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Aperta un'inchiesta della procura sul cocktail che brucia

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Aperta un’inchiesta della procura sul cocktail che brucia

Il ragazzo ricoverato per le ustioni ieri è uscito dal coma, il barista è ancora sotto choc: non capisco come sia accaduto

Scenografici ma dannatamente pericolosi. Adesso la procura di Torino ha aperto un’inchiesta sui «drink infiammabili», dopo che un giovane di 20 anni è finito in ospedale con ustioni sul venti per cento del corpo per essersi versato addosso un «chupito flambé» che gli ha incendiato la maglietta. Ricoverato venerdì notte nel reparto di Rianimazione del Cto in prognosi riservata, ieri sera Mattia P., residente in provincia, è stato risvegliato dal coma farmacologico. Sta meglio. Nelle prossime ore sarà trasferito in un altro reparto per poi essere sottoposto a un trapianto di pelle. Ha ustioni profonde, di secondo, grado in bocca, sul collo, sul petto e sulla braccia. 
Gli accertamenti delle procura sono partiti dal referto medico: prognosi riservata. Il pm Raffaele Guariniello, che da anni si batte per la sicurezza dei consumatori, ha avviato subito un’indagine per lesioni colpose, affidando gli accertamenti alla polizia municipale, competente per tutte le materie legate agli esercizi pubblici. Nel referto si fa riferimento ad un incidente causato da «ritorno di fiamma». Il magistrato ha chiesto di interrogare gli amici del giovane e il titolare del locale, per ricostruire le dinamiche e valutare la pericolosità di queste miscele alcoliche, così di moda tra i locali della movida. Ieri sono già stati sentiti due amici e la mamma. Appena sarà possibile, forse già in giornata, sarà interrogato anche Mattia. 

 
Bevande ad alto rischio. Da sballo, per mettere alla prova il coraggio. Si sfida la fiamma con un sorso o bevendo alla cannuccia. Il fenomeno che sta conquistando il popolo della movida, secondo Guariniello, merita di essere studiato. Ad esempio, quali sono i livelli di sicurezza nei locali che somministrano drink infiammabili? In particolare il pm ha delegato gli agenti della polizia municipale di «acquisire la ricetta» del chupito flambè che ha mandato Mattia all’ospedale. Il cocktail sotto accusa si chiama «Psycho Killer», variante del più noto «B 52» a base di Baileys e Grand Marnier. Lo «Psycho Killer», il cui nome ricorda il brano del gruppo rock statunitense Talking Heads, è una specialità del «Caffè Verdi», il locale di fronte all’università dove venerdì notte è avvenuto l’incidente. Il drink è servito come un chupito. Succo di fragola, Baileys, una fetta d’arancia come guarnizione. 

La fiamma è alimentata da poche gocce di alcol, per caramellare lo zucchero e calibrare il sapore. È la specialità della casa, come dice il titolare del locale, Daniele Polichetti, il primo a soccorre Mattia. È stato lui ad afferrarlo all’interno del locale e a gettarlo a terra, per soffocare le fiamme che stavano divorando la sua maglietta. «Sono sconvolto per quello che è successo. Il drink - dice il barista - è un semplice chupito che va tanto di moda nel mio locale, soprattutto ai compleanni, perché si soffia sul fuoco come su una candelina. Non è niente di più. Non capisco come sia potuto accadere». 

Mattia è di Foglizzo. Ha studiato al liceo delle scienze sociali «Europa Unita» di Chivasso. Sulla sua pagina Facebook, le fotografie di serate, vacanza al mare, il cane. «È un ragazzo molto intelligente e intraprendente, con tanti amici. Di sera lavora come barman, in centro» dicono gli ex compagni di scuola. Capelli mossi, un gran sorriso. Un giovane che ama i locali della movida e sogna di fare l’animatore nei villaggi. 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)