Bicchieri colmi e teste vuote
alcol alcolista dipendenza giovani alcolismo
IL SIGNOR GINO ha più di ottant'anni e vive in buona salute in un paesino del Veneto, dopo una vita di fasti alcolici. Con il vino ha ancora un ottimo rapporto, ma anche lui a volte si chiede come sia potuto arrivare fin qui. All'epoca della Grande ubriacatura, durata alcuni decenni, a notte fonda, quando tutto attorno si raddoppiava, case, strade, alberi, lui si metteva al volante e recitava la solita giaculatoria: " Macchina, portami a casa, visto che ormai conosci la strada". Mai un incidente, per fortuna, tranne quella volta che si infilò nel fosso davanti a casa, prontamente soccorso dalla moglie in versione Penelope inferocita. La memoria ripesca ricordi d'altri tempi, ad alto tasso alcolico, quando il rito del bere era severamente vietato ai ragazzi, quando i sabati sera non finivano in stragi, quando ubriacarsi non significava cercare la propria personalità in un bicchiere. Quando è cominciata la metamorfosi, quand'è successo che le giovani generazioni si sono buttate sull'alcool, così come i lemming verso il mare? Quand'è che stormi di ragazzini imberbi e di ragazzine brufolose sono stati iniziati al rito del bicchiere o della bottiglia, preferibilmente muovendosi in massa tra bar e piazze, lasciando per via rifiuti e cervelli? Quand'è che il sabato sera diventato un incubo per decine di migliaia di genitori, terrorizzati dall'idea di non veder mai più rientrare i figli a casa? Ma soprattutto, quando finirà? E' un fenomeno di massa dentro il quale stanno le ansie, le insicurezze di una società cosiddetta moderna. Una società nella quale nove ragazzi su dieci non sembrano avere genitori in grado di educarli al piacere della vita, dove il signor Gino non si diverte più a ubriacarsi.