Brescia: i dati di un sondaggio sulle abitudini alcoliche dei giovani
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Binge drinking: a Brescia giovani alcolizzati crescono
A Brescia è allarme Binge drinking: giovani e giovanissimi cercano lo sballo e lo stordimento offerti dall'alcol,
ingurgitando grosse quantità di liquidi ad alta gradazione alcolica nell'arco di poche ore.
Da un sondaggio di bresciadomani.net nelle scuole superiori bresciane, quasi il 72% dei ragazzi e il 38% delle ragazze beve
per ubriacarsi. Consumano alcol con lo scopo preciso di "evadere", appannare sensi, concentrazione e riflessi, in una sorta
di pratica autolesionista molto pericolosa.
L'alcol sta diventando un vizio sempre più giovane e i dati statici in Italia sono drammatici: il problema interessa quasi
500 mila minorenni, il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze al di sotto dei 16 anni. Ma più in generale colpisce 1.5
milioni di giovani under 25.
Solo il 26% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni dichiara di non avere bevuto negli ultimi tre mesi, ciò significa che il 74 % ha
bevuto almeno una volta alcolici o superalcolici.
Il 60% dei giovani consumatori beve prevalentemente birra e il 40 % vino. Gli aperitivi e i digestivi sono assunti dal 34% e
i superalcolici (per lo più sotto forma di cocktail) dal 21% dei ragazzi in età tra i 15 e i 24 anni.(**)
L'alcol è diventato per i giovani il vero protagonista dello svago, l'ingrediente immancabile di serate e pomeriggi con gli
amici. Le caratteristiche principali dei giovani che abusano del consumo di alcolici sono: l'iperattivismo, la paura della
quotidianità e della noia il che orienta la loro vita verso l'avventura, l'imprevisto, l'iper-stimolazione e le condotte
trasgressive a tutti i costi.
I minorenni non dovrebbero assumere alcol. Chi è più grande dovrebbe farlo in modo intelligente. Ma l'abuso di alcol
rappresenta per i giovani d'oggi una vera emergenza sociale che cresce ogni anno. Le conseguenze riempiono le pagine della
cronaca nera dei nostri quotidiani. Non solo incidenti autostradali, ma vandalismo, violenze, furti, stupri...
Nella nostra cultura vi è ormai un totale e assodato consenso sociale relativo al consumo di bevande alcoliche. Tant'è che
"l'iniziazione" al bere avviene spesso in ambito familiare, con un consumo di alcol che potremmo definire "alimentare" (un
po' di vino durante i pasti è una componente della dieta mediterranea).
Dopo questa iniziale esperienza il consumo di vino, e soprattutto di birra diventa abituale e i genitori accettano tale
abitudine a condizione che rimanga contenuta e sotto il loro "controllo".
Il consumo di alcolici da parte di un giovane all'interno della propria famiglia non si configura quindi mai, sin dall'
inizio, come un comportamento inadeguato.
Col passare del tempo però il "controllo" dei familiari viene esercitato sempre meno, gli adolescenti tendono a sfuggire alle
regole imposte dai genitori nella ricerca di un'identità propria che si delinea all'interno del gruppo di pari. E' qui che si
sperimentano le bevande "alternative" (ad esempio la birra in luogo del vino) e i comportamenti trasgressivi come l'abuso.
Il senso di questo utilizzo eccessivo, anche se non quotidiano, di alcolici, si può comprendere solo se ci si svincola dall'
idea che esso sia legato al piacere del gusto. Quest'ultimo è infatti assolutamente secondario all'effetto che si va
ricercando nella sostanza, a quello stato di euforia e benessere che può dare o a quella disinibizione che risulta funzionale
all'interno di un gruppo di adolescenti. In altri termini, non è tanto importante la qualità di ciò che si beve, ma che la
gradazione e i quantitativi siano tali da avere un effetto "potente".
Si può quindi comprendere perché l'alcol sia considerato da alcuni un valido "sostituto" delle droghe: è una sostanza che può
provocare uno stato di profonda alterazione psicofisica ed allo stesso tempo è una sostanza legale e socialmente accettata.