Biomarcatori nel sangue per misurare i disturbi cognitivi da uso di stimolanti
cufrad newsalcologia stimolanti disturbi cognitivi
fonte: Psychopharmacology
L'espressione a livello periferico dei geni che codificano per i recettori della dopamina può costituire un biomarcatore
della risposta cognitiva in seguito all'assunzione di sostanze che aumentano i livelli di dopamina e funzionare da indicatori
della gravità della dipendenza da droghe stimolanti.
Questo quanto emerso da una ricerca pubblicata sulla rivista Psychopharmacology, condotta da Ersche e collaboratori del
Dipartimento di Psichiatria presso l'Università di Cambridge. Lo studio in doppio cieco con placebo, è stato realizzato su 36
volontari, la metà dei quali aveva una dipendenza da stimolanti. I soggetti sono stati trattati con una molecola che
aumentava la trasmissione dopaminergica e sono stati sottoposti a dei test neurocognitivi. Gli stessi test sono stati
ripetuti in una nuova sessione, anche dopo somministrazione di solo placebo. In entrambe le sessioni, sono stati misurati i
livelli nel sangue, di RNA messaggero, nello specifico, l'RNA che codifica la produzione di due tipi di recettori
dopaminergici (D3, D4) e per un enzima che degrada la dopamina, il COMT.
Dai risultati è emerso che i soggetti con dipendenza da stimolanti mostravano performance cognitive peggiori rispetto al
gruppo di controllo e mostravano una variazione dell'espressione dei recettori periferici D3. Inoltre la gravità della
dipendenza era associata ad una diversa espressione dell'mRNA per il COMT, suggerendo che la determinazione di questi tipi di
RNA nel sangue, possono essere utilizzati come misura predittiva della gravità dei problemi cognitivi a cui vanno incontro
gli utilizzatori di droghe stimolanti e potenzialmente individuare quei soggetti che possono maggiormente beneficiare di
trattamenti pro-cognitivi.