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Belluno: disagio giovanile e abuso di alcol

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«Il disagio porta i ragazzi a bere»
Scuola, lavoro e tempo libero: «Dobbiamo occuparci di loro», dice lo psicologo del Sert
«Dobbiamo iniziare a occuparci dei giovani, non a preoccuparci soltanto dei loro comportamenti».
Parole che sintetizzano il pensiero dello psicologo del Sert dell'Usl 1, Paolo Bello, il responsabile e ideatore del progetto "Fuoriposto".

Bello non lo dice a chiare lettere, ma secondo lui l'innalzamento del numero di patenti ritirate tra i giovani è strettamente correlato ai

problemi sociali che attanagliano il pianeta degli adolescenti.
«I dati presentati nei giorni scorsi dai carabinieri di Feltre», spiega lo psicologo, «sono coerenti con quelli in nostro possesso grazie

all'esperienza di "Fuoriposto". Da questi emerge un fattore che definirei preoccupante, ovvero che i guidatori che hanno già avuto ritiri di

patenti, sono quelli che hanno tassi alcolemici superiori agli altri quando si presentano al nostro camper per farsi esaminare. E ciò è la

dimostrazione del fatto che l'inasprimento della normativa e dei controlli non ha efficacia senza una degna campagna di prevenzione e di

sostegno ai nostri giovani. Finalmente ciò che vado dicendo da anni è stato recepito anche dai vertici regionali, che si sono impegnati per

mantenere i fondi al nostro progetto del camper "Fuoriposto"».
Un progetto, quello del Sert dell'Usl 1, che è stato esportato in Europa: «Siamo appena rientrati dalla Polonia e a dicembre saremo a Praga

per presentarlo. La cosa importante è che stiamo mettendo "Fuoriposto" in rete con i suoi gemelli del Vecchio continente. Così facendo

possiamo avere in tempo reale dati riguardanti i consumi di alcol. E questi dati ci permettono di correggere in itinere il nostro progetto a

seconda dell'area che stiamo controllando. Perché un conto è agire in un'area metropolitana, un altro è intervenire in montagna o in aree

disagiate».
E a proposito di montagna: «Da noi non basta lavorare sulla prevenzione», sottolinea Bello, «chi di dovere deve promuovere iniziative e

progetti per i giovani, perché gli sballi del sabato sera sono correlati al malessere che affligge i nostri giovani. Ecco perché dico che

dobbiamo smetterla di preoccuparci dei nostri adolescenti, iniziando a occuparci di loro, a partire dallo studio, dal lavoro che non c'è, dai

centri di aggregazione che sono sempre meno e dalle opportunità di divertimento che in montagna sono davvero poche. Perché i giovani non sono solo quelli che si sballano nei fine settimana, ma sono soprattutto quelli ai quali stiamo togliendo quelle opportunità che permettono di guardare al futuro con ottimismo».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)