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British Journal of General Practice: danni al fegato, semaforo rosso per l'alcol

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Danni al fegato, semaforo rosso per l’alcol con un nuovo test

Un semplice esame del sangue che in tre gruppi prognostici sia in grado di aumentare la gestione dei fattori di rischio della funzionalità epatica. Una sorta di “test-semaforo” per le malattie del fegato da utilizzare in modo semplice e rapido su un ampio campione di soggetti. E’ quanto pubblicato recentemente sulla rivista British Journal of General Practice, dove Nick Sheron e colleghi della University of Southampton descrivono lo sviluppo di un metodo che potrebbe aiutare nella diagnosi della fibrosi e della cirrosi epatica in popolazioni altamente a rischio come quelle degli alcolisti.
I disturbi epatici si sviluppano generalmente in modo silente, senza sintomatologia apparente tanto che quando la malattia si manifesta, può essere troppo tardi per il paziente, con peggioramento e decesso nell’arco di pochi mesi. Un test diagnostico semplice potrebbe facilitare il riconoscimento di situazioni a rischio ed incoraggiare modifiche comportamentali che potrebbero salvare la vita.
Lo studio è stato condotto presso l’ospedale di Southampton su un totale di 1038 pazienti con disturbi epatici, seguiti in media per 46 mesi e valutati in due diverse fasi di sperimentazione: 397 durante lo sviluppo del metodo, 641 durante la validazione. Ai pazienti sono stati eseguiti gli esami del sangue. In particolare sono stati misurati paramenti quali acido ialuronico (HA), peptide P3NP, conta piastrinica e messi in relazione con i vari stadi di sviluppo del disturbo epatico. Della rielaborazione di questi parametri si arriva al  “test semaforo”: attraverso l’uso di un algoritmo matematico diagnostico i risultati vengono espressi con il rosso per l’alto rischio (fibrosi o cirrosi), giallo per un rischio intermedio (50% delle possibilità di sviluppare disturbi epatici con potenziale decesso entro 5 anni) e verde per un basso rischio.
Nel gruppo di pazienti che ha partecipato alla validazione del metodo, tra quelli risultati “verdi” non sono stati registrati decessi; nel gruppo “giallo” 9/267 (3.3%) sono deceduti e 2/267 (0.7%) hanno sviluppato asciti; nel gruppo “rosso”, 24/172 sono deceduti (14%). Pur non rappresentando un sostituto per la valutazione clinica del paziente, il test può comunque rappresentare un valido metodo da utilizzare per una stima del potenziale di sviluppare un disturbo epatico in quei soggetti a rischio.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)