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Bergamo: alcol e cantieri, iniziative di sensibilizzazione

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Nonostante le ripetute tragedie, nei cantieri si continua a trascurare le norme. Il presidente dell'Ance punta il dito contro le cattive abitudini: "Manca la cultura della sicurezza, spesso si pecca di superficialità. E troppe volte le nuove leve vengono derise se indossano il caschetto. Attenzione ad alcol e droghe".
Tra maggio e giugno due edili sono morti in uno scavo e un terzo si è salvato per miracolo. Ma le tragedie non insegnano nulla: in molti, troppi cantieri bergamaschi le più banali norme di sicurezza restano trascurate. Martedì a Zogno un controllo di routine di carabinieri e Asl ha portato a segnalare all'autorità giudiziaria cinque impresari per violazioni assortite.
Secondo Paolo Ferretti, presidente dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) di Bergamo, il nemico della sicurezza è soprattutto la mancanza di cultura.
"E' un problema di mentalità, difficile da cambiare. Molto spesso si sottovalutano i rischi e non si seguono le più elementari norme di tutela. Si resta stupiti di fronte a disattenzioni e eccessi di sicurezza che sono ancora troppo radicati nei cantieri. Uno sale sul tetto e non pensa minimamente a legarsi: per cinque minuti, cosa vuoi che succeda..."
E invece capitano le tragedie.
"Basterebbe applicare le regole che ci sono. Per questo stiamo investendo molto sulla formazione, anche per quanto riguarda gli stranieri, che ormai rappresentano il 30 percento della forza lavoro in Bergamasca".
A morire sono però soprattutto gli italiani.
"E' una questione di mentalità, la stessa che porta a prendersi gioco delle nuove leve che escono dalla scuola e arrivano in cantiere con il caschetto. Questo accade dove non c'è cultura della sicurezza. Ci vorrebbe più attenzione sia da parte dei lavoratori che dei datori di lavoro".
Ecco, appunto. Cosa possono fare in più gli imprenditori?
"Occorre essere al fianco dei giovani e dare sempre il buon esempio. Se vado in un cantiere e ho dimenticato il casco in macchina spesso me lo vedo porgere da uno dei miei... ma questo significa aver inculcato nei dipendenti la giusta mentalità".
A proposito di cattive abitudini, resta quella del bicchierino di troppo.
"Da dieci anni a questa parte sta un po' scomparendo, sopravvive forse nei muratori di mezza età. Quelli che arrivano dalle valli, non me ne vogliano. Penso al grappino dopo pranzo, oppure a colazione... E' un'usanza che resiste ma devo dire che fortunatamente non è più così diffusa. Piuttosto, per le nuove generazioni il rischio è che si portino in cantiere gli atteggiamenti del sabato sera".
Non solo alcol, ma anche droga.
"Non lo escludo, perché oggi la droga è molto diffusa nella società, è quasi inevitabile che penetri nei luoghi di lavoro: ufficio, fabbrica o cantiere. Per quanto ci riguarda il fenomeno sembra limitato, anche perché il capocantiere se nota qualcosa di strano non ti fa entrare. Certo è che, anche in questo caso, se manca la vigilanza il pericolo aumenta. E portare questi stili di vita in cantiere può rivelarsi davvero devastante.
I controlli delle istituzioni funzionano?
"Anche qui conta tantissimo la formazione. In questo senso abbiamo avviato una positiva collaborazione con Asl e ispettori del lavoro. Chi effettua i sopralluoghi deve essere in grado di non soffermarsi sugli aspetti formali, pure importanti, e di percepire il rischio reale che mette a repentaglio la sicurezza dei lavoratori".