Arezzo: a cena al bar, il contagio collettivo dell' Happy Hour
Arezzo: a cena al bar, il contagio collettivo dell' Happy Hour
Quattro o cinque euro per sostituire il pasto classico con aperitivo e buffet: ogni sera sono centinaia, folla nel weekend
Lo chiamano happy hours ed è il complemento indivisibile della movida. Mamma mia, si spaventerà qualcuno: questo gergo anglo-spagnolo è incomprensibile. Niente paura, il fenomeno sociale che ci sta alle spalle è molto più semplice da tradurre di quanto non siano le parole straniere che lo compongono. Molto banalmente è il trend, assai modaiolo, dell'aperitivo lungo, del bicchiere e del companatico che accompagnano sempre più le nostre serate. Ad anticipare la cena e, spesso, quando è sostanzioso, a sostituirla. Una vera rivoluzione per un popolo che era abituato a sedersi a tavola, in famiglia o al ristorante, a mettersi comodo e poi a riempirsi la pancia. Adesso, invece, un calice di spumantino, un piatto in piedi, al massimo appollaiati su uno sgabello o su una seggiola da bar, e la serata può iniziare ormai, per dirla col caro, vecchio Lucio Battisti.
Basta farsi un giro per i locali del centro, e non solo per quelli, dalle sette e mezzo alle nove di sera. Ogni giorno ma soprattutto nel fine settimana, venerdì, sabato e domenica. Bene, vedrete piccole folle raccolte attorno ai bar e ai caffè, che tirano in lungo una chiacchiere, un pettegolezzo, fra un Aperol e un Martini, con la tartina nell'altra mano. E' appunto l'happy hours. La prima origine è la Spagna, come per la movida (cioè il vai e vieni notturno), dove le tapas (gli spuntini) sono un'antichissima e frequentatissima tradizione, ma da una decina di anni a questa parte si sta affermando in ogni angolo d'Italia. "I primi - rivendica Pietro Brocchi, contitolare del Caffè dei Costanti - siamo stati io e il mio socio Marco Grotti ai tempi in cui aprimmo il 'Mirò' di via Romana, 2001 e dintorni. A dire il vero, anzi, Marco aveva già cominciato quando lavorava con la precedente gestione delle Stanze. Ci siamo ispirati a Milano, poi è venuto tutto il resto".
Tutto il resto è la diffusione capillare del fenomeno, che ormai può contare su decine di locali del centro e della periferia, chi con un contorno improvvisato e chi con un buffet da Grand Hotel. Va di moda perchè è trendy e anche perchè costa relativamente poco. Diciamo dai tre ai cinque euro, in piedi, qualcosa in più seduti al tavolo. Di questi tempi (tempi di crisi, intendiamo) è un sistema abbastanza economico, persino più della classica pizza, per fermare lo stomaco, magari per saltare la cena vera e propria. Specie quando si deve andare a un cinema, a uno spettacolo, o anche solo fare un po' di flanella col partner o gli amici. Vogliamo provare a fare i conti? Uno spaghettino con bevanda e caffè costa non meno di dieci euro, un salto in pizzeria più o meno lo stesso. Appetizer e tapas di tutti i tipi più l'aperitivo vero e proprio costano la metà e soddisfano la fame lo stesso, forse di più. Conviene, no, oltre a essere di moda?
Prendiamo come esempio il buffet più ricco della città, che è probabilmente quello dei «Costanti»: con cinque euro in piedi (sette seduti) si trovano almeno tre tipi di pasta fredda o di altri primi, tartine, pesce, frittatine e via enumerando. E poi chi ha il coraggio di andare anche a cena? Altrove, è più o meno lo stesso. Sempre in piazza San Francesco c'è chi col calice di vino ci accompagna un piatto di salumi, nel "salotto buono" e fuori si trovano ancora salse da spalmare sul pane abbrustolito e altre delicatezze, oltre, è ovvio, ai sempiterni salatini, patatine ed olive per ammorbidire l'aperivo, che va dal più semplice dei flute al più elaborato dei cocktail. In un giorno feriale, spiega Brocchi, il Caffè dei Costanti apparecchia il buffet per almeno cento persone, con una media di settanta-ottanta consumazioni, nel week-end si arriva a 300-400 persone. Proiettando queste cifre sull'intera città, si arriva a un migliaio di clienti per un giorno feriale, alcune migliaia nei festivi e prefestivi. Fenomeno di massa, dunque. L'orario? "Dalle 19 alle 22 - dice Brocchi - con punta attorno alle 20-20,30". L'ora di cena appunto. Ma è la cena ai tempi dell'happy hours.