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Belluno: allarme alcol, c'è chi si ubriaca a 12 anni

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Allarme alcol: c’è chi si ubriaca a 12 anni

 A 14 anni e mezzo il primo bicchiere, a 16 la prima sbornia. E le ragazze adolescenti bevono tanto quanto i coetanei maschi. Non accenna a scemare l’allarme alcol tra i giovani bellunesi, che continuano a scegliere sostanze come l’alcol (e in alcuni casi anche la droga) per divertirsi “sballando”. «Il trend degli ultimi anni non è cambiato», spiega Paolo Bello, del Sert di Belluno. «Aver fatto festa, come si dice tra i ragazzi, è ancora sinonimo di aver bevuto il più possibile».

Pur facendo i dovuti distinguo, perché la popolazione giovanile è fatta anche di ragazzi che la pensano in maniera diversa, per Bello «non bisogna abbassare la guardia» sul fenomeno dell’abuso di alcol. Se da un lato fanno ben sperare gli esiti dei controlli delle forze dell’ordine, che in più di un caso hanno evidenziato una sempre minor presenza di ubriachi al volante, dall’altro ancora troppi ragazzi pensano che non ci si possa divertire senza bere quel bicchiere in più.

A preoccupare è l’età della prima sbornia. Se la media dice 16 anni, non mancano casi di ragazzi che si ubriacano a 12. «Da noi l’età media del primo bicchiere è più alta che nel resto del Veneto», spiega Bello, «ma c’è una percentuale di ragazzi che inizia a bere molto presto. Anche a 10 anni». Per “primo bicchiere” si intende il bere con la consapevolezza che quello che si ha nel bicchiere è un alcolico.

Molti i ragazzi che acquistano alcol al supermercato: «Anche se non si possono vendere alcolici ai minori di 16 anni, eludono il problema chiedendo a un amico di fare l’acquisto», continua Bello.

Nel consumo, non ci sono differenze tra maschi e femmine, anzi, le seconde bevono tanto quanto i loro coetanei. Un dato, questo sì, allarmante, se paragonato ai numeri nazionali: «In Italia si ubriaca una ragazza ogni due ragazzi, in Veneto, ma soprattutto nel Bellunese, la proporzione è di una ragazza ogni ragazzo», afferma Bello. «Dobbiamo interrogarci sul perché. Il fenomeno va studiato nella sua interezza, mettendo in campo competenze multi settore». Può darsi si tratti di volontà di emulazione, per esempio, in ogni caso gli stili del divertimento e del consumo stanno cambiando, e un progetto come “Fuori posto” può aiutare a comprendere questa evoluzione.

Qualche risultato, però, lo si è raggiunto grazie alla campagna di prevenzione effettuata con il camper che raggiunge i ragazzi nei luoghi del divertimento. «Siamo riusciti a incidere sul comportamento dei giovani, che evitano di mettersi al volante se hanno bevuto», continua Bello. Più difficile modificare le abitudini consolidate degli adulti: «Dai nostri dati emerge che chi ha subito un ritiro patente per alcol continua a bere». Nemmeno la stretta normativa ha inciso su queste persone, che nonostante le multe, e le conseguenze che si devono affrontare se si viene pizzicati a guidare ubriachi, non riescono a modificare le loro abitudini.

Più sommerso, infine, il fenomeno droga, che è presente anche nel Bellunese pur se in maniera meno incisiva rispetto all’abuso di alcol. Le sostanze usate sono quelle diffuse a livello nazionale, come cannabis, anfetamine e cocaina. C’è però un fenomeno preoccupante: «Oggi si tende a combinare diverse sostanze per ottenere il massimo dello sballo, ma è molto rischioso», prosegue Bello. «E ci sono anche dei ragazzini che fanno uso di sostanze stupefacenti, forse più che in passato. Anche su questo versante non bisogna abbassare la guardia, ma interrogarsi su cosa si nasconda dietro questo fenomeno».

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)