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News di Alcologia

Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico: alcol per combattere stress e tensioni

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I giovani consumano alcool per combattere stress e tensioni

L’alcool, purtroppo, si sa sta diventando un vizio all’eccesso diffuso, sempre più spesso, tra le fasce più giovani della popolazione. Bere bevande alcoliche, “alzare il gomito” con estrema facilità e disinvoltura o, meglio, incoscienza, per giovani e giovanissimi, italiani e non solo, sta assumendo i contorni dell’abitudine, malsana e pericolosa. Il motivo? Soprattutto la voglia di mettere a tacere stress, tensioni e ansie: ecco cosa spinge i ragazzi a “scegliere” l’alcool.
E’ un’opzione assolutamente “normale”, un’abitudine frequente e priva di stigmi o pericoli, ma, soprattutto consumare bevande alcoliche è un modo per calmare la tensione. E’ questo il quadro, piuttosto preoccupante, emerso dal sondaggio on line pubblicato sul sito dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, al quale hanno partecipato circa 300 giovani tra i 18 e i 30 anni di età.

Si comincia sempre prima, il brindisi non si limita più a un solo bicchiere da sorseggiare e gustare in compagnia, l’alcool diventa un mezzo per “sballare”, per perdere inibizioni, per non pensare troppo, per “alleggerire” la testa e la coscienza, per chiudere in un cassetto i problemi, lo stress, le tensioni, l’ansia e il nervosismo. Un’esempio allarmante è il “binge drinking”, un fenomeno sempre più diffuso tra giovani e giovanissimi.

“Il nostro obiettivo era quello di verificare con quale approccio i giovani si avvicinano all’alcool. L’80 per cento dei ragazzi che hanno preso parte al sondaggio ha dichiarato di bere sistematicamente, considerando questo comportamento normale in quanto comunemente diffuso. Di questi il 50 per cento ha affermato di aver avuto problemi con i genitori o con il partner proprio per l’abitudine di alzare troppo il gomito. Inoltre, uno su due ha dichiarato di cercare lo sballo ubriacandosi” ha affermato la dottoressa Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap.

I giovani hanno una percezione distorta dell’alcool, come ha aggiunto anche la Vinciguerra, responsabile dell’UIAP, Unità italiana Attacchi di Panico presso la Clinica Paideia di Roma: “i ragazzi considerano normale quello che invece è un comportamento disfunzionale; purtroppo non hanno consapevolezza e coscienza di cosa l’uso dell’alcol può comportare. Per loro assumere bevande alcoliche è una normalità, è un modo di passare la serata, ci si dà appuntamento per bere. È un modo di socializzare e organizzare il tempo. Hanno perso completamente il senso di un comportamento disfunzionale che, invece, crea una dipendenza comportamentale, come bisogno rituale di una ricerca per allentare la tensione e una dipendenza dalla sostanza stessa“.

L’alcol è un rifugio, una sorta di “porto sicuro” completamente illusorio, dove i giovani trovano conforto o, meglio, riescono a non pensare. “I giovani stanno vivendo una profonda difficoltà di proiezione nel futuro perché li abbiamo fatti crescere con l’idea che avrebbero facilmente avuto tutto. E’ come se i genitori o lo Stato non avessero mantenuto le promesse. Soprattutto in questo momento di grande crisi i ragazzi percepiscono un senso di fallimento, di frustrazione, di ingiustizia. L’alcool può rappresentare un modo per non pensare, attraverso il quale rimandare e non affrontare una realtà che spaventa. Ma si rischia facilmente di arrivare a un abuso di una sostanza che si insinua nel nostro corpo, che dona quella illusione di euforia, creando però un vero rapporto di dipendenza psico-fisica” ha concluso la psicoterapeuta.

 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)