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Anoressia e bulimia: si può guarire?

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Di anoressia e bulimia si può guarire
Ogni anno 5000 nuovi casi. Nonostante i centri all'avanguardia siano ancora scarsi, guarire dai disturbi alimentari è

possibile con percorsi di terapia mirata. Per ora sono ancora pochi i centri organizzati
I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell'

ultimo ventennio una vera e propria emergenza per la salute psicofisica di adolescenti e giovani adulti. Un allarme spesso

sottovalutato dai mass media che trattano questi disturbi solamente nel momento in cui avviene la morte di modelle o giovani

studentesse. «In realtà di anoressia e bulimia nervosa si guarisce, basta intraprendere un percorso mirato di terapie»

dichiara Maria Gabriella Gentile, Direttore del Centro per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare all'Ospedale

Maggiore Niguarda di Milano.
NON PIU' MALATTIE RARE- Anche se in Italia non è presente un osservatorio su questo genere di disturbi, si stima che ogni

anno vi siano 4-5 mila nuovi casi attesi che si sommano a quelli già presenti. Anoressia e bulimia nervosa rappresentano

dunque un enorme problema emergente di rilevanza sia sociale che sanitaria. In passato questi disturbi erano classificati

nella categoria delle malattie rare ma negli ultimi trent'anni le cose sembrano cambiate notevolmente dal punto di vista

numerico.
LE CAUSE- Anoressia e bulimia nervosa, in 9 casi su 10 colpiscono prevalentemente le persone di sesso femminile. «Anche se

non sono stati chiariti ancora tutti gli aspetti di queste malattie, è indubbio che la pressione socio-culturale dei paesi

occidentali degli ultimi decenni abbia giocato un ruolo chiave» spiega la professoressa Gentile. Spesso infatti la patologia

si innesca in persone fragili che vengono schiacciate dai sempre più invadenti ed assurdi modelli di magrezza che la società

impone attraverso tutti i suoi mezzi di comunicazione. "Si tratta molto spesso di persone che hanno sviluppato in conseguenza

di vari eventi che li hanno attraversati una bassa autostima. Realizzare un corpo magro diviene per loro l'unico obbiettivo"

continua la Prof. Gentile.
PRIME AVVISAGLIE- Diversi sono i campanelli d'allarme che dovrebbero fare sospettare un genitore, un'insegnante o un amico

della presenza di un disturbo alimentare. «Tra i vari comportamenti anomali vi è il disagio relazionale con i propri

coetanei, la tendenza ad isolarsi e il comportamento ossessivo e perfezionistico nei confronti dello studio» spiega la

professoressa Gentile. Non a caso le ragazze che soffrono di anoressia e bulimia nervosa sono spesso tra le migliori della

classe. Inoltre, per quanto riguarda l'aspetto alimentare, la tendenza è quella di assumere cibo in maniera sempre più

selettiva. Un modalità che porta inesorabilmente ad una visione del proprio corpo completamente alterata rispetto alla

realtà. Un corpo grasso nonostante la magrezza estrema.
COSA PUO' FARE UN GENITORE?- Accorgersi dei primi segni della malattia rimane di fondamentale importanza. «I genitori

dovrebbero essere attenti nell'individuare i comportamenti atipici. Riconosciuti i primi segnali bisognerebbe parlarne subito

con il proprio medico o, nel caso dei più piccoli, con il pediatra. E' importante che ciò avvenga perchè ancora oggi i

genitori, forse timorosi di dover riconoscere nel proprio figlio una malattia psichica, tendono a rimuovere o rinviare il

problema ed attendono troppo prima di chiedere aiuto, spiega la dottoressa professoressa Gentile.
QUALI CURE?- Guarire è possibile e l'obiettivo può essere raggiunto seguendo un percorso terapeutico mirato. «L'approccio

alla cura è duplice: si deve curare il corpo e la mente. Attraverso questo metodo è possibile guarire. Ogni anno festeggiamo

con le nostre ex-pazienti la nascita dei propri bambini. Guarire e tornare ad una vita normale sotto ogni punto di vista

dunque è possibile» conclude la professoressa Gentile. Il percorso, la cui durata è dipendente dal grado di sviluppo del

disturbo, necessita l'intervento di un'equipe multidisciplinare che coinvolga sia la persona malata che i suoi familiari.

Purtroppo in Italia la situazione è ancora molto disomogenea e le regioni all'avanguardia in cui trovare centri organizzati

per questo genere di disturbi sono ancora poche. Uno di questi è quello dell'Ospedale Niguarda a cui si rivolgono molte

persone provenienti anche da altre zone d'Italia.
Daniele Banfi