338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Autolesionismo, sempre più i casi di dipendenza dal dolore

cufrad news alcologia alcol alcolismo autolesionismo, sempre più i casi di dipendenza dal dolore

Autolesionismo, sempre più i casi di dipendenza dal dolore
 

di Maria Cristina Carratù


Sono tanti, anzi, tante, perché sono soprattutto femmine, ma quante, esattamente, non si sa. Quel che fanno, infatti, è vissuto in segreto fino a che non prevale l’istinto di sopravvivenza, il che non sempre succede. Un fenomeno sociale, ormai, anche se solo da poco si è cominciato a raccogliere dati, associati ma non sempre ad anoressia, bulimia, tentativi di suicidio, gioco d’azzardo. Ma intanto alcune statistiche internazionali parlano già di un 10% di adolescenti fra i 12 e i 15 anni che “lo fanno”, e con una diffusa tendenza all’aumento. Perfino dire “cosa” si fa è difficile, perché chiudersi in bagno per tagliarsi le braccia con una lametta, un paio di forbici, un pezzo di vetro, o bruciarsi con la sigaretta, stringendo fra i denti un fazzoletto per non urlare, non è una cosa che si spiega. Sebbene, a detta degli esperti, l’effetto fisiologico del dolore da taglio, ripetuto ossessivamente, produca endorfine che, esattamente come le droghe, anestetizzano. E creano dipendenza. Il che spiega perché, poi, uscirne diventi, per loro e per chi tenta di aiutarli, un’operazione complessa.


Ed è appunto di «dipendenza» che parlano i giovani e giovanissimi autolesionisti delle cui immagini e post raccapriccianti pullula il web, in siti e blog su social network (come Tumblr, uno dei più seguiti), e gruppi su Facebook. Dai post lo si capisce bene: «Appena ho un problema, penso a quello», scrive G.B., una ragazza di 16 anni. «La lametta mi aspetta», dice una di 14. «Non ce l’ho fatta, che cretino!» confessa L.N., subito incoraggiato da B., 15 anni: «Non sai cosa ti perdi!!».


Una pratica di cui gran parte degli adulti neanche immagina l’esistenza, e però seduce sempre più pericolosamente la fascia d’età esposta al massimo di incertezza sulla propria identità. «Tutte le generazioni, nell’adolescenza, hanno avuto problemi nel rapportarsi col mondo, e con lo strumento principale di questo rapporto, cioè il corpo» spiega Maria Pia Teodori, responsabile dell’Unità operativa di psicologia dell’Asl 10 e del servizio di salute mentale per infanzia e adolescenza del nord ovest. Tanto da torturarsi? In alcuni casi, sì. «Perché il dolore, e comunque ogni forte sensazione fisica, serve per annullare quella di non esistere, o un profondo dolore interiore, avvertito come ancora peggiore, e da cui distogliere a tutti i costi il pensiero». Difficile decifrare l’origine di queste reazioni, «nessi lineari causa/effetto non sono mai così evidenti» dice Teodori, lesioni, tagli, bruciature, si notano sempre più spesso su ragazzi che tentano il suicidio, o anoressici e bulimici, tutti in aumento, ma sono anche un fenomeno a sé. Scatenato, all’apparenza, da problemi normali, un litigio, una delusione amorosa, l’offesa di un amico, che in personalità strutturate vengono governati, e in altri casi invece deflagrano.


Ma una cosa è certa: «A complicare le cose c’è l’estrema facilità di accesso al web», e ai siti che «istigano all’emulazione di modalità disturbate di rapporto con se stessi». Teodori si chiede se «Polizia postale e Tribunale dei minori non possano fare niente per prevenire questi contatti», ma Stefania Pierazzi, vicequestore aggiunto della Polizia Postale esperta in investigazioni in Internet, allarga le braccia: «Ci vorrebbe la denuncia di un genitore, e ad oggi nessuno si è fatto avanti». Palla alle famiglie, dunque, peraltro «anche loro da aiutare» dice Teodori, vista l’abilità dei figli di ‘eclissarsi’ nei loro fortini virtuali.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://altracitta.org/2014/01/20/autolesionismo-sempre-piu-i-casi-di-dipendenza-dal-dolore/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)