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Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD): se trascurato può favorire alcolismo e tossicodipendenza

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Quando la testa 'non c'è'
Colpa dell'Adhd - Attention Deficit Hyperactivity Disorder, un disturbo caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria.

Può determinare alcolismo e tossicodipendenza. Ed è spesso trascurato
di Maurizio Righetti
Ci sono delle disfunzioni di natura psicologica che, specie se non trattate, creano problemi seri nel periodo scolare, ma anche quando si

diventa adulti. Uno di questi è l'Adhd - Attention Deficit Hyperactivity Disorder, un disturbo neurobiologico a esordio nell'età evolutiva

caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Se ne è parlato a Roma nel corso del XVI congresso nazionale della

Società italiana di Psicopatologia (Sopsi).
La sindrome, come spiegano Paolo Curatolo (Direttore Uoc di Neuropsichiatria infantile al Policlinico di To Vergata, Roma) e Giulio Perugi

(Clinica Psichiatrica Università di Pisa - Istituto Scienze del comportamento "G.DE Lisio", Pisa), può essere classificata in tre forme

cliniche differenti: una "classica" caratterizzata da iperattività, impulsività e disturbo dell'attenzione, una forma meno frequente e più

difficile da riconoscere in cui compare solamente il deficit di attenzione (presente soprattutto nelle femmine), una terza contraddistinta

prevalentemente da iperattività e impulsività. Accanto a queste forme possono essercene apparentemente altre, determinate dal sommarsi del disturbo di base con sindromi comportamentali secondarie o con altri disturbi psichiatrici (comorbilità).
Possibili gravi conseguenze se il disturbo è trascurato
L'Adhd può presentarsi dall'età prescolare a quella adulta, coinvolgendo e compromettendo numerose tappe dello sviluppo e dell'integrazione sociale del bambino o adolescente. Se non diagnosticata tempestivamente e trattata in modo adeguato, può portare nell'adolescenza e nell'età adulta a complicanze quali tossicodipendenza, alcolismo, esordi di disturbo bipolare, grave disadattamento sociale e relazionale.
Sulla base di evidenze neuropsicologiche, genetiche e neuro radiologiche è oggi possibile affermare che l'ADHD sia un disturbo neurobiologico che si manifesta come alterazione nell'elaborazione delle risposte agli stimoli ambientali. L'espressione sintomatologica è spesso in relazione alla qualità dell'integrazione scolastica e familiare.
Per poter parlare di ADHD i sintomi non solo devono essere gravi, ma devono essere presenti in più ambienti di vita contemporaneamente (a

scuola, con gli amici, da solo, a casa, ecc.) e soprattutto interferire significativamente con le normali attività e relazioni del bambino o

adolescente, peggiorando la sua qualità di vita.
Difetto evolutivo nei circoli cerebrali
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato che i bambini affetti da Adhd presentano significative alterazioni funzionali di

specifiche regioni del Sistema Nervoso Centrale, rispetto a bambini appartenenti a gruppi di controllo. In questo senso l'Adhd viene

originato da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base dell'inibizione e dell'autocontrollo, in particolare la

corteccia prefrontale e i nuclei o gangli di base.
Si ipotizza che il disturbo possa essere causato in parte dallo squilibrio di due neurotrasmettitori, la dopamina e la noradrenalina.
L'origine neurobiologica dell'ADHD è stata ulteriormente confermata da un recente Studio dell'Università di Cardiff, pubblicato su The Lancet

in cui, secondo l'equipe dei ricercatori britannici, la causa del disturbo è riconducibile a differenze provocate da segmenti di DNA

duplicati o mancanti, riscontrabili nel cervello dei bambini affetti da Adhd rispetto a bambini sani. La sovrapposizione principale è stata

identificata in una particolare regione sul cromosoma 16, già implicata nella schizofrenia e in altri disturbi psichiatrici.
I fattori non genetici che sono stati collegati all'Adhd includono la nascita prematura, l'uso di alcol e tabacco da parte della madre

durante la gravidanza, l'esposizione ad alte quantità di piombo nella prima infanzia e le lesioni cerebrali, soprattutto quelle che

coinvolgono la corteccia prefrontale.
In Italia meno diagnosi rispetto alla Francia
La prevalenza del disturbo è stimata tra il 3 e il 5% della popolazione in età scolare, quella delle forme particolarmente gravi, invece, è

stimata nell'1% della popolazione in età scolare.
Basandosi su alcuni studi condotti in Italia tra il 1993 e il 2003, si può estrapolare per la popolazione italiana nella fascia d'età 6-18

anni una prevalenza intorno all'1% (con maggior frequenza fra i maschi in un rapporto 4:1), che corrisponde a circa 75.000 casi potenziali.
Di questi, solo circa 3.000 riceve una diagnosi (4%), a differenza di altri Paesi Europei come la Francia dove, a fronte di una prevalenza

stimata di 473.408, si arriva alla diagnosi nel 17% dei casi (80.479), o la Spagna in cui a una prevalenza stimata del 5% corrisponde una

diagnosi fatta nel 59% dei casi (182.471).
La diagnosi di Adhd, per una valutazione accurata del bambino o adolescente, deve essere condotta da specialisti della salute mentale dell'

età evolutiva, con specifiche competenze nella diagnosi e terapia dell'Adhd e in altri disturbi che possono mimare i sintomi (diagnosi

differenziale), o che possono associarsi ad esso (comorbilità). La valutazione deve sempre coinvolgere oltre al bambino o all'adolescente, i

suoi genitori e gli insegnanti: devono essere raccolte, da fonti multiple, informazioni sul comportamento e la compromissione funzionale del

bambino e devono essere sempre considerati sia i fattori culturali che l'ambiente di vita.
Malattia cronica con picco in età scolare. Niente cure, necessario gestire i sintomi
L'Adhd deve essere considerata una malattia cronica con picco in prevalenza in età scolare. Non esiste una cura dell'Adhd. Scopo principale

degli interventi terapeutici deve essere quello di gestire la sintomatologia e migliorare il benessere globale del bambino. In particolare,

devono tendere a migliorare le relazioni interpersonali con i genitori, i fratelli, gli insegnanti, i coetanei: diminuire i comportamenti

dirompenti e inadeguati, migliorare le capacità di apprendimento scolastico, aumentare le autonomie e l'autostima, migliorare l'accettabilità

sociale del disturbo e la qualità di vita dei bambini affetti.
Ogni intervento va adattato alle caratteristiche del soggetto in base all'età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi secondari, alle risorse

cognitive, alla situazione familiare e sociale. Il trattamento deve essere inquadrato nell'ambito di un approccio "multimodale", cioè una

terapia comportamentale e/o psicologica, cui può essere associata una terapia farmacologica, quando strettamente necessario.
Lavorare insieme a genitori e insegnanti
Gli interventi psicologici includono il lavoro con i genitori, con gli insegnanti oltreché con il paziente. Il lavoro con i genitori (parent

training) ha lo scopo di favorire la comprensione dei comportamenti del bambino o dell'adolescente, fornire strategie per la loro gestione e

modificazione, migliorare la qualità delle interazioni all'interno della famiglia e con il contesto sociale. In Italia l'Associazione

pazienti Aifa Onlus (Associazione Italiana Famiglie Adhd) ha promosso iniziative che prevedono incontri di gruppo in cui si affrontano le

tematiche più complesse della gestione dei figli e si propongono strategie specifiche di comportamento con l'obiettivo di modificare gli

aspetti più problematici.
La scuola, ambito problematico per i bambini Adhd
Un ambito difficile per i bambini Adhd è la scuola. Il profitto scolastico è scarso per l'incapacità di concentrazione e i rapporti con

insegnanti e compagni è difficile per la loro impulsività.
Il Teacher Training è la metodologia che permette agli insegnanti di affrontare le situazioni legate ai ridotti tempi di attenzione, all'

agitazione motoria, e alla bassa tolleranza di questi alunni. Purtroppo in Italia è poco conosciuta e raramente praticata.
L'intervento psicologico con il bambino o l'adolescente prevede interventi di modulazione cognitiva per favorire la riflessione sui propri

processi di pensiero e quindi una maggior riflessività e l'uso di piani d'azione. Ad esso può associarsi un intervento psicoterapico di

sostegno, in particolare nei soggetti con manifestazioni depressive o ansiose, azioni volte a favorire i processi di socializzazione in

gruppi di coetanei ed interventi riabilitativi più specifici per le abilità scolastiche.
Interventi senza farmaci e con farmaci
Gli interventi non-farmacologici sono prioritariamente indicati per le forme di Adhd in età prescolare per le forme meno gravi o con

prevalenza inattentiva per le forme senza grave impulsività, aggressività o disturbi della condotta e quando esista indisponibilità della

famiglia o del soggetto al trattamento farmacologico. Sono particolarmente opportuni in presenza di disturbi dell'apprendimento e di disturbi

d'ansia.
L'intervento farmacologico deve essere intrapreso solo se indicato da un neuropsichiatra infantile, in accordo con le evidenze riconosciute

dalla comunità internazionale e, tenuto conto degli aspetti psicologici e sociali del bambino o dell'adolescente e della sua famiglia, andrà

sempre discusso con i genitori e spiegato al bambino in modo adeguato al suo livello cognitivo, presentandolo come un ausilio agli sforzi

intrapresi e non come soluzione automatica dei problemi.
La prescrizione farmacologica deve essere sempre preceduta da un consenso informato firmato dai genitori o dai tutori legali. Gli

psicostimolanti (e il metilfenidato in particolare) sono i farmaci di prima scelta quale parte di un piano multimodale di trattamento per

bambini con forme gravi e invalidanti di Adhd.
Anche per quanto riguarda l'approccio terapeutico, in particolare terapia multimodale e psicoterapia, esistono differenze tra i vari Paesi

europei. In Francia, su 80.479 bambini diagnosticati Adhd il 27% riceve una terapia multimodale e l'8% la psicoterapia. In Spagna, su 182.471 bambini diagnosticati Adhd il 54% è sottoposto a terapia multimodale e il 5% a psicoterapia mentre in Italia dei circa 3.000 bambini diagnosticati Adhd il 23% riceve una terapia multimodale e il 44% la psicoterapia.
Il Registro nazionale Adhd
Il Registro nazionale Adhd è un sistema di monitoraggio e di controllo - unico in Europa e nel mondo - attivato a fine aprile 2007 da parte

del Ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha lo scopo di garantire accuratezza diagnostica ed appropriatezza

terapeutica per l'ADHD, che si traduce nella prevenzione di possibili abusi o usi incongrui dei farmaci.
La prescrizione di una terapia farmacologica è vincolata alla registrazione del paziente nel Registro Nazionale.
Il Registro - che è coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute - prevede che i bambini con manifestazioni

indicative di Adhd siano inviati dai propri pediatri, dai medici o dagli psicologi scolastici, dagli insegnanti o dal Consultorio familiare,

ai Centri di riferimento regionale che dovranno elaborare la diagnosi e valutare il migliore approccio terapeutico possibile.
In Italia sono accreditati circa 110 Centri di riferimento regionali dove è possibile ricevere la diagnosi, che viene eseguita da uno staff

di esperti composto da neuropsichiatra infantile, pediatra, psicologo, pedagogista/assistenti sociali. Ai Centri regionali è affidato il

compito di trasmettere i dati del Registro dei quali sono responsabili in merito a qualità e veridicità.
A oggi, dopo oltre 4 anni di attività, soltanto circa 2.000 bambini o adolescenti sono iscritti nel Registro Nazionale Adhd.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)