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Boom del gioco d'azzardo, il modello svizzero funziona

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Febbre da gioco, ci pensa la Svizzera


In Italia ci sono un milione di giocatori d'azzardo compulsivi, per lo più giovani. Come disintossicarsi dal gioco? Nella Svizzera italiana, ci stanno riuscendo. Ecco dove e come.


Contro il boom dell'azzardo italiano, meglio seguire la ricetta svizzera. Al primo sguardo sembra l'esempio da non seguire: in Canton Ticino, a due passi da Como e Varese, in uno spazio cento volte più piccolo del Belpaese ci sono tre casinò, solo uno in meno dell'intera Penisola.
Eppure per diversi psichiatri e studiosi della dipendenza da gioco, il modello elvetico funziona molto meglio di quello nostrano.
Secondo gli esperti, concentrare il gioco in alcuni luoghi specifici è meglio del cosiddetto "gioco diffuso", cioè licenza per ogni bar di installare slot machines o vendere gratta e vinci. Quest'ultimo sistema, abbracciato dall'Italia negli ultimi anni, ha portato a numeri da record.


Il record italiano. Sono un milione i giocatori d'azzardo compulsivi nel nostro Paese, metà dei quali giovani e giovanissimi.
Ogni 100 italiani ce ne sono 15 che soffrono di questa patologia, e il vizio porta a spendere ogni anno una media di 500 euro pro capite tra slot machines, gratta e vinci e giochi online. Complice la pubblicità martellante di colossi come Lottomatica, Sisal e Bwin, il giro di affari nel 2011 ha superato i 79 miliardi di euro all'anno, in crescita dai 61 del 2010 e dai 16 del 2003. E gli italiani in pochi anni sono diventati primi al mondo per spesa in gioco d'azzardo. Per di più in un momento di crisi economica.


Le possibili contromisure. Eppure questa nel Belpaese non è considerata una malattia. "Una situazione fuori controllo, all'interno della quale la malavita organizzata ha gioco facile", ricorda la senatrice Maria Pia Garavaglia, relatrice per il Pd di una proposta di legge sul tema.
Dopo diversi appelli provenienti anche da altri partiti, il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, a inizio marzo aveva annunciato che il Servizio sanitario nazionale avrebbe presto preso in carico i malati da gioco. Un provvedimento che gli specialisti del settore attendevano da tempo.
Per Vincenzo Marino, direttore del dipartimento Dipendenze di Varese, "sarebbe un ottimo passo in avanti, un gesto che finalmente permetterebbe di riconoscere questa dipendenza come una malattia, e perciò di curare all'interno del servizio sanitario nazionale le persone affette, cosa che finora purtroppo non è successa".


Cosa succede in Svizzera. Dall'altra parte del confine, nel suo ufficio di Bellinzona, Tazio Carlevaro, psichiatra specializzato in dipendenze, spiega com'è andata in Canton Ticino: "Lasciare libero corso al gioco d'azzardo, come era stato fatto anche qui dal 1995 al 2001, ha creato un grave stato di disordine a cui è stato messo rimedio con le leggi attualmente in vigore". Come funzionano queste leggi? E' presto detto: niente slot machine nei bar e nelle sale da gioco a libero accesso; divieto assoluto di gambling online (che in Italia sta riscuotendo invece tantissimo successo) e gioco libero solo nei Casinò. "Chiaramente chi viene a giocare nei Casinò è controllato e, nel caso di atteggiamenti pericolosi, il giocatore può essere prima richiamato e poi, in caso di patologie gravi, allontanato dal gioco per un anno o più", aggiunge lo psichiatra ticinese.


L'ultimo decreto. Una strada che anche l'Italia dice di voler intraprendere, ma che finora da promessa non si è trasformata in realtà. L'unico atto prodotto sembrava quello contenuto nel decreto Sanità approvato dal Governo Monti il 5 settembre: oltre ai limiti alla pubblicità, restrizioni alle slot machine nelle vicinanze delle scuole.
Risultato? L'ultima versione del decreto ha cancellato il divieto di trasmettere pubblicità sui giochi d'azzardo tra le 16 e le 19.30, e la distanza delle slot machines dalle scuole è stata prima ridotta da 500 a 200 metri, infine tolta del tutto. Un inizio, magari, ma per ora sulla cura della dipendenza dal gioco nulla è cambiato.
La Svizzera sembra essere ancora lontana.


Stefano Vergine, Lorenzo Bordoni


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)