.

Tanto per l’anoressia quanto per la bulimia, la maggior parte delle persone che hanno partecipato agli studi ritiene che soffrire di bulimia o anoressia debba essere da moderatamente ad estremamente grave, mostrando peraltro verso l’ipotetica ragazza molta sensibilità (quest’ultimo dato vale per la bulimia nervosa, mentre non è stato indagato nello studio sull’anoressia).

La maggior parte ha conferito nel ritenere non si tratti di disturbi facili da trattare ma, questo il dato forse più interessante rispetto allo studio sulle credenze circa la bulimia, più della metà dei partecipanti ha rivelato aver pensato almeno una volta nella propria vita che non deve essere poi così male soffrirne.

Quest’ultimo aspetto rileva un problema sociale di desiderabilità rispetto ai canoni di bellezza (intesa quindi come magrezza), che potrebbe costituire un potenziale fattore di rischio per il disturbo.

In Italia non sono ancora stati svolti studi in questa direzione. Non sappiamo quindi cosa pensano dei disturbi alimentari le persone che non ne soffrono in prima persona, ma conoscere quali siano i fattori di rischio e le conseguenze fisiche e psicologiche dell’agire condotte alimentari problematiche, può certamente essere un fattore protettivo al suo insorgere, che si spera aiuti ad evitare di svilupparne uno o, quantomeno, motivi chi già ne soffre a rivolgersi ad uno specialista.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)