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Bolzano: emergenza alcol e giovani, parla il prefetto

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Parla il prefetto: «Giovani e alcol, un'emergenza»

Il Commissario del Governo: «Gli enti locali facciano la loro parte, servono più risorse»


BOLZANO. Se la società altoatesina ha un punto debole, quello è la "questione sicurezza". Il Commissario del governo Valerio Valenti lancia l'allarme alle istituzioni locali e alle associazioni di categoria, che secondo la sua analisi sottovalutano la gravità della situazione. Sotto la lente di ingrandimento finisce l'abuso di alcol. Per capire la dimensione del problema non serve andare a spulciare dati e statistiche, gli effetti si misurano in base all'escalation di fatti di cronaca collegati a questo fenomeno.


Commissario del Governo Valenti, esiste un'emergenza alcol?

Direi di si. Dal problema di ordine pubblico in centro a quello di sicurezza in montagna per le feste sulla neve, buona parte degli incidenti avvenuti in questi mesi hanno avuto alla loro origine un uso smodato di alcolici e superalcolici, soprattutto tra giovani e giovanissimi. La situazione è critica, serve un forte impegno di tutti per fare prevenzione, altrimenti gli effetti non possono fare altro che peggiorare.


Come interpreta questo fenomeno, è solo una questione culturale?

Chiaramente alla base del problema c'è un atteggiamento di generale permissivismo e sottovalutazione della pericolosità dell'alcol. Ma non si può ridurre tutto a una questione culturale. L'Alto Adige è un territorio caratterizzato economicamente dal business degli alcolici in maniera profonda, ma questo non deve condizionare l'opera di prevenzione delle istituzioni. Serve un maggiore equilibrio tra i costi sociali e il vantaggio economico che produce questa filiera.


Cosa suggerisce di fare per riportare equilibrio?

Servono azioni concrete, altrimenti non ci sarà da fingersi stupiti quando arriverà un incidente veramente grave. E per fatti concreti si intendono innanzitutto risorse. L'invito che faccio a tutti gli enti locali è di destinare soldi a provvedimenti che potenzino gli apparati di sicurezza.


Di questi tempi non è una richiesta banale, visti i bilanci che gridano tagli.

So bene che la situazione economica degli enti locali non è delle migliori, ma come per tutte le altre cose si tratta di scelte, scelte politiche. Io suggerisco di dirottare una parte dei fondi da altre voci di spesa al potenziamento della prevenzione. Rinunciare a qualcos'altro costa fatica, è chiaro, ma sono convinto che sia arrivato il momento di fare tutti un passo indietro e fare autocritica. Dietro la sicurezza si nasconde anche una questione etica, di cui quest'economia florida non tiene abbastanza conto. Il mio compito è anche quello di prevedere l'evoluzione dei problemi, e offrire tutto il supporto possibile per la ricerca delle soluzioni.


Ha in mente delle attività concrete da sottoporre a sindaci e amministratori?

Ho qualche idea, da studiare e approfondire con tutti gli altri interlocutori.


Qualche esempio?

Tre interventi da fare immediatamente: attingere all'albo dei buttafuori depositato in questura per dotare i locali di un presidio di sicurezza, anche quando non è obbligatorio, ma anche di addetti alla sorveglianza nelle zone più trafficate di notte, non stiamo parlando di ronde, ma di qualcuno pronto a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine in caso di necessità; poi è necessario aumentare la presenza di controlli e attrezzature sulle strade, penso a autovelox e telelaser ma soprattutto a un potenziamento del personale; e a un servizio di navetta per le feste in quota, che riporti i giovani a casa in piena sicurezza.


Tutti interventi che suppongono dei costi notevoli.

Si può trovare la quadra, l'importante è iniziare a parlarne seriamente. E inoltre producono benefici anche per chi investe: il bar che rinuncia a una parte dell'incasso per pagare il servizio di buttafuori, guadagna in tranquillità e qualità del servizio, e evita tutti i problemi derivanti dalle situazioni problematiche. Per le navette si può ipotizzare una partecipazione ai costi da parte della Provincia, si può discutere di in quale misura, e si otterrebbero più lavoro e meno costi sociali e sanitari. Lo stesso ragionamento vale per le altre proposte, in sostanza non si tratta di fare proibizionismo ma di rimettere in carreggiata una situazione squilibrata.


Quale sarà il primo passo da compiere?

Ho già preso contatti con i rappresentanti di alcune categorie, tra commercianti e albergatori, spero che questo appello serva a creare le condizioni per un'azione condivisa. Non si tratta di fare tavole rotonde che non finiscono mai e poi faticano a produrre effetti reali, ma di stabilire pragmaticamente una lista di interventi seguendo un piano condiviso tra Commissariato del governo, Provincia, Comuni e Associazioni di categoria.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)