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Boston University School of Medicine (BUSM): studio sulla dipendenza da cibo

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Una tira l’altra... Ecco perché non possiamo resistere a certi cibi

Uno studio dimostra che l’impulsività è fattore di rischio per la dipendenza da cibo e spiega il perché anche quando abbiamo deciso che quella patatina (o altro snack) è proprio l’ultima, ci ritroviamo più spesso a finirle tutte

Pare che dietro alla mancanza di resistenza a certi cibi ci sia l'impulsività.

A chi non è capitato di dire “ancora una e poi basta”, per poi invece ritrovarsi a mangiarne ancora? Praticamente a tutti, almeno una volta. Ecco, nel caso, non abbiatevene a male, perché questo comportamento impulsivo può non essere controllato con facilità; anzi.

Per spiegare perché l’ultima patatina non è mai l’ultima finché non lo diviene davvero, perché sono finite tutte, i ricercatori della Boston University School of Medicine (BUSM) in collaborazione con l’Università di Cambridge nel Regno Unito, hanno condotto uno studio poi pubblicato sulla rivista scientifica Neuropsychopharmacology. I risultati mostrano che questo comportamento impulsivo potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo di una dipendenza da cibo e disturbi alimentari, quale risultato di attività cellulari nella parte del cervello coinvolta con la ricompensa.

I ricercatori sono riusciti a dimostrare che le persone con disturbi alimentari e obesità sono note per essere più impulsive rispetto alle persone sane. Per esempio, possono essere più inclini a farsi scappare un qualcosa che dovevano tenere per sé, o lamentarsi, o ancora avviare un’attività senza pensare alle conseguenze. Ciò che tuttavia non è chiaro è se l’impulsività fosse già presente prima dello sviluppo di un comportamento alimentare disfunzionale o se si è sviluppata come conseguenza.

Per comprendere meglio questo meccanismo e tentare di dare una risposta al quesito, i ricercatori hanno condotto una batteria di test su modello animale, esponendo per un’ora i soggetti a una dieta quotidiana ricca di zuccheri. I modelli che mostravano di essere più impulsivi hanno sviluppato rapidamente il mangiare compulsivo. In più, erano soggetti a voglie incontrollate e più intense nei confronti della dieta spazzatura.
Al contrario, i modelli che hanno mostrato di essere meno impulsivi hanno provato la capacità di controllare adeguatamente il comportamento impulsivo e non mostrare un comportamento alimentare abnorme quando esposti alla dieta ricca di zuccheri.

A livello fisiologico, i ricercatori hanno trovato che i modelli contraddistinti dall’impulsività presentavano un aumento dell’espressione di un fattore di trascrizione chiamato “Delta-FosB” nel nucleo accumbens, un’area del cervello coinvolta nella valutazione della ricompensa e del comportamento impulsivo. Questo fattore, secondo gli scienziati, indica che vi anche una potenziale componente biologica per questo comportamento.

«Mentre l’impulsività potrebbe aver aiutato i nostri antenati a scegliere alimenti ricchi di calorie quando il cibo era scarso, i risultati dello studio suggeriscono che, in un ambiente ricco di calorie oggi, l’impulsività promuove l’eccesso di patologico cibo», spiega nel comunicato BUSM il dott. Pietro Cottone, co-direttore del Laboratorio di disturbi da dipendenza e professore associato di farmacologia e psichiatria alla BUSM.

«I nostri risultati aggiungono ulteriore prova all’idea che ci sono meccanismi simili coinvolti sia nella dipendenza da droga che nei comportamenti di dipendenza da cibo», conclude la dott.ssa Clara Velazquez-Sanchez, borsista post-dottorato presso il Laboratorio di Disorder Addictive e primo autore dello studio.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lastampa.it/2014/05/08/scienza/benessere/alimentazione/una-tira-laltra-ecco-perch-non-possiamo-resistere-a-certi-cibi-L1oGHQvyRvDYC35d5WAQcL/pagina.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)