Brescia: statistiche sul consumo di alcol nei giovani
cufrad news alcologia alcol prevenzione giovani
La prima assunzione di bevande alcoliche, per un ragazzo su due, avviene già in prima media (almeno lo è per 35 degli 86
intervistati). Una media rappresentativa e allarmante, che schizza al 76% in prima superiore, dove si estingue la differenza
tra maschi e femmine. «Un ragazzo su quattro purtroppo dichiara di non sapere che l'alcol porta alla dipendenza» commenta il
professor Romano. Altra grande problematica riguarda l'assunzione di droghe. «Anche se solo un 6% dichiara di farne uso,
forse per timore nel dare la risposta, un altro significativo 40% afferma di conoscere coetanei che la usano». Il grave
problema anche qui è la mancata percezione del danno e del rischio: «il 30% sostiene che non è un problema smettere». Eppure
i ragazzi si dicono abbastanza informati sulla questione droghe (anche se un 20% ha ancora dubbi) grazie a genitori,
insegnanti ed educatori. Una fonte, quest'ultima, ritenuta particolarmente attendibile, «segno che i programmi di prevenzione
funzionano».
ISTRUZIONI AI GENITORI. «Questa indagine si prefigge di individuare anche alcune strategie che genitori ed educatori devono
adottare - commenta Romano -: innanzi tutto servono dei programmi di educazione dei genitori all'uso appropriato di internet,
perché sono loro che devono decidere tempi e modi: devono ricordargli di non scaricare materiale sospetto, di diffidare dalle
nuove amicizie, di non mettere in rete fotografie e informazioni personali. I genitori devono capire che il computer presenta
alte componenti di rischio e non serve solamente a fare i compiti».
Che gli adolescenti bresciani si ingozzino di Facebook e chat per buona parte della giornata, come i coetanei di mezzo mondo,
si poteva intuire. Più inquietante sapere che uno su quattro incontri abitualmente persone conosciute in rete, che «navighi»
dove e come vuole. Tanto non temono il controllo dei genitori, che non sanno proprio dove sia il Nord di quel «mare» a loro
sconosciuto. Basta dirgli che si stanno facendo i compiti.
E così l'80% delle mamme e dei papà non lancia mai (o raramente) uno sguardo alle icone in basso al monitor, lasciando
navigare il proprio figlio. Lontano dal mondo reale. Lontano da loro. E' uno degli aspetti choc che emergono dalla puntuale
indagine sulle «dinamiche di devianza comportamentale autoriferita» commissionata dall'amministrazione comunale e dal
dirigente scolastico di Vobarno (rispettivamente nelle persone dell'assessore Valeriano Buffoli e Mara Lusenti) a due esperti
in materia, quali il professor Carlo Alberto Romano (docente di Criminologia all'università statale di Brescia) e Valentina
Berna. Ci sono altri aspetti che vale la pena approfondire: dal fatto che la prima bevuta per un ragazzo su due viene fatta
già in prima media, al fatto che un ragazzo su tre pensa che non sia affatto un problema uscire dalla dipendenza dalla droga.
L'INDAGINE. E' stata condotta su 324 ragazzi (176 maschi e 148 femmine, tutti tra gli 11 e i 16 anni) frequentanti scuole
medie e il biennio delle superiori tra Valsabbia e Valtenesi. Da aprile scorso ad ottobre sono stati somministrati dei
questionari in forma assolutamente anonima che i ragazzi hanno compilato con la supervisione degli insegnanti. Negli ultimi
due mesi il professor Romano ha provveduto ad elaborare i dati. Il quadro che ne risulta è quello accennato nell'incipit
dell'articolo: la quasi totalità degli intervistati (96%) usa il computer e lo usa a casa (92%), prevalentemente per andare
navigare in internet (81%) e chattare (71%). Lo fa senza che i genitori lo controllino (il 31% addirittura dichiara di non
essere mai controllato): solo un 12% ammette che i genitori lo osservano spesso (un risicato 5% risponde "sempre"). Tra i
teenagers adoranti Facebook e Messanger, il 60% ha fatto e fa nuove amicizie in rete. Al 12% capita spesso di incontrare
nuovi amici conosciuti in rete, mentre un 5% lo fa sempre. Aspetto non secondario riguarda anche l'abuso nell'utilizzo del
cellulare, posseduto dal 93% degli intervistati. Ebbene, l'8% sta al telefono più di tre ore al giorno, mentre un 18% da una
a tre ore.