338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Archives of General Psychiatry: effetto dell'ecstasy sul cervello

cufrad news alcologia alcol ecstasy dipendenza

Effetto dell'ecstasy sul cervello: tossicità di lunga durata

Pubblicato sulla rivista Archives of General Psychiatry uno studio della Vanderbilt University che evidenzia la comparsa di alterazioni

croniche nel cervello in seguito ad assunzione di ecstasy.
L'ecstasy o MDMA (chimicamente la 3,4-metilendiossimetamfetamina) è una droga sintetica che comporta un aumento delle concentrazioni del neurotrasmettitore serotonina e di altre monoammine nel cervello di chi la assume, producendo effetti sull'umore. Qusta caratteristica ne ha determinato la popolarità in ambito ricreazionale, soprattutto tra i giovani tanto che la National Survey on Drug Use and Health ha stimato che nel 2010, quasi 16milioni di individui negli Stati Uniti dai 12 anni in su aveva usato ecstasy almeno una volta nella vita. "Il nostro studio - riporta il ricercatore Ronald Cowan in una nota dell'università - fornisce una delle evidenze più forti ottenute fino ad ora sulla perdita di serotonina causata da questa droga", sottolineando dunque la neurotossicità serotoninergica a lungo termine nel cervello dell'uomo prodotta dal consumo di ecstasy. Lo studio si è avvalso dell'uso della tomografia ad emissione di positroni - meglio nota come PET - per studiare i livelli recettoriali per la serotonina (nello specifico i recettori 5HT-2A) in diverse regioni cerebrali di 15 donne policonsumatrici di droghe, che avevano usato ecstasy nell'arco della vita (non però nei 90 giorni antecedenti alla scansione PET) confrontandoli con i livelli misurati in 10 donne che non l'avevano mai usata, tutte di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
I risultati hanno evidenziato che l'uso di ecstasy aveva aumentato i livelli dei recettori per la serotonina nella corteccia cerebrale e che questo aumento era tanto maggiore quanto maggiore era stato l'uso della droga, anche in termini di dosi. Sembrerebbe dunque che i recettori serotoninergici aumenterebbero per compensare ad una perdita di serotonina. I dati indicano dunque che l'uso di MDMA è associato a cambiamenti di lunga durata nella disponibilità dei recettori per la serotonina, cambiamenti che non diminuiscono con l'astinenza dalla droga. Queste alterazioni croniche possono riflettersi in una neurotossicità associata a numerosi effetti avversi, in quanto la neurotrasmissione serotoninergica svolge un ruolo fondamentale nel regolare l'umore, l'appetito, il sonno, l'apprendimento e la memoria.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)