Bevo meglio, spendo meno e i prezzi delle bottiglie crollano
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Sarà questo il tema al centro del dibattito del Salone che apre i battenti al Lingotto di Torino dal 24 al 26 ottobre
REPUBBLICA.IT
Si beve meglio, si spende meno. Come sempre, in periodi di crisi la stretta al portafoglio stimola scelte più accurate. E i dati diffusi dal Salone del vino che aprirà i battenti dal 24 al 26 ottobre al Lingotto di Torino, confermano questa tendenza. Le vendite al dettaglio di vino sono calate del 5.5%, con previsioni ancora peggiori per il quadro annuale, attorno al 6.3%. Eppure i volumi dei Doc, denominazione di origine controllata, e Docg, denominazione di origine controllata e garantita, sono in crescita del 2%, segno che c'è una predisposizione degli italiani a puntare su vini di maggiore qualità. Ma solo quelli che hanno i prezzi più contenuti. Succede in tutto il mondo. I prezzi delle bottiglie sono in picchiata in Australia, lo stesso in California. E pure in Italia, la spinta ribassista si fa sentire.
«Anche in questa categoria il consumatore fa il trading down, tira al ribasso, e si fa tentare da prodotti a prezzi più bassi. Un trend simile a quello che accade nella moda dove anche i marchi blasonati hanno dovuto rivedere al ribasso i listini di fronte all'avanzata di retailer come Zara e H&M», commenta Luca Solca, senior research associate per European General Retail & Luxury Goods di Sanford C. Bernstein. Un osservatorio privilegiato il suo, nella City di Londra, una piazza storica di commerci mondiali di vini e liquori, snodo delle nuove tendenze. Il fallimento della Northern Rock, poi soccorsa dalle casse pubblica, ha messo in moto la nuova moda del vino sfuso, che ha preso piede anche negli Usa. La prima, istantanea reazione, allo choc finanziario mondiale.
Una rivoluzione sullo scacchiere mondiale del vino: pompate le importazioni dai paesi produttori emergenti, più a buon prezzo: crollate le vendite delle blasonate etichette francesi. Adesso, passata la grande tempesta, il mercato sta ora trovando un nuovo equilibrio.
E gli Usa, baricentro dell'economia mondiale, sono il termometro dei consumi. Negli States si torna a bere: di qualità, ma a prezzi contenuti. Le importazioni, infatti, sono aumentate di oltre il 19%, ma in valore sono diminuite di oltre il 13 per cento. Ma con un grande ritorno d'attenzione verso etichette in bottiglia . Nei primi nove mesi dell'anno, dicono le rilevazioni dell'Iwfi, Italian wine & food institute, i prezzi medi all'origine dei vini imbottigliati quindi depurati dai vini sfusi che hanno creato e continuano a creare una notevole turbativa del mercato importati nel periodo in esame, sono stati di 9,42 dollari per i vini francesi, contro i 12,66 dei primi sette mesi del 2008; 4,96 il prezzo medio dei vini italiani, contro 5,71 dollari dell'anno precedente; a 3,87 dollari, dai 4.04, sono arrivati i vini argentini, 3,55 gli australiani, che prima si attestavano a una media di 3,75. La spinta ribassista sta spostando l'asse dei consumi il rapporto ottimale qualità prezzo. E questo premia i vini italiani: «Pur registrando una forte diminuzione in quantità e valore, depurando dal totale i vini sfusi, mantengono una posizione di leader tra i paesi fornitori Usa», commenta Lucio Caputo, presidente di Iwfi.
Una rivoluzione a tutto campo, che sta anche scardinando le tradizionali logiche di marketing. «Il vino è un bene "di esperienza", lo devi consumare prima di sapere se è buono oppure no, per questo la gente si affida a elementi che possano in qualche modo testimoniare della qualità», racconta Karl Storchmann, docente di economia al Whitman college di Walla Walla, direttore del Journal of Wine Economics, rivista scientifica espressione dell'Aawe, American Association of Wine Economists, associazione nonprofit di docenti delle più prestigiose università, da Harvard a Yale. Spiega Storchmann:«I simboli della qualità sono il design della bottiglia, l'etichetta, ma soprattutto il prezzo. E la gente poco informata tende a percepire di qualità un vino costoso: questo spinge i negozianti a tenere alto il prezzo dei premium, il top». Ma il trend si inverte quando aumenta l'informazione, come prova l'incrocio di analisi a tappeto, modelli teorici e grafici di Storchmann: «Più il consumatore sa, meno il vino costa e il differenziale dei margini tra la vendita all'ingrosso e quella al dettaglio scende», racconta.
Andate nelle cantine, girate, degustate, conoscete: è il messaggio del Salone del Vino, dove viene presentata la Guida al vino quotidiano 2010 di Slow Food. Una via per riequilibrare la filiera. I prezzi all'origine del vino quest'anno, infatti, sono crollati: tra Doc e Docg, i bianchi 20%, i rossi 35%. Ma sullo scaffale, dice Slow Food, difficilmente seguiranno lo stesso andamento.