Boston University School of Medicine: dieta a intermittenza e rischi di dipendenza
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Alternare i periodi di diete ferree a quelli in cui ci si lascia tentare dai peccati di gola potrebbe innescare un processo di dipendenza simile a quello causato dalle sostanze stupefacenti. Stando ai risultati di uno studio coordinato da due italiani che lavorano presso la Boston University School of Medicine (BUSM), Pietro Cottone e Valentina Sabino, in collaborazione con Luca Steardo dell'Università Sapienza di Roma, alternare dei periodi in cui non si bada tanto a quello che si mangia esagerando con dolci e zuccheri, con un conseguente aumento di peso, a fasi di stretta astinenza per tornare al peso forma, favorirebbe la dipendenza da cibo con un conseguente rischio di obesità e altre malattie alimentari. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Proceeding of the National Academy of Sciences (PNAS, Novembre 2009). Per arrivare alle loro conclusioni i ricercatori hanno misurandone le risposte neurobiologiche di 155 cavie divise in due gruppi. Mentre un gruppo (quello di controllo) è stato alimentato esclusivamente con un cibo normale, quello utilizzato per raccogliere i dati è stato alimentato per due giorni con cibi elaborati e ricchi di zuccheri e per cinque con degli alimenti meno elaborati e più equilibrati da un punto di vista nutrizionale. Per alcune settimane si è proceduti con questo tipo di alimentazione, si lasciava invariata nel gruppo di controllo mentre veniva alternata (5 gg di alimenti sani più 2gg di alimenti elaborati) nell'altro gruppo. Osservando i due gruppi si è notato che le cavie del gruppo con la dieta a intermittenza mostravano un aumento dell'ansia e un rifiuto per il cibo normale anche se precedentemente lo mangiavano tranquillamente. In seguito ad un'analisi delle risposte neurobiologiche i ricercatori hanno scoperto che i sintomi dell'astinenza dalla dieta ricca di zuccheri e cibi elaborati sono legati ad un aumento della corticoliberina (dall'inglese Corticotrophin Releasing Factor CRF - un polipeptide prodotto dai neuroni dell'ipotalamo mediano basale), uno stato simile a quello che si ha nei casi di alcolismo o dipendenze da droghe. Tali alterazioni non sono state rilevate nel gruppo di controllo. Pietro Cottone spiega che osservando l'aumento della corticoliberina durante l'astinenza dai cibi dolci si sono comprese le cause delle ricorrenti interruzioni delle diete. L'aumento dello stress è dovuto più a queste crisi di astinenza che a fattori esterni, infatti, quando nella dieta venivano reinseriti determinati alimenti i livelli del gene rientravano nella norma. Eric Zorrilla, uno dei ricercatori che ha partecipato allo studio, spiega che quando molte persone si mettono a dieta cercano di evitare i cibi più gustosi che fanno ingrassare ma è proprio a causa di questo comportamento che spesso si ritorna alle proprie abitudini alimentari. Stando ai risultati dello studio, anche se è stato condotto su alcuni topolini, in alcuni casi forse sarebbe meglio diminuire le dosi di determinati alimenti più che eliminarli completamente dalla dieta. Per esempio, invece di mangiare un'intera tavoletta di cioccolato magari senza neanche gustarla, meglio mangiare un piccolo quadratino assaporandolo lentamente. Non si ingrassa a causa di determinati alimenti ma per colpa delle eccessive quantità che se ne assumono.