Ascoli Piceno: alcol, violenze e social network
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Due giovanissimi italiani arrestati della Squadra Mobile. La violenza si sarebbe consumata nello stesso appartamento teatro della recente operazione "Messenger" sui festini a base di droga nel capoluogo piceno. Una storia inquietante, fra mamme "investigatrici" e una rete di comunicazione via social network
Gli arresti per i due presunti stupratori della sedicenne si aggancerebbero direttamente con l'operazione "Messenger" della Squadra Mobile diretta da Pier Francesco Muriana, l'indagine su droga e giovanissimi che ha preoccupato molto il capoluogo piceno, recentemente. Si aggancerebbe anche nell'identità dei protagonisti. Andiamo con ordine.La vicenda ha inizio poco più di un mese fa, quando una sera una signora porta la giovane figlia al Pronto Soccorso dell'Ospedale Civile "Mazzoni" di Ascoli: la ragazza, sedicenne, versa in uno stato di intossicazione alcolica acuta. Ma la cosa più sconvolgente è che la minore asserisce di essere stata vittima di violenza sessuale. Viene così sottoposta a una visita ginecologica specialistica. L'esito purtroppo è quello più crudele e vengono riscontrati i segni inequivocabili di una violenza sessuale.
Il suo corpo, inoltre, è così gravemente piegato dall'alcool da rendere necessario il ricovero in ospedale per due giorni. La sedicenne, solo una volta ristabilitasi, ha la forza di raccontare ai poliziotti quanto accaduto. E secondo la ricostruzione esposta dalla Questura, nel pomeriggio del misfatto la giovane era andata nell'appartamento di proprietà di quello che credeva un suo amico, ovvero di Carlo Maria Santini. Ma ad aspettarla in quella casa sono in due e c'è anche l'altro diciottenne arrestato, Enrico Maria Mazzocchi. I due darebbero da bere superalcolici alla ragazzina finché questa, accusando malessere e stordimento, si distende su un letto. E qui la casa si trasformerebbe nella peggiore delle trappole.
La minore riferisce agli inquirenti di ricordare, seppur in modo frammentario e confuso, di aver subito abusi sessuali da parte di entrambi i ragazzi. C'è anche un altro elemento che secondo gli inquirenti avvalora il racconto della sedicenne e che rende la storia ancora più agghiacciante. Infatti, testimone della violenza sarebbe proprio la madre della vittima che impotente ascolta "in diretta" telefonica ciò che sta accadendo alla ragazza: la donna, infatti, telefona alla figlia mentre si trova nell'appartamento e, dato che la comunicazione non viene chiusa, pare che ascolti sconvolta quanto sta accadendo nella stanza.
Le successive indagini, condotte ascoltando numerosi testimoni e con l'ausilio di intercettazioni, secondo gli inquirenti hanno permesso di attribuire ai due arrestati precise responsabilità in relazione a quanto denunciato. Le ordinanze di arresto sono state emesse dal Gip Annalisa Gianfelice su richiesta del Pubblico ministero Adriano Crincoli.
IL LEGAME CON L'OPERAZIONE MESSENGER La Questura rende noto che Santini è stato uno dei principali protagonisti della recente operazione antidroga denominata "Messenger", condotta dalla Squadra Mobile sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona e della locale Procura.
L'indagine antidroga era partita dalla coraggiosa denuncia sporta da un quattordicenne, sul cui telefonino i genitori avevano visto un video in cui consumava cocaina. Secondo la rivelazione, a soggiogare psicologicamente il ragazzino fu proprio il Santini, che venne denunciato assieme ad altre dodici persone.
Grazie alle indagini, inoltre, è stato accertato che la violenza sessuale ai danni della sedicenne sarebbe avvenuta nello stesso appartamento luogo di ritrovo dei giovani che organizzavano festini a base di droga, alcol e sesso finiti al centro dell'operazione Messenger. Infatti il Tribunale per i Minorenni delle Marche aveva prescritto al Santini il divieto di recarsi presso quella abitazione. Prescrizione che il giovane ha ripetutamente violato, dice la Questura.
Emerge uno sfruttamento perverso delle potenzialità di Facebook, il famosissimo social network. Secondo le risultanze d'indagine è proprio in quel luogo virtuale che Santini darebbe sfogo alla sua attrazione morbosa, quasi ossessiva per la ragazzine più piccole, alcune delle quali già fidanzate. «Come in una sfida dove lui si atteggia a uomo consumato e cerca di agganciarle come "amiche". Per poi bombardarle di messaggi e telefonate con l'intento di farle cadere nella sua "rete". Però è proprio su Facebook che Santini "scivola" e commette errori», racconta il capo della Mobile Muriana.
Accade che una madre, resasi conto della personalità del giovane, temendo che la figlia lo potesse frequentare ancora, dismette i panni di adulta e indossa "virtualmente" quelli di una ragazza: chiede così, sotto mentite spoglie, "l'amicizia" al diciottenne, il quale accetta. «La mamma "investigatrice" appura concretamente il lato malvagio del Santini e, spaventata, vieta alla figlia di frequentarlo», afferma Muriana.
Anche un'altra madre, questa volta dopo i clamori dell'operazione "Messenger", si frappone tra la figlia quattordicenne ed il Santini. Le vieta di frequentarlo, le sottrae il telefonino e risponde al posto suo. Ma il ragazzo, imperturbabile nonostante la giovane età, la insulta e arriverebbe persino a minacciarla.
I due giovani arrestati sono accusati anche di un grave tentativo di inquinamento probatorio, poiché avrebbero più volte avvicinato sia la giovane vittima che la madre, facendo pressione affinché ritrattassero le accuse. Dalle intercettazioni, inoltre, è emerso che i due, consapevoli della gravità del reato commesso, avrebbero progettato una fuga all'estero.
«Ma se alcuni genitori temono per le sorti delle proprie figlie e le salvano, proprio grazie al lavoro svolto dalla Polizia con l'operazione "Messenger," paradossalmente è proprio da questa circostanza che il Santini trae ulteriore vigore narcisistico», riferisce il capo della Mobile Muriana.
Il diciannovenne ascolano, infatti, in concomitanza con la diffusione delle notizie relative a quell'operazione, si esalta. La Polizia rende noto che riceve persino messaggi di congratulazioni che lo elevano a rango di "vip", a conferma di come riuscisse a esercitare un fascino perverso sui ragazzi più giovani di lui.
La Polizia, infatti, ha accertato una decina di contatti, ma teme che le giovani adescate possano essere molte di più: in un'intercettazione telefonica si parla di quaranta ragazze portate nel famigerato appartamento. Pertanto gli inquirenti, alla luce di quanto è emerso, temono che possano esserci state altre violenze ai danni di giovani vittime. Così rivolgono un appello non solo a costoro, ma anche alle rispettive famiglie: di non aver paura, di superare l'eventuale vergogna e di collaborare con la giustizia.