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Asfalto rosso sangue sulle strade della provincia di Cuneo

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Tra le tante cose buone di una terra come la Granda la ‘macchia' degli incidenti mortali sulle strade è un record del quale faremmo volentieri a meno. Eppure, ormai da anni, la provincia di Cuneo è costretta a registrare questo primato. L'incontro in Provincia per la presentazione del ‘Comitato di sicurezza' presieduto dall'onorevole Raffaele Costa ha portato in evidenza le tanti morti degli ultimi anni e le cause degli incidenti, ma ha offerto anche qualche motivo di speranza nonché la certezza che qualcosa stia cambiando. È brutto parlare di numeri e del trend positivo di fronte ai morti. Ma i 138 morti del 1998 e i 42 del periodo gennaio-agosto di quest'anno ci dicono che forse si è imbroccata la politica giusta grazie, anche, alla caparbietà dell'ex presidente della Provincia Costa che da anni, senza risparmio di energie, si è battuto e si batte affinché la Granda perda il nefasto primato per cui la sua presidenza e la scelta della nuova Giunta provinciale presieduta da Gianna Gancia di proseguire sulle linee del recente passato sono quantomeno la speranza che non si abbasserà la guardia.
Mentre l'organismo provinciale si insedia, le strade di Granda continuano a macchiarsi di sangue. Una tragica coincidenza - tragica e beffarda - ha perfino fatto sì che fosse necessario aggiornare la cartellina stampa preparata per la presentazione del ‘Comitato sicurezza': la sera precedente l'incontro in Sala Giolitti un ragazzo di 23 anni ha perso la vita in moto. Pochi giorni dopo ancora due morti: una giovane mamma e suo figlio. Nessuno si illude che tutto ciò sparisca come per magia, ma indignarsi di fronte alla morte e non limitarsi alle classifiche ed alle percentuali, magari con i trend positivi, serve a continuare una battaglia che si presenta impari ma che va combattuta con razionalità e senza guardare troppo alla politica ed ai suoi colori.
Sappiamo che tra le cause delle morti in Granda, che sono percentualmente grossomodo il doppio della media italiana, ci sono alla base anche alcuni fattori legati al territorio. Nessuno pensa né ha mai pensato che i cuneesi al volante siano peggiori dei romani o dei milanesi. Il fatto è che la nostra è una Provincia sterminata (la terza d'Italia dopo Bolzano e Foggia), che ha oltre 3500 chilometri di strade e una popolazione che è costretta a spostarsi tutti i giorni sia che si tratti di lavoro, dell'utilizzo di servizi o anche solo per divertimento. Una popolazione in movimento tutti i giorni che viaggia su strade non sempre (eufemismo) all'altezza dei tempi in un contesto territoriale complesso. Strade, certo, ma le statistiche ci dicono anche che la causa maggiore dei morti è legata alla velocità e qui subentra la mancanza d'educazione e quel senso di sciocca ebbrezza che pare regali, soprattutto ai giovani, il provare a spingersi oltre il limite quando si ha un volante o un manubrio tra le mani. E poi tra le cause di morte c'è la distrazione alla guida, c'è l'abuso di alcol anche se per quanto strano possa sembrare lo stesso non è la causa maggiore dei decessi sulla strada, ma anche qui il nostro sette per cento è pur sempre un valore che è il doppio della media nazionale e abbassare la guardia sarebbe un suicidio.
È evidente, quindi, che la repressione non basta. Sappiamo che un forte controllo del territorio da parte delle forze dell'Ordine e l'applicazione rigorosa delle normative sono sempre un buon deterrente nei confronti di chi ha un senso molto personale del rispetto delle regole, ma da solo non basta. Serve, ed è stato detto in Provincia, una "vera cultura delle legalità" e questa non può che partire dalle scuole nella speranza che il seme gettato oggi trovi l'humus necessario alla sua crescita domani. Educazione, controlli e repressione: se ognuno farà la propria parte forse si verserà qualche lacrima in meno e tanti giovani sorrisi proseguiranno il cammino verso il futuro lasciando molto più sola la Signora con la falce seduta sul ciglio della strada. Non bisogna desistere dal parlarne anche di fronte a chi fa spallucce con aria di sufficienza o pensare che l'impegno sia una battaglia persa. Una sola vita salvata vale più di mille trattati. Speriamo che negli anni a venire ci sia per tutti qualche lacrima in meno e qualche sorriso in più.
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