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Arriva la "dose" di alcol che aggira i divieti: il nuovo drink in bustina

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L'esperto di droghe: «Bere così? E' come una sniffata, lo stesso rituale»
IL MESSAGGERO 25 gennaio
ROMA- A prima vista sembrano un po' quelle bibite all'arancio che si vendevano allo stadio trent'anni fa. E invece è lo sballo sottovuoto. Bustine di plastica morbida monoporzione. Facili da bere ovunque. Ora, l'uso meno salutare di questo piccolo cartoncino molle, è a base di rum. O vodka, tequila, gin. Piccole "dosi", antidoti alla movida sorvegliatissima dei week end. Dosi, davvero: diaboliche, svelte, comode. Perché, necessario non è quel che si beve, ma bere. E anche la ritualità del sabato sera con i controlli di vigili e agenti cambia. L'importante non è tanto dove si va, ma andare oltre. E pure l'alcol ai tempi dei divieti, dei controlli e delle tabelle grossolane nei bar nella controffensiva al Ministro Sacconi si reinventa e tenta di passare inosservato sotto forma di brik meno vistosi rispetto a una bottiglia di vetro o a una lattina.
I più giovani ovviamente non si fanno scappare la novità.
E' il cicchetto sempre, tascabile, "pocket shots" in inglese. Anti-astinenza. Tutto d'un fiato. La gradazione delle confezioni da 25 ml sfiora i trenta gradi. Strappa e bevi. Dove vuoi. C'è pure una piccola cannuccia che spunta appena si apre la bustina. Pratici e fantasiosi. Igienici. "Perfetti" per ogni luogo in maniera semplice: in auto, in piazza, in discoteca. Sembrano fatti apposta. Un po' come un tiro di sigaretta. «Usavano anche ai miei tempi a militare, erano i "cordiali", stavano nella giacca» fa sapere Paolo Crepet.
E in effetti questo cocktail contemporaneo, nuovo escamotage tra gli adolescenti (ma non solo) sta prendendo campo e le industrie sono in fermento. Il boom di questi superalcolici da stringere e spremere fino all'ultima goccia senza sporcarsi è l'ultima frontiera delle notti senza bicchiere. Per esempio a Roma, nella centralissima Piazza Venezia, un bar raduna questi astucci in un cesto vicino alla cassa: un euro e cinquanta il più piccolo. Suscitano curiosità a prima vista. «Si vendono, si vendono, anche se subito non si capisce bene cosa siano», ti dicono dietro il bancone. «Se le do anche ai minori? Mica è vietato». E poi spiega meglio. «Dopo le nove è vietato vendere bottiglie di vetro da asporto, mica questi dispenser».
E infatti la liturgia del fine settimana zeppo di divieti, sta cambiando e i giovani non si fanno trovare impreparati. Tosti e fragili nello stordimento che svicola le limitazioni. Le bottiglie si comprano in settimana, o si portano da casa, le bevute iniziano seduti sui motorini o nelle auto microscopiche, stretti. Il gusto della sfida e della provocazione. Ognuno con la sua storia storta, quando la sera deve ancora iniziare. La resistenza alla crociata anti-sbronza la spiega bene un ragazzo under 18 allergico ai condizionamenti che infila un sorriso e all'ora dell'aperitivo compra cinque pocket alla vodka e pesca a due passi da Piazza Navona. Dentoni e l'aria da scuola media.
Il week end è arrivato, sotto la statua di Giordano Bruno a Campo dei Fiori. Sorriso stropicciato a guardare il simbolo della lotta contro i limiti e le angustie che stringono l'uomo. «Così non diranno più che facciamo rotolare le bottiglie nelle strade o ci tiriamo i cocci» dicono spavaldi due sedicenni. Alcune voci della giovanissima Italia del week end nelle piazze sorvegliate. «E' più bello bere alla bottiglia, o in bicchiere, ovvio, ma che importa», trucco ambrato agli occhi e piercing sulla lingua, rantola nella sua introversione da teenager una studentessa del ginnasio che ha imparato il vocabolario della sopravvivenza essenziale nelle serate distratte di Campo dei Fiori, ora forca caudina per centinaia di ragazzi.
La diffusione di queste porzioni mignon sembra in crescita, (prezzo low cost, si possono aggiungere con facilità in altre bevande, non lasciano traccia e si nascondono bene) tanto che anche su internet alcune aziende cercano rappresentanti. Funziona per il caffè, ma anche per il liquore.
E il primo in Italia a fiutare l'affare è una delle distillerie più antiche, quella dei Fratelli Caffo in Calabria, conosciuta per il Vecchio Amaro del Capo. Lo stabilimento è in provincia di Udine, ma la sede è a Vibo Valentia. Qui, si imbustano i nuovi prodotti usa e getta. «E' un nuovo modo di bere, alternativo e all'avanguardia. Si possono mettere anche in frigo» spiega Nuccio Caffo, il titolare della fabbrica.
«Così è più semplice, sono già pronti. Per ora abbiamo puntato sui più giovani che recepiscono meglio le novità, vediamo come andranno sul mercato. Per adesso direi bene, ne abbiamo lanciati oltre centomila pezzi in pochissimo tempo. Siamo in una fase iniziale, tra un po'scatterà l'effetto imitazione di altre aziende. Questa è una novità, una soluzione alternativa alla plastica e al vetro che si può portare allo stadio, per strada e anche nelle discoteche. E' un prodotto trasversale». Fragola dry e rhum, venticinque, massimo ventotto gradi di gradazione, la quantità è equivalente a un bicchiere di limoncello. «Il vuoto normativo in materia è una delle questioni che andrebbero risolte», osserva Crepet. Una smania etilica che rafforza sempre di più i dati rilasciati appena due mesi fa dalla prima conferenza nazionale sull'alcol promossa dal Ministero della Welfare e della Salute secondo cui in Italia (ma le cifre sono approssimative) i minorenni che abusano di alcol sono oltre 740.000. Cioè, un under 18 su cinque. Il dato più sconcertante è che sia proprio il nostro, il Paese in cui si inizia prima a bere. Bevono fuori pasto, non solo vino, ma superalcolici, aperitivi, drink, anche quelli che sembrano innocui, non lo sono. Infatti, anche alcune bottigliette hanno nomi evocativi, dolci, energizzanti, e le promesse sono irresistibili: taurina, guaranà, caffeina. Felicemente invitanti.
Sempre secondo uno studio dell'Istituto superiore della Sanità i baby bevitori sotto i quindici anni alzano il bicchiere quattro volte in media a sera, mentre tre volte lo farebbero le ragazze. Lo scopo è lo sballo, con o senza il bicchiere tradizionale. Tolto il rito, resta dunque la famosa "bustina" comoda. «Ha l'aria di essere un effetto branco, perché così fanno tutti. Evidentemente rappresenta un disagio giovanile che ha a che fare con l'adolescenza», dà la sua spiegazione Gianna Schelotto, psicologa. Che poi allarga il discorso: «L'autorevolezza dei genitori vacilla, sono aumentate le insicurezze per gli adulti, è un momento di crisi economica, di valori, della famiglia. C'è un tale ansia per il quotidiano che ai figli si trasmette angoscia e spesso in casa non si ha la disposizione d'animo per accudire le cose dei ragazzi. Questo vale sia per le famiglie cosiddette benestanti, che per le altre». E anche lo scivolamento dell'età matura può influire. «L'adolescenza si è prolungata, si diventa vecchi dopo, spesso i genitori con figli adolescenti sono più immaturi dei ragazzi stessi».