Applied psychology: health and well-being, studio sui fattori di rischio
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L'elisir di lunga vita? Felicità, ginnastica e un bicchiere di vino
Chi è ottimista e riesce a godersi la vita ha una salute migliore e di solito campa di più. Lo ha riaffermato una ricerca che
analizza i dati di ben 160 studi scientifici dai quali è emerso che esiste una relazione tra un atteggiamento mentale
positivo e un migliore stato di salute, collegato anche a una maggiore longevità.
La rassegna pubblicata sulla rivista Applied psychology: health and well-being, mette insieme una impressionante mole di dati
e cita gli studi più disparati. Come quello che ha seguito un gruppo di 5.000 studenti universitari per 40 anni, scoprendo
che i più pessimisti tendevano a morire più giovani.
E se in laboratorio è stato dimostrato che il buonumore riduce la produzione di ormoni legati allo stress, aumentando il
grado di protezione del sistema immunitario, non ci sono però ancora prove certe che l'ottimismo possa aiutare a guarire o a
sopravvivere più a lungo in presenza di malattie gravi come i tumori.
I pessimisti cronici hanno molto da imparare dai risultati di questa ricerca, ma possono anche consolarsi pensando che
recenti studi suggeriscono altri "aiutini" per allungare la vita e migliorarne la qualità. Uno è l'esercizio fisico di
resistenza, come la corsa. Lo sostiene uno studio di un'università canadese, la Mc Master, pubblicato sulla prestigiosa
rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
I ricercatori hanno geneticamente modificato dei topi per farli invecchiare precocemente, alterando il sistema di riparazione
dei mitocondri, il cui ruolo è quello di fornire energia alle cellule del corpo. Si è sempre pensato che un accumulo di
mutazioni nel Dna mitocondriale porti a una crisi energetica che risulti in un progressivo declino delle funzioni dei tessuti
e degli organi: l'invecchiamento. Ma lo studio canadese ha scoperto che l'allenamento di resistenza, svolto regolarmente, ha
il potere di contrastare questi effetti e mantenerci giovani.
Tra i topolini modificati per invecchiare più in fretta, infatti, quelli che hanno corso su tapis roulant per tre volte alla
settimana per cinque mesi avevano l'aspetto e la salute di topi giovani, mentre gli altri, che avevano condotto una vita
sedentaria, hanno sviluppato tutti i segni dell'invecchiamento precoce dovuti alla mutazione subita: perdita e ingrigimento
del pelo, inattività, isolamento sociale, minore fertilità.
Fare attività fisica regolare si conferma quindi una grande medicina, che molti trovano però difficile da ingoiare. Molto più
facile mandar giù un bel sorso di vino. La buona notizia è che chi lo fa, in modiche quantità, sembra maggiormente protetto
dal rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer e altre forme di demenza senile.
Lo ha stabilito uno studio tedesco che appare sulla rivista Age and ageing, secondo il quale un consumo moderato di alcol
riduce l'incidenza della demenza tra le persone con più di 75 anni. Oltre 3.200 anziani sono stati sottoposti a controlli e
test una prima volta e poi altre due volte, un anno e mezzo e tre anni dopo. Le informazioni sul consumo di alcol (quantità e
tipologia) sono state annotate, controllando al contempo la comparsa di sintomi classici della demenza.
Se il consumo eccessivo di alcolici può danneggiare la memoria e innescare lo sviluppo di malattie neurodegenerative, sembra
invece assodato che un consumo moderato (il classico bicchiere quotidiano di vino rosso, per esempio), è un fattore
protettivo.